L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

lunedì 18 maggio 2009

FP CGIL Lombardia: Mare Amaro

Ci sono state volte in cui, da cittadini della Regione Lombardia, abbiamo invidiato i cittadini di altre Regioni che hanno lo sbocco sul mare.
Mai avremmo pensato che oggi, invece, siano le altre Regioni ad invidiare noi lombardi che non abbiamo coste marine.
Le esternazioni del Dottor Ionta, capo del DAP, sulla possibilità di varare (il termine mai fu così appropriato) istituti penitenziari galleggianti per far fronte all’emergenza carceri, ci fa pensare che stiamo vedendo la finanza creativa evolversi in penitenza creativa.
Ma d’altro canto, nelle ultime settimane, è il mare il luogo dove si sviluppano le politiche più nefande dell’attuale Governo. Come già evidenziato dalla FP CGIL e da quasi tutte le altre OO.SS. nell’incontro con il Dottor Ionta stesso a Milano, lo scorso autunno, crediamo che un intervento di pura politica edilizia, terrestre o marina che sia, non affronti dal punto di vista giusto il problema.
Come pensare di aprire nuovi istituti e ampliare quelli già esistenti senza le debite risorse di personale? in Lombardia, come altrove, è già adesso largamente insufficiente, anche grazie al reiterato malcostume dei distacchi clientelari che, oltretutto, impediscono a chi ne ha realmente diritto di goderne.
Come affrontare il tema del recupero della popolazione detenuta pensando solo alla militarizzazione del personale trattamentale e amministrativo? venendo così ad insultare le professionalità di ambedue i comparti, che debbono essere sinergici, ma non semplicisticamente assommati rendendone così minori le potenzialità, anche quelle di tutela sindacale: ad esempio noi ci battiamo e ci batteremo perché anche il Comparto Sicurezza abbia il diritto di eleggere direttamente la propria rappresentanza sindacale e non viceversa.
Come non pensare che grazie alle leggi del pacchetto sicurezza, la popolazione carceraria si incrementerà con detenuti stranieri che, già ora, per più della metà potrebbero godere degli arresti domiciliari se solo ne avessero uno di domicilio?
Come soltanto ipotizzare che si possa arretrare dalla politica delle alternative alla pena detentiva, nei dettami sanciti dalla Costituzione Repubblicana, per un recupero di chi ha commesso reati ed ancor più pensando a reati che sono, normalmente, classificati come minori?
Per tutto questo ci permettiamo di consigliare al Dottor Ionta di considerare il mare come luogo di vacanza o, al massimo, di talassoterapia e non ad un elemento di passaggio da un barcone di disperati ad una galera (nel senso originario del termine).
Ci auspichiamo che si accantonino questi interventi estemporanei, funzionali più alle pagine dei giornali ed alle telecamere, che non alla reale risoluzione del problema.
Speriamo che, prima o poi, meglio prima, si voglia affrontare tale questione con la serietà e le necessarie risorse, umane ed economiche, che essa merita.

Milano, 18 maggio 2009


Il Segretario FP CGIL Lombardia La Coordinatrice FP CGIL Lombardia Ministeri Comparto Ministeri- Penitenziari

venerdì 15 maggio 2009

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali sul pacchetto sicurezza

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali continua ad esprimere un forte preoccupazione sul “pacchetto sicurezza” e si allea a tutte le categorie degli operatori sociali e sanitari in un appello al buon senso.
Roma, 13 maggio 2009 – Cresce lo sconforto degli Assistenti sociali italiani dopo il voto di fiducia di oggi alla Camera sul pacchettosicurezza, all’interno del quale viene confermato per tutti i pubblici ufficiali l’obbligo di denunciare gli immigrati non in regola con il permesso di soggiorno.
Il nostro appello al buon senso, diffuso tramite i media, ha lasciato indifferente il Governo – afferma la Presidente del Consiglio Nazionale Franca Dente – nonostante le forti critiche e proteste provenienti anche da parte di esponenti della maggioranza e dal Vaticano. Gli operatori sociali e sanitari infatti vengono esonerati dall’obbligo di segnalazione ma non, in quanto pubblici ufficiali, da quello di denuncia di un reato, quale quello di immigrazione clandestina appositamente introdotto, la cui omissione o ritardo comporta il rischio di sanzioni penali. Cosa inaccettabile la denuncia – continua Franca Dente – per chi come noi ha come compito primario, attribuitogli dallo Stato e dal proprio Codice deontologico, quello di offrire sostegno e aiuto a chi si trova in condizione di bisogno e di disagio sociale, nel rispetto assoluto del valore e della dignità di ogni persona, qualunque sia la sua condizione.
E’ per questo che gli Assistenti sociali si uniscono al coro trasversale delle organizzazioni mediche, dei giuristi, degli operatori sociali, degli educatori e in generale di tutti i dipendenti pubblici, richiamando nuovamente la responsabilità del Governo su questo provvedimento che rischia drammatiche ripercussioni, oltreché la sconfitta morale della società civile.
Ufficio Stampa Cnoas
Loredana Ulivi

giovedì 14 maggio 2009

Alberti Casellati; per Piano carceri mancano i fondi

Ansa, 13 aprile 2009

Il sovraffollamento nelle carceri "è una vera e propria emergenza, registriamo un aumento di 800 detenuti al mese". Lo ha detto dai microfoni di Radio Anch’io il sottosegretario al Ministero della giustizia con delega alle carceri, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

"Un problema non nuovo - ha detto - che finora è stato risolto con indulti e amnistie, cosa che noi non vogliamo assolutamente più fare". Per questo, ha aggiunto, "abbiamo studiato un Piano straordinario che consiste in sostanza in tre interventi che dovrebbero portare ad un aumento di 18mila posti nelle carceri: 5.000 nei prossimi due anni con il completamento di carceri già in costruzione. Poi, in altri due anni l’allargamento delle strutture già esistenti, con la costruzione di nuovi padiglioni, infine è prevista la costruzione, anche con il coinvolgimento di privati, di 18 nuovi penitenziari".

Il grande problema però, ha ammesso il sottosegretario, "sono i fondi": il Piano avrebbe un costo di circa 1 mld di euro, ma, ha detto Alberti Casellati, "attualmente abbiamo a disposizione 200 mln ai quali si aggiungono circa 130 mln della cassa delle ammende. Per il resto dovremo valutare come reperire i fondi, soprattutto in un momento particolare come questo in cui il Governo è impegnato con la ricostruzione in Abruzzo".

Cgil; ma quale Piano carceri? l'emergenza è adesso

Comunicato stampa, 13 maggio 2009

Nei giorni scorsi è stato consegnato al Ministro della Giustizia il cosiddetto Piano Carceri realizzato dal "Commissario Straordinario" per l’edilizia penitenziaria, nonché Capo del Dipartimento A.P., nonché Capo della Polizia Penitenziaria, Franco Ionta, che in ragione di un impegno di spesa quantificabile in circa 1,5 miliardi di euro consentirà, in 18 regioni, un aumento di circa 18mila posti detentivi, di cui circa 5mila sembra entro il 2011.

Interventi strutturali rilevanti che, forse, offriranno una qualche soluzione temporanea per i prossimi anni, peraltro tutta da verificare, ma che certo rappresentano l’unica risposta che il Governo ha saputo contrapporre sia alla presunta domanda di maggior sicurezza che a suo dire proverrebbe dalla collettività, sia al pesante sovraffollamento delle attuali strutture penitenziarie.

Basteranno? Noi siamo convinti di no, soprattutto perché nell’immediato, a fronte di una situazione che oggi possiamo definire senza tema di smentita allarmante su tutto il territorio nazionale, basta leggere l’ultimo grido di allarme lanciato pubblicamente anche dalle organizzazioni sindacali della regione Sardegna ieri l’altro, nessun provvedimento concreto è stato predisposto per deflazionare le carceri e migliorare le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, fin qui addirittura ridotto di ben 5600 unità dall’organico nazionale fissato dal d.m. 8 febbraio 2001.

Perché in attesa di vedere realizzati quegli obiettivi, la popolazione detenuta ha già - per la prima volta nella storia delle Repubblica - raggiunto e abbondantemente superato quota 62.000 presenze, un primato davvero poco invidiabile se si pensa che nel 2006, peraltro con il contributo dell’attuale maggioranza, fu licenziata dal Parlamento la legge che dava il via all’indulto con 61.372 presenze!

A condizioni date, se non saranno presto adottati interventi strutturali anche di altra natura, il rischio che avvertiamo concretamente con l’approssimarsi della stagione estiva e l’inevitabile aumento delle tensioni interne - questioni di cui dovranno farsi carico il Ministro della Giustizia e il Capo del Dap - è che il sistema imploda coinvolgendo pericolosamente il sistema di sicurezza e di protezione della società civile e, in particolare, le sorti dell’esiguo personale di Polizia Penitenziaria rimasto ancora in servizio negli istituti di pena - secondo noi non più di 18.000 unità ormai -, quotidianamente esposto, come del resto testimoniano le centinaia di aggressioni di cui sono rimasti vittime i colleghi dall’inizio dell’anno, a rischi intollerabili per l’incolumità personale.

Quel piano, che oltretutto dovrà anche tener conto delle decisioni che stanno per essere assunte dalla maggioranza sul tema dell’immigrazione clandestina, riteniamo possa avere senso solo se sostenuto, accompagnato da scelte politiche tese superare alcune scelte legislative compiute nel passato, a limitare il più possibile gli ingressi in carcere per i reati minori, di nessuna pericolosità sociale, ad agevolare il maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione potenziando l’esecuzione penale esterna; ma soprattutto, ad avviare con la massima celerità un tavolo di confronto sugli organici di tutte le sedi e servizi penitenziari, a formalizzare un piano di assunzione di almeno 8000 unità della Polizia Penitenziaria che contemperi anche l’ottimizzazione delle risorse disponibili al sistema.

Da quest’ultimo punto di vista, in particolare, nonostante l’argomento sia stato più volte dibattuto anche con il Ministro Alfano, a cui fu consegnata la disponibilità a discutere da parte sindacale, salvo il fumoso recupero del personale di Polizia Penitenziaria impiegato negli spacci di cui il Capo del Dipartimento continua a parlare nei suoi giri sul territorio, peraltro dimenticando di dire che per le rappresentanze del personale, e la Fp Cgil in particolare, quel recupero dovrà essere preceduto dalla restituzione alle proprie sedi delle numerose unità che allo stato sono distaccate d’ufficio presso il Ministero della Giustizia, il Dipartimento A.P., i Provveditorati regionali, gli Uepe e le Scuole di formazione, per quanto è dato di sapere ad oggi non esiste neppure un progetto di riassetto dei modelli organizzativi e di lavoro finalizzato a valorizzare le risorse umane disponibili!

Questioni in eludibili che andranno quanto prima discusse e risolte, diversamente il Ministro e il Capo del Dipartimento A.P. saranno presto costretti a fronteggiare la mobilitazione del personale. Questo è un "Piano" che per come è stato presentato, invece che rappresentare il tentativo di "fare per risolvere", sembra la soluzione del " fare per costruire". E intanto le persone detenute continuano ad aumentare!

Mauro Beschi, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Francesco Quinti, Responsabile Nazionale Comparto Sicurezza Cgil

martedì 12 maggio 2009

Dipartimento Giustizia Minorile è destinato a sparire

Ansa, 12 maggio 2009

Il Dipartimento per la Giustizia Minorile è destinato a sparire. Nell’ambito della riorganizzazione del Ministero prevista dai Decreti attuativi, ma anche dal Decreto Brunetta, bisognerà fare una riduzione delle strutture organizzative. Dei 4 Dipartimenti del ministero l’unico ad essere cancellato sarà quello della Giustizia Minorile. I compiti, a livello regionale, saranno dati all’organizzazione giudiziaria. Resterà un Dipartimento a livello centrale che in realtà non avrà più nessun potere d’intervento sui Servizi Minorili.

sabato 9 maggio 2009

Anteprima sul “Piano straordinario di edilizia penitenziaria” Elaborazioni del Centro Studi di Ristretti Orizzonti su dati DAP

Ristretti: "Piano carceri, detenuti presenti, personale in servizio e lavori in corso" (pdf)

giovedì 7 maggio 2009

Carceri affollate; è un record nell’Italia repubblicana- www.linkontro.info, 6 maggio 2009

Ci siamo: è record. E non è un record di cui l’Italia possa vantarsi. Nella giornata di ieri abbiamo toccato il numero massimo di persone detenute nelle 207 carceri italiane, dall’amnistia di Togliatti a oggi. Secondo i dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), nelle patrie galere ci sono 62.057 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43.201 posti. Poco al di sotto del limite massimo tollerabile calcolato in 63.702. Come dire, siamo seduti su una polveriera.
Per dare la misura di come ad ingiustizia si aggiunga ingiustizia, un paio di dati che fotografano con immediatezza l’iniquità del nostro sistema penale e repressivo. Primo: i detenuti imputati sono più di quelli condannati in via definitiva, 30.892 contro 29.317. Secondo: i detenuti immigrati sono 22.837, pari al 37,17% della popolazione detenuta.
Anche i sindacati lanciano l’allarme. "La marcia verso la quota limite delle 63mila presenze pare inarrestabile, anzi di questo passo a fine anno i detenuti presenti negli istituti penitenziari saranno circa 70mila, a fronte di una capienza massima di circa 43mila posti" afferma Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-Pa penitenziari, che sollecita "soluzioni urgenti" al problema, "pena l’ingestibilità totale dei 220 penitenziari italiani".
La risposta del Capo del Dap Franco Ionta non tarda ad arrivare, con un piano appena consegnato al ministro della Giustizia Angelino Alfano e che presto il Guardasigilli, dopo un’ulteriore verifica con i suoi uffici tecnici, porterà in consiglio dei ministri. Si tratta di una spesa di circa 1,5 miliardi di euro che in 18 regioni porterà a un aumento di circa 18mila posti letto,di cui circa 5mila entro il 2010-2011, attraverso la ristrutturazione di sezioni carcerarie esistenti, la costruzione di 46 nuovi padiglioni in altrettanti istituti, il completamento di 9 carceri in fase già avanzata, e l’edificazione di altri 18 nuovi penitenziari.
Ma in realtà, a fronte del miliardo e mezzo necessario, i fondi di bilancio su cui il Dap può fare affidamento certo ammontano a soli circa 200 milioni di euro, ai quali si aggiungono circa 120-130milioni di euro della Cassa delle ammende, ai quali si può ora attingere mentre fino a due mesi fa la Cassa era solo per progetti di reinserimento dei detenuti. A tale somma potrebbero aggiungersi fondi Fas, circa 200milioni di euro, comunicati dal ministero dello Sviluppo economico ma non ancora assegnati perché da ridefinire dopo l’emergenza terremoto in Abruzzo. A coprire il resto potrebbero arrivare i privati attraverso lo strumento del project financing.
Situazione insostenibile e risposta inadeguata secondo Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, che punta il dito sulle leggi criminogene adottate negli ultimi anni: "non è possibile chiudere gli occhi rispetto agli esiti delle politiche penali adottate, a parità di tassi di criminalità. L’Italia sta scivolando verso una situazione secondo cui il numero di posti è la metà di quello delle presenze, che determina intollerabili situazioni anche per chi lavora in carcere. Inoltre l’utilizzo della Cassa ammende per i padiglioni ,cioè per l’accomodamento in cella, che è il primo dovere dello stato verso coloro verso cui esercita il potere di privazione della libertà, è contrario a spirito e lettera per cui tale cassa è stata costituita ed è in ultima istanza contrario all’idea stessa di reinserimento sociale".

Giustizia: interrogazioni ad Alfano sull'affollamento carcerario

Ristretti Orizzonti, 6 maggio 2009

Vietti, Rao, Mantini, Tassone, Mannino, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Occhiuto, Galletti e Libè. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la situazione delle carceri italiane è vicina al collasso: il numero dei detenuti è giunto a 62.057 e, prevedendo una crescita della popolazione carceraria al ritmo di 800/1000 nuove unità al mese, si giungerà presto al limite massimo tollerabile di 63.702 unità;
il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha presentato nei giorni scorsi al Ministro interrogato un piano che prevede l’aumento di 18 mila posti letto distribuiti in 18 regioni, di cui 5 mila a regime a partire dal 2010, ma si teme che la disponibilità concreta di posti non potrà avvenire prima di due anni;
il piano comporta un impegno di circa 1,5 miliardi di euro destinati alla ristrutturazione di sezioni carcerarie esistenti, alla costruzione di nuovi padiglioni in quelli esistenti, oltre al completamento di nove carceri, già in fase avanzata, e la realizzazione di 18 nuovi penitenziari;
siamo fermamente convinti della necessità di un intervento significativo che interessi le strutture carcerarie, ma altrettanto necessaria ed urgente è la predisposizione di misure in favore della polizia penitenziaria, che lamenta la mancanza di personale per fare fronte a questa emergenza;
l’impegno finanziario del piano, che peraltro chiamerebbe in causa il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pone seri interrogativi sulle coperture, tenuto conto che i fondi disponibili del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ammontano a circa 200 milioni di euro, cui andrebbero aggiunti, secondo quanto riportato da organi di stampa, circa 120-130 milioni di euro della cassa ammende;
anche ammettendo il ricorso ai fondi per le aree sottoutilizzate (non ancora assegnati dal ministero dello sviluppo economico in virtù dell’emergenza terremoto), che ammonterebbero a 200 milioni, le coperture previste potrebbero fare fronte solo ad un terzo della spesa prevista;
in attesa che si realizzi l’ambizioso piano annunciato, occorrerebbero ulteriori soluzioni urgenti al problema, per cui sarebbe auspicabile un maggior ricorso alle misure alternative, previa una rigorosa valutazione dei loro presupposti;
occorrerebbe poi secondo gli interroganti interrompere la continua produzione di nuove fattispecie penali, volute dal Governo in questi mesi, che rischia di immettere indiscriminatamente nel circuito giudiziario e carcerario soggetti che potrebbero più utilmente essere destinatari di sanzioni amministrative;
senza le risorse indicate, l’impegno rischia di diventare l’ennesimo annuncio propagandistico del Governo, mentre le difficoltà della popolazione carceraria e del personale di polizia penitenziaria aumentano -:
come intenda recuperare e con quali tempi le risorse necessarie ad evitare il collasso del sistema carcerario italiano, tenuto conto dell’esiguità delle disponibilità a fronte del piano presentato dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Cicchitto, Bocchino e Cassinelli. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ed il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, attraverso approfonditi monitoraggi e puntuali analisi, hanno più volte evidenziato l’esaurimento del cosiddetto "effetto indulto" ed il riemergere del problema del sovraffollamento negli istituti di pena;
stando alle verifiche effettuate, è, infatti, emerso che il numero dei detenuti è di gran lunga superiore rispetto ai posti disponibili;
inoltre, tale sovraffollamento è aggravato, nella gran parte degli istituti penitenziari, dall’inadeguatezza delle strutture, che risalgono anche all’epoca borbonica -:
come il Governo intenda intervenire per superare la situazione come sopra evidenziata e ripristinare adeguate condizioni infrastrutturali e logistiche negli istituti penitenziari di tutto il Paese, onde preservare legalità e sicurezza.
Giustizia: Alfano; il piano carceri, "madre di tutte le soluzioni"

Apcom, 6 maggio 2009

Il Piano carceri del Governo sarà pronto a breve, nei prossimi giorni verrà presentato in Consiglio dei ministri e punta a un aumento di capienza di 17mila posti: lo annuncia il ministro della Giustizia Angelino Alfano, rispondendo al question time nell’aula della Camera. "Il tema del sistema carcerario - spiega - ci sta particolarmente a cuore e nei prossimi giorni, avendolo ricevuto dal capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il sottoscritto presenterà al Consiglio dei ministri il piano carceri, per risolvere una volta per tutte la questione del sovraffollamento".
Finora questo problema "è stato risolto sempre per una unica via, l’indulto, l’amnistia e provvedimenti di clemenza vari". Una via, sottolinea il Guardasigilli, "che non abbiamo intenzione di seguire, perché il Governo ha attuato una politica molto severa di contrasto alla criminalità" e quindi non prevede una riduzione dell’affollamento degli istituti.
Il Piano "è la madre di tutte le soluzioni", dice ancora il ministro, che precisa che i nuovi istituti di pena dovranno avere "le qualità per realizzare il dettato dell’articolo 27 della Costituzione", che stabilisce che la pena scontata "non sia contraria al senso di umanità e che abbia finalità rieducativa".
Per quanto riguarda le risorse, "è evidente - avverte Alfano - come non bastino le risorse pubbliche". "Stiamo studiando - aggiunge - le modalità per il coinvolgimento dei privati". "Nel piano delle carceri ci saranno 17.000 posti detentivi. Con questo obiettivo risolveremo il tema del sovraffollamento carcerario", ribadisce Alfano.
"Abbiamo due filoni di indirizzo, tutti tendenti allo stesso obiettivo: la realizzazione di nuovi padiglioni nelle cinte murarie degli istituti esistenti, che è di competenza del Dap, e quella di nuovi istituti, la cui competenza è del ministero delle Infrastrutture".
Infine, ha concluso Alfano, "potenzieremo il meccanismo dei circuiti differenziati e il lavoro nelle carceri": con la "creazione di strutture apposite - ha spiegato - faremo sì che tanti detenuti possano continuare o cominciare un lavoro già nel periodo di espiazione della pena, per evitare che, una volta fuori dal carcere, non tornino a delinquere".
Giustizia: Ionta; niente assunzioni, ma ridistribuire il personale

Ansa, 6 maggio 2009

Al Piano Ionta per le strutture penitenziarie va aggiunto il progetto per la ridistribuzione delle risorse umane, anticipato nei giorni scorsi.
Scorte e vigilanza - Il 30% delle scorte non rientra nei compiti della Polizia Penitenziaria. Ionta proporrà di indirizzare verso altre Forze di Polizia alcuni segmenti di questo delicato servizio. Su 330.000 traduzioni annue si dovrà scorporare grazie ad una modifica legislativa la parte dedicata agli interrogatori di garanzia per le persone in stato di fermo. In questo caso non ci dovrà essere la traduzione in carcere ma l’interrogatorio dovrà essere eseguito nei Tribunali e, quindi, di competenza della Questura e della Polizia di Stato. Così si potranno recuperare uomini e gestire nel migliore dei modi i servizi.
Organici - Si procederà ad un recupero di tutto il personale distratto in altre mansioni. 564 unità verranno recuperate dai bar e dagli spacci. 1900 unità verranno recuperate grazie all’abolizione del servizio di sentinella e all’istallazione di circuiti di telecamere. Verranno fatte rientrare le unità distaccate Asi (80) e si procederà ad individuare il personale fuori sede.
Psicologi - Verranno assunti 39 nuovi psicologi.
Basi navali - Si procederà a verificare la necessità di tenere 7 basi navali. Dalla chiusura di alcune verranno recuperati uomini da spostare all’interno delle strutture carcerarie.
Scuole - La vigilanza verrà affidata agli allievi.
Dl 449 - Dalla verifica del dl 449 si procederà ad una modifica affinché gli addebiti vengano contestati entro 96 ore e verranno rivisitate le tipologie disciplinari.
Nuove assunzioni - Nel piano non sono previste al momento nuove assunzioni. Ionta chiederà al Governo nuovi uomini soltanto dopo aver effettuato la verifica del personale con il recupero di chi effettua servizi alternativi.

martedì 5 maggio 2009

Record detenuti

ANSA) - ROMA, 5 MAG - Sono 62.057 i detenuti nelle carceri

italiane per 43 mila posti letto, ''un record repubblicano

raggiunto dal governo Berlusconi''. Lo dichiara Patrizio

Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, che si batte

per i diritti nelle carceri.

''Di fronte a numeri mai visti dall'amnistia di Togliatti ad

oggi - dice Gonnella - con nettezza affermiamo che: non e'

possibile chiudere gli occhi rispetto agli esiti delle politiche

penali adottate, a parita' di tassi di criminalita'; che

l'Italia sta scivolando verso una situazione secondo cui il

numero di posti e' la meta' di quello delle presenze; che questo

determina intollerabili situazioni anche per chi lavora in

carcere''.

Secondo Gonnella, inoltre, ''l'utilizzo della Cassa ammende

per i padiglioni (cioe' per l'accomodamento in cella, che e' il

primo dovere dello stato verso coloro su cui esercita il potere

di privazione della liberta') e' contrario a spirito e lettera

per cui tale cassa e' stata costituita ed e', in ultima istanza,

contrario all'idea stessa di reinserimento sociale''.

sabato 2 maggio 2009

Interrogazione su Situazione Uepe Pavia


Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-01323 presentata da
ANGELO ZUCCHI mercoledì 22 aprile 2009, seduta n.164
ZUCCHI. -
Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che: l'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Pavia, fino al 2005 denominato Centro di Servizio Sociale per Adulti, istituito in attuazione dell'Ordinamento Penitenziario, è uno dei 5 Uffici presenti nella regione Lombardia che dipendono dall'Amministrazione Penitenziaria; ha competenza sul territorio della provincia di Pavia e, in forza del decreto legislativo n. 491 del 1999, su ventidue comuni dell'hinterland milanese, associati al Tribunale di Pavia e a quello di Vigevano; dal punto di vista organizzativo è, allo stato, composto da 14 unità, di cui 7 assistenti sociali, 3 operatori amministrativi, una telefonista, tre operatori di polizia penitenziaria; l'UEPE svolge un'importante funzione, nel sistema dell'esecuzione penale, volta alla elaborazione e rafforzamento di progetti di reinserimento dei condannati; i principali ambiti di intervento riguardano: l'attività di osservazione e trattamento presso gli Istituti Penitenziari di Pavia, Vigevano e Voghera; l'espletamento di indagini sociali per la Magistratura di Sorveglianza e per gli altri U.E.P.E. dislocati sul territorio nazionale; interventi di aiuto, anche attraverso percorsi di reinserimento socio-lavorativo e terapeutici, e controllo del rispetto delle prescrizioni imposte dalla Magistratura di Sorveglianza ai condannati in regime di esecuzione penale esterna (affidati, detenuti domiciliari, semiliberi) e misure di sicurezza (liberi vigilati); l'UEPE di Pavia palesa una marcata carenza di organico: gli Assistenti Sociali previsti sono complessivamente 21 e ne risultano in servizio 6, più una distaccata dall'U.E.P.E. di Milano; il dato è ancor più grave se si considera che, in seguito al pensionamento dal febbraio 2009 del Direttore Reggente, ad un'Assistente Sociale è stata conferita la reggenza dell'Ufficio e che due unità sono in regime di part-time verticale, una al 50 per cento dal 2009, l'altra all'87,94 per cento, dal 2008; si precisa, altresì, che dal 2007 il personale tecnico ha subito un'ulteriore riduzione a seguito del pensionamento di due unità, di cui una era responsabile del Servizio; la situazione del personale si andrà, ancor di più, ad aggravare nei prossimi mesi, con l'astensione obbligatoria per maternità di un'assistente sociale, operatore già con carico ridotto, a tutela dello stato di gravidanza ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008; il perdurare della grave carenza d'organico, più volte posta all'attenzione delle Autorità competenti e interessate da parte del personale dell'U.E.P.E. di Pavia, è stato oggetto di numerose segnalazioni anche da parte del Provveditorato Regionale per la Lombardia del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che, nel riconoscere il forte disagio del Servizio, ha attuato interventi d'urgenza nell'ambito delle proprie competenze volti al rafforzamento del personale e sollecitato la Direzione Generale del Personale e della Formazione del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria a percorrere alcune azioni indicate anche dal personale e dalle organizzazioni sindacali; il Provveditorato Regionale per la Lombardia, infatti, nella nota del 14 aprile 2009, inviata al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (Direzione Generale del Personale e della Formazione e Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna) avente ad oggetto: «U.E.P.E. Pavia - Perdurare della grave carenza di organico del personale di servizio sociale» chiede di conoscere se in esito alla ricognizione circa le procedure di mobilità interna del personale del Comparto Ministeri sia stata richiesta l'assegnazione all'UEPE di Pavia (segnalando che la Direzione Generale del Personale e della Formazione indica un solo posto disponibile a fronte dei 14 effettivi), nonché se sia possibile accogliere le richieste di transito avanzate da personale proveniente da altri comparti e di valutare la possibilità di diramare un interpello nazionale; il Prap precisa, inoltre, che non è possibile sopperire alle carenze registrate dall'UEPE di Pavia attingendo alle risorse regionali in quanto tutti gli UEPE della regione registrano uno scostamento del 40 per cento rispetto agli organici previsti, aggravato da un consistente ricorso al part-time; anche la Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna, con nota del 6 marzo 2006, ha indicato Pavia tra le sedi ove maggiormente è preoccupante la mancanza di personale, suggerendo alla Direzione Generale del Personale e della Formazione di percorrere la strada della mobilità prevista dal decreto legislativo n. 165 del 2001; la significativa e delicata attività cui è chiamato l'U.E.P.E., secondo il mandato istituzionale e professionale, presuppone interventi qualitativi ed efficaci, che non possono prescindere da un adeguato numero di operatori di servizio sociale -: quali siano le determinazioni del Governo in merito al reclutamento del personale tecnico di servizio sociale e di adottare specifiche iniziative normative perché vengano emanati opportuni provvedimenti volti a incrementare il numero di Assistenti Sociali dell'U.E.P.E. di Pavia anche attraverso l'accoglimento delle richieste di transito avanzate da personale proveniente da altri comparti, tuttora in attesa di definizione.(5-01323)

Pavia: la carenza di personale all’Uepe sul tavolo del ministro


La Provincia Pavese, 30 aprile 2009

Il problema della carenza di personale dell’Uepe di Pavia arriva sul tavolo del ministro della Giustizia Alfano. L’Uepe, l’Ufficio di esecuzione penale esterna (gli ex Centri di servizio sociale per adulti), che si occupa di dare assistenza nei carceri di Pavia, Vigevano e Voghera, e di seguire chi sconta pene detentive alternative, va avanti da tempo con soltanto sei assistenti sociali, rispetto ai 21 previsti. Nonostante il territorio coperto vada anche oltre i confini della provincia, coprendo anche 22 Comuni del milanese.
L’onorevole Angelo Zucchi ha presentato un’interrogazione parlamentare proprio su questo argomento. Partendo dai dati sull’organico, sulle necessità di Pavia, ma anche dei problemi a livello regionale che non consentono un intervento immediato. Zucchi ha chiesto al ministro della Giustizia Alfano "di conoscere quali siano le determinazioni del Governo in merito al reclutamento del personale tecnico di servizio sociale e di adottare specifiche iniziative normative perché vengano emanati opportuni provvedimenti volti a incrementare il numero di assistenti sociali dell’Uepe di Pavia anche attraverso l’accoglimento delle richieste di transito avanzate da personale proveniente da altri comparti, tuttora in attesa di definizione". Questo perché, come ha spiegato Massimiliano Preti della Cgil, ci sono alcune domande di mobilità di assistenti sociali provenienti da altri enti, per esempio da Asl e Comuni, che chiedono il trasferimento proprio all’Uepe di Pavia. Richieste però a cui non si riesce a dare una risposta.