L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

giovedì 15 luglio 2010

DECRETO UEPE: FPCGIL SCRIVE AL MINISTRO ALFANO

Roma,15 luglio 2010


Al Ministro della Giustizia
On.le Avv. Angelino Alfano

e, per conoscenza
Al Capo del D. A.P.

Ai Vice Capo D. A.P.

Al Direttore Generale
Esecuzione Penale Esterna

Al Direttore Generale
del Personale e della Formazione

All' Ufficio per le Relazioni Sindacali
R O M A

Prot.n.CM129/2010
Oggetto: Regolamento di organizzazione degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna


Eg. Ministro,

Siamo venuti a conoscenza, che il giorno 11 giugno u.s. è stato firmato il Regolamento di organizzazione degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna ai sensi dell'art. 3 della legge 154/2005 e dell'art.72 c.1 della Legge 25 luglio 1975 n.354 .
Si è inteso così definire, con una modalità ed un metodo poco ortodossi riguardo il rispetto delle normali relazioni sindacali, una questione importante e piuttosto delicata e complessa per la quale avevamo chiesto il 20 febbraio 2009, nota n. 45, al Capo del DAP Presidente F. Ionta ed all'allora Direttore Generale EPE, Dott. R. Turrini Vita, un confronto per esaminare alcuni aspetti dell'articolato nel cui contenuto avevamo ravvisato criticità che richiedevano, a nostro parere, un adeguato ed opportuno approfondimento.
Non solo il confronto non è mai avvenuto ma non vi è stato neppure il benché minimo convenevole accenno di riscontro. Prassi, quest'ultima, consolidata e frequentemente reiterata dall'amministrazione.
Ebbene, Sig. Ministro, non possiamo esimerci dal rappresentare il nostro disappunto riguardo la questione in oggetto in quanto riteniamo siano stati disattesi, dall'amministrazione penitenziaria in primis, quei principi stabiliti dalla norma che regolano e definiscono le relazioni sindacali e le materie contrattuali oggetto di informativa e di confronto tra le parti. Una di queste è proprio l'organizzazione degli uffici , specificità che caratterizza il Regolamento in questione.
La Fp Cgil, pertanto, chiede di conoscere il contenuto finale dell'articolato e chiede urgentemente un incontro sulla materia evidenziata.
In attesa di sollecito riscontro si porgono cordiali saluti


La Coordinatrice Nazionale FpCgil
Penitenziari - Ministeri
Lina Lamonica

Per la Fp Cgil Dirigenza Penitenziaria
Massimo Di Rienzo

domenica 11 luglio 2010

Manovra Finanziaria 2010 e Servizio Sociale

giovedì 8 luglio 2010

ASSISTENTI SOCIALI PREOCCUPATI PER I TAGLI PREVISTI DALLA MANOVRA FINANZIARIA

Roma, 7 luglio 2010
Prot. n. 01788 / 10
Al Sig. Presidente del Consiglio
On. Silvio Berlusconi
Al Sig. Ministro dell’Economia e Finanze
On. Giulio Tremonti
Al Sig. Ministro del Lavoro e Politiche Sociali
On. Maurizio Sacconi
Al Sig. Presidente
della Conferenza Stato Regioni
Dott. Vasco Errani
Al Sig. Presidente dell’ANCI
Dott. Sergio Chiamparino
LORO SEDI

Illustre Presidente, illustri Ministri e Amministratori, i 37.000 assistenti sociali italiani guardano con grande allarme e sconcerto ai tagli previsti dalla manovra finanziaria che andranno a colpire pesantemente la spesa delle Regioni e si abbatteranno come macigni sulle politiche sociali regionali e comunali, quindi sulle famiglie in difficoltà.
Nessun italiano responsabile può sottrarsi alla necessità economica che sottostà alla manovra, tantomeno chi da sempre nell'agire professionale fa i conti con un sistema di welfare in affanno e ben conosce i problemi dei finanziamenti per le politiche sociali, ma ciò non deve significare l'annullamento del sistema di protezione sociale che ha consentito ai cittadini più fragili di essere sostenuti nei loro diritti di cittadinanza. Gli Assistenti sociali già risentono del peso della crisi con una forte accentuazione delle condizioni di precarietà dei loro contratti, con carichi di lavoro che certo non agevolano l'attuazione di interventi di sostegno. Il loro richiamo però non è una difesa degli interessi di categoria, ma solo un dare voce a chi non ha neanche la forza per protestare e farsi ascoltare. Perché non siano, ancora una volta, gli indifesi e gli invisibili a dover pagare per una crisi la cui soluzione prospettata dal governo protegge i protetti e dimentica i più deboli.
L'aumento della condizione di povertà che tocca maggiormente le famiglie con figli, gli anziani soli e non autosufficienti, i disabili gravi e i giovani che non vedono futuro, se può non fare notizia, interessa tuttavia molto chi, come gli assistenti sociali, si occupa di loro tra mille difficoltà, tutti i giorni.
E' di ieri la dichiarazione del Ministro Sacconi "meno Stato più mercato, meno pubblico meno spesa" come ricetta per la soluzione della crisi. Ciò vuol dire eludere le responsabilità pubbliche derivanti dai principi costituzionali, vuol dire tagliare il fondo per le politiche sociali e per la famiglia, tagliare il fondo sulla non autosufficienza, sugli invalidi civili, sul lavoro disabili, vuol dire negare diritti di cittadinanza. Vuol dire accrescere le distanze sociali, ormai abissali, tra i più e i meno abbienti.
A nome di tutti i nostri iscritti, e di quell'esercito silenzioso di persone per le quali spesso rappresentiamo l'unica speranza di equità e dignità, chiediamo di essere ascoltati, prima che il dibattito in aula renda certa la fine un sistema sociale fondato sui valori di uguaglianza e solidarietà fra le persone, i gruppi e le diverse generazioni, sistema che è stato anche condizione di integrazione e coesione sociale.
La Presidente
Franca Dente

FPCGIL SCRIVE AL CAPO DEL PERSONALE DEL DAP SULLE PROBLEMATICHE DEGLI UEPE


Egregio dott. Turrini,

nel corso dell’incontro che si è tenuto il giorno 21 giugno u.s. presso il Suo ufficio, questa O.S. ha avuto modo di rappresentarLe il grave disagio operativo in cui versa il personale penitenziario del comparto ministeri e le motivazioni che ne determinano a tutt’oggi il malessere.

Abbiamo evidenziato come la gravissima carenza di organico delle diverse professionalità penitenziarie risulta ad oggi una delle tante e serie problematiche non risolte che sta paralizzando il sistema dell’esecuzione penale e alle quali l’amministrazione non è riuscita nell’arco degli anni a far fronte in maniera determinante.

Ma in particolar modo abbiamo portato alla sua attenzione le criticità inerenti la professionalità degli assistenti sociali, esclusi dall’interpello di mobilità di sede avviato lo scorso anno ai sensi dell’accordo del 22 ottobre 2009. Le abbiamo rappresentato la gravissima endemica carenza di organico e di risorse economiche in cui versano gli UEPE e abbiamo rappresentato la necessità di conoscere l’esito del monitoraggio finalizzato alla possibilità di consentire anche agli assistenti sociali, con apposito interpello, la mobilità di sede e/o a stabilizzare quelle mobilità già espletate con l’istituto del “distacco” in essere da molti anni.

In tale ottica, e a sostegno, Le abbiamo chiesto un incisivo intervento riguardo lo sblocco della mobilità intercompartimentale in entrata che interessa in particolare la professionalità in questione soprattutto nelle regioni del nord Italia. La questione, infatti, più volte e da tempo rappresentata pare non trovi il necessario interesse e l’opportuno sostegno politico –amministrativo alla sua soluzione che, anche se in minima parte, consentirebbe al personale interessato il trasferimento a domanda, dopo anni di servizio, presso altra sede.

Ebbene l’esito dell’incontro ci aveva fatto ben sperare, visto l’interesse mostrato, ad una possibile e fattibile apertura di un tavolo di confronto sulle questioni enunciate ma, a tutt’oggi, nulla di tutto ciò anzi, non senza perplessità e disappunto, apprendiamo dalla informativa dell’Ufficio per le relazioni sindacali che la Direzione Generale del Personale ha indetto un interpello per n. 2 assistenti sociali e n. 2 collaboratori per l’UEPE di Trento le cui problematicità, determinate dalla carenza di organico e di risorse, sono note e più volte denunciate dai lavoratori e dalle OO.SS..

Criticità, dott. Turrini, che risultano appartenere alla gran parte degli UEPE del territorio nazionale motivo per cui le RSU e le OO.SS. locali hanno dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori. Iniziative, comunque, ben note ai vertici dell’amministrazione.

E allora, perché avviare un interpello straordinario per l’UEPE di Trento e non per Foggia piuttosto che per Roma, Milano o Ragusa e potremmo continuare all’infinito? Perché non si affronta, invece, il problema nella sua organica complessità come avevamo proposto e come sarebbe più naturale? Ci chiediamo e chiediamo come e se l’Amministrazione intenda definire la questione evidenziata considerando inoltre che sono in dirittura di arrivo interventi normativi che metteranno a dura prova l’operatività degli UEPE e dei lavoratori ad essi afferenti?

Domande, e non solo, alle quali crediamo sia ora che l’amministrazione dia le dovute risposte.

La Fp Cgil ritiene, pertanto, necessario e con urgenza l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le componenti sindacali e della parte pubblica interessate e deputate alla definizione della questione comunicando che in attesa della data di convocazione questa O.S. sosterrà tutte le iniziative di prerogativa sindacale intraprese a livello locale mirate alla tutela dei lavoratori , dei loro diritti e del mandato istituzionale cui sono preposti.

La Coordinatrice Nazionale FPCGIL

Penitenziari – Ministeri

Lina Lamonica

Nasce l’Anrel; il progetto avrà testa e corpo nella Sicilia del ministro Alfano


Italia Oggi, 8 luglio 2010
di Patrizio Gonnella -Associazione Antigone

Quasi cinque milioni di euro sono stati messi a disposizione dalla Cassa delle Ammende presieduta da Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, per il reinserimento lavorativo delle persone detenute o ex detenute. Nasce così l’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro detenuti ed ex detenuti (ANReL), frutto di una Convenzione quadro siglata tra il Ministero della Giustizia e la Fondazione “Monsignor F. Di Vincenzo”.
Coinvolti come partner nel progetto sono anche il Comitato Nazionale per il Microcredito, l’Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata, la Caritas Italiana, le Acli Nazionali, la Coldiretti Italiana, la Prison Fellowship International, e soprattutto, per il suo ruolo di rilievo, il Movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo.
Nelle intenzioni dei promotori l’ANReL dovrebbe funzionare da vera e propria “agenzia di collocamento” con percorsi personalizzati di orientamento, formazione, avviamento al lavoro, inserimento professionale anche attraverso la concessione di borse lavoro. Dalle parole chiave e dai soggetti coinvolti si intuisce la finalità ultima del progetto: si parla infatti di redenzione e di un percorso di recupero sociale, umano e spirituale di detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie. Non in molti sanno cosa è la Cassa delle Ammende da cui sono stati attinti i fondi, i quali da sempre posso essere stanziati senza troppi vincoli.
È un vecchio istituto giuridico risalente agli anni trenta. È oggi disciplinato dall’art. 121 del Regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario approvato con d.p.r il 20 settembre del 2000. La Cassa è dotata di un ampio fondo, al momento ammontante a quasi centocinquanta milioni di euro. Un Fondo che è stato poco utilizzato negli anni per inerzie stratificatesi nel tempo. I soldi - come si evince dalla parola stessa - derivano direttamente dalle ammende pagate dai condannati. Per legge devono essere utilizzati dall’amministrazione penitenziaria per l’assistenza e il sostegno ai detenuti. Nella legge mille-proroghe 2009 fu previsto che quei fondi potessero essere usati anche per l’edilizia penitenziaria.
E infatti nel Piano sull’edilizia carceraria, approvato dal Comitato di Sorveglianza solo pochi giorni addietro, si fa espresso riferimento ai milioni presenti nella Cassa delle Ammende per raggiungere la quota di 661 milioni di euro utili per costruire le nuove prigioni. Il progetto presentato martedì scorso, e fortemente voluto dallo stesso Ministero, attinge allo stesso pacchetto di fondi. Destinatari del programma di recupero lavorativo saranno, in via sperimentale e per un percorso triennale, i detenuti e gli ex detenuti delle Regioni Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto. Nella prima fase si afferma che verrà realizzata una banca dati con i curricula di seimila detenuti.
L’obiettivo dichiarato è di dare a milleottocento persone la possibilità di lavorare. Si prevede anche, con l’ausilio del Comitato nazionale per il microcredito, la costituzione di ben cento imprese realizzate da detenuti. Gli strumenti usati saranno quelli della micro-finanza. Nelle cinque regioni coinvolte saranno creati centri di coordinamento sul territorio e centri di consulenza. Il progetto avrà testa e corpo nella Sicilia del ministro Angelino Alfano. In particolare la regia è affidata al Polo di Eccellenza della solidarietà e promozione umana “Mario e Luigi Sturzo” che si trova vicino Caltagirone. In una momento in cui lavora meno del venti per cento della popolazione detenuta il progetto è particolarmente importante e per questo andrà monitorato.

Recupero dei detenuti, bufera su Alfano; 5 mln a un’associazione, ma nessuno la conosce

La Stampa, 7 luglio 2010
di Maria Corbi

È il ministro Angelino Alfano ad ufficializzare il finanziamento, quasi 5 milioni di euro dell’Agenzia nazionale Reinserimento detenuti ed ex detenuti. “Lotta alla recidiva”, è la parola d’ordine in questa conferenza stampa in grande stile con Gianni Letta come ospite eccellente e il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta. Toni trionfalistici che non sono smorzati dai malumori, montati appena si è saputa la notizia, del mondo del volontariato in carcere che non ci vede chiaro in questa pioggia di denaro su “soggetti” che di esperienza nel campo ne hanno poca. Difficile avere risposte visto che la scelta dei finanziamenti da fare con il denaro della Cassa Ammende non risponde ad alcun criterio. Non ci sono né bandi né gare. Così, nasce questa Agenzia (Anrel) grazie a una convenzione quadro siglata tra il Ministero della Giustizia e la Fondazione “Mons. Di Vincenzo”, ente morale con personalità giuridica di diritto civile ed ecclesiastico, nato nell’ambito del Rinnovamento dello spirito in collaborazione con il Comitato Nazionale per il Microcredito, l’Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata, la Caritas Italiana, le Acli Nazionali, la Coldiretti Italiana, la Prison Fellowship International, il Rinnovamento nello Spirito Santo.
Le ambizioni nelle cinque regioni pilota (Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto) sono notevoli: 1.800 ex-detenuti impiegati. Ma c’è chi si domanda su cosa si fondi tutto questo ottimismo visto che i soggetti coinvolti hanno tutti poca esperienza nel campo. Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, da anni nella trincea del volontariato, fa notare che il curriculum della fondazione prescelta vanta dal 2003 ad oggi solo 12 detenuti reinseriti nel mondo del lavoro. “Un curriculum che è valso quasi cinque milioni di euro”, dice.
E poi il progetto presentato, almeno nella sua base, ovvero, l’incubatore di dati sui detenuti accessibili dalle aziende non è una cosa nuova. A Padova, per esempio è già stato sperimentato e senza grande successo perché, come spiega, la Favero, “gli automatismi in questo campo non funzionano”.
Secondo Luigi Manconi, ex sottosegretario alla Giustizia e presidente di “A Buon Diritto” la disponibilità di cinque milioni di euro “è ovviamente un fatto positivo ma lasciano dubbiosi e per certi versi addirittura interdetti i criteri che avrebbero indotto a una scelta totalmente discrezionale e non verificata attraverso criteri scientifici e parametri meritocratici di mercato delle imprese sociali. E questo costituisce una grave offesa nei confronti della grande area di volontariato religioso e laico che sul tema del carcere lavora in Italia da decenni”.
Livio Ferrari, fondatore della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, Presidente del Centro Francescano d’ascolto e Garante dei diritti dei detenuti di Rovigo, è anche lui perplesso: “È veramente difficile da capire come questo fiume di soldi sia stato dato a persone che del carcere sanno poco e siano stati ignorate invece realtà che lavorano da anni in questo settore e hanno fatto progetti di grande valore. Noto però che la Fondazione “Mons. Di Vincenzo” è di Agrigento, la città di Alfano”.
E ancora: “Mi dispiace soprattutto vedere che la Caritas si sia prestata a questa operazione. Ma il punto è un altro: chi gestisce i soldi. E vedo il nome di Prison Fellowship, l’organizzazione fondata e diretta da Charles Colson, l’ex segretario di Richard Nixon, coinvolto nello scandalo Watergate, che all’uscita dal carcere ha deciso di dedicarsi al mondo della detenzione. La caratteristica di questa organizzazione è quella di creare grandi accordi con i Governi di tutto il mondo. Gestiscono fondi ma sappiamo ben poco di loro”.

Un’Agenzia di collocamento per i detenuti, ma il mondo dei volontari insorge


La Repubblica, 7 luglio 2010
di Ranieri Salvadorini

Il ministro Alfano e il capo del Dap lanciano l’Anrel. Quasi 5 milioni di euro di finanziamento, coinvolto “Rinnovamento nello Spirito Santo”. “Sono degli sconosciuti, il ministro non ha scelto secondo criteri di competenza”. Nasce “un’agenzia di collocamento” per i detenuti, con l’obiettivo di ridurre la recidiva in uscita dal carcere. Il progetto, varato su iniziativa del Ministro della Giustizia Angelino Alfano e del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, riceverà dalla Cassa delle Ammende del
Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la somma di 4,8 milioni di euro e sarà gestito dalla Fondazione “Mons. Di Vincenzo”. Una scelta che ha scatenato la reazione di una larga fetta del mondo penitenziario, dai volontari ai Garanti dei diritti dei detenuti: “Sono degli sconosciuti, il ministro ha scelto secondo amicizie, non secondo criteri di competenza”.
Si chiama Anrel (Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro) ed è stata subito definita come il “più importante progetto di recupero dei detenuti ed ex detenuti”. Al via in cinque regioni pilota (Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto) si propone di dare un’alternativa a circa 1.800 ex-detenuti: di questi avviati al lavoro, 1.100 dovrebbe essere collocati in cooperative sociali, 550 come dipendenti e 150 avvieranno nuove imprese o si aggregheranno a progetti esistenti. Cento in totale le imprese che - stimano i promotori - potranno essere costituite dai detenuti. Sarà creata una banca dati dove inserire i curriculum (circa seimila) dalla quale i datori di lavoro possano attingere informazioni e, eventualmente, risorse. Tra gli obiettivi, la presa in carico delle famiglie dei detenuti con la creazione di Cittadelle su territori confiscati alle mafie.
Alla guida del progetto di recupero c’è il Movimento Ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito Santo”, di cui è presidente Salvatore Martinez, in collaborazione con altre realtà, tra cui: Caritas Italiana, le Acli, Coldiretti e Prison Fellowship International. Buon proposito o spot? Livio Ferrari - già fondatore della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia e attualmente Presidente del Centro Francescano d’ascolto e Garante dei diritti dei detenuti di Rovigo - spiega: “Non è un buon segnale, perché purtroppo conosco bene i protagonisti: Fellowship Italia e la Fondazione “Mons. Di Vincenzo!. Le Acli, la Caritas o Coldiretti sono solo dei comprimari, il punto è chi gestisce i soldi”.
Infatti, se l’esperienza capitalizzata dai promotori del progetto ha coinvolto, per ora, solo 12 detenuti, l’altro dato è la natura del partner: “Prison Fellowship Italia - spiega Ferrari - è una diramazione di Prison Fellowship International, un’organizzazione fondata e diretta da Charles Colson (ex segretario di Richard Nixon), coinvolto nello scandalo Watergate. Quel che emerge dalla loro attività è un’enorme gestione economica. Il punto è che non sappiamo altro”.
Continua Ferrari: “L’altro grande attore, la Fondazione “Mons. Di Vincenzo” è di Enna. Quello che risulta incomprensibile è tramite quali criteri Dap-Cassa Ammende abbia dato così tanti soldi a gente che del mondo penitenziario non è esperta, sacrificando le competenze e la professionalità di chi lavora da anni in questo settore”. “Io stesso - prosegue il Garante di Rovigo - ho assistito spesso al rigetto, da parte del Governo, della richiesta di finanziamento di progetti eccellenti, e penso alla “Papa Giovanni XXIII” di Don Benzi, che non sono mai stati finanziati”.
Sul tasto della trasparenza dei criteri si insiste da più parti. Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone, si augura “almeno un intervento della Corte dei Conti, perché una tale assegnazione di denaro pubblico deve essere monitorata: una tale modalità di assegnazione è sospetta e denuncia un uso spregiudicato del denaro pubblico”. I più spiazzati sono le migliaia di volontari, che i 200 mila fedeli di “Rinnovamento Nello Spirito Santo” non li hanno mai visti, tantomeno in carcere.
Maurizio Mazzi, responsabile della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Veneto, riassume la situazione per la sua regione, una tra le più problematiche: “Da un lato il Ministero ci ha chiesto, tramite il Dap, di mettere mano a tutte le nostre risorse, in vista dell’escalation di suicidi e di tensioni che con l’estate sarà ancora più drammatica”. Infatti, spiega Mazzi, una recente circolare dell’amministrazione invita i Direttori delle carceri a ampliare l’orario d’accesso dei volontari al carcere, per l’ascolto dei casi di detenuti “a rischio”. “E dall’altro lato - prosegue il Responsabile giustizia per il Veneto - il Governatore ci ha fatto sapere che taglierà ogni finanziamento alle organizzazioni di volontariato”. Da questa posizione, continua Mazzi, assistere a una assegnazione di denaro così ingente e senza alcuna trasparenza lascia abbastanza perplessi.
A spiazzare chi lavora sul campo da anni è stato, soprattutto, l’atteggiamento di chi ha voluto ignorare tutte quelle esperienze fatte sul territorio da migliaia di volontari, vera spina dorsale del mondo penitenziario. “Non è preoccupante soltanto che le realtà storiche del volontariato, in pratica, non abbiano idea di chi siano costoro - spiegano Centro Studi di Ristretti Orizzonti di Padova - lo è ancora di più che non si siano mai presentati: perché partire da zero quando c’è un così prezioso patrimonio di esperienze a disposizione?” Pensare un lavoro sul recupero dei detenuti senza chiedersi chi, già, ha fatto cosa, sembra una falsa partenza.
Il progetto presentato, nelle sue fasi di avvio - la raccolta di dati da informatizzare e trasformare in CV accessibili alle aziende - è anche già stato sperimentato. Non sembra sia andato benissimo. “A Padova questa modalità è già stata sperimentata nel 2000 e non ha avuto alcuna ricaduta sui detenuti - spiega Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, una delle realtà di volontariato più significative in Italia. “In un mondo complesso come quello penitenziario - prosegue Favero - questi automatismi non funzionano, è noto da tempo che vanno pensati percorsi differenziati, è un lavoro molto lungo e faticoso, certe proiezioni sono irrealistiche”.

Lettera del “Movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito”

Il progetto, approvato e finanziato da Cassa Ammende, prevede l’erogazione di somme per stati di avanzamento e sotto il controllo di organismi pubblici. Dette somme contribuiranno all’impianto e allo sviluppo triennale dell’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro per detenuti ed ex detenuti.
Il progetto sarà gestito da un’ATS (Associazione Temporanea di Scopo) composta dai partner operativi e strategici del Progetto - Rinnovamento nello Spirito è solo uno di questi - i quali non solo non percepiranno alcun vantaggio economico dal finanziamento che sarà erogato, ma contribuiranno con proprie risorse al funzionamento dell’Agenzia, per completare, finalizzare e moltiplicare gli effetti dell’investimento e le prerogative del Progetto.
Il finanziamento sarà subito destinato alla definizione di un’aggiornata Banca dati informatica, con l’assunzione di 30 detenuti impegnati allo scopo. Il sistema sarà subito reso disponibile a tutti gli operatori e ai soggetti datoriali già attivi in questo settore e che vorranno beneficiarne. Inoltre, il progetto a regime prevede l’orientamento e la formazione, nel triennio, di 1500 soggetti, avviati al lavoro in forma dipendente, di impresa e cooperativistica.
La Fondazione “Istituto di promozione umana “Mons. F. Di Vincenzo” è un Ente morale eretto con decreto ministeriale del 1995 e ha sede ad Enna, città di origine del presidente Salvatore Martinez. La Fondazione Mons. F. Di Vincenzo non ha mai beneficiato di fondi dello Stato a sostegno della propria operatività.
ANReL nasce dall’esperienza maturata a Caltagirone, sin dal 2004, in un progetto pilota, convenzionato con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e finalizzato al reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti nelle proprietà storiche di Mario e Luigi Sturzo.
Infine, il Rinnovamento nello Spirito ha dato vita da due anni ad una Scuola di formazione per i volontari che operano nel sistema carcerario. Da diversi anni e a vario titolo, molti aderenti al Movimento hanno svolto e svolgono attività di accompagnamento e di animazione nelle carceri d’Italia e presso le famiglie dei detenuti.

lunedì 5 luglio 2010

Sospensione delle relazioni sindacali con la Direzione dell’UEPE di Catania

www.polpenuil.it
Roma lì, 05/07/2010
Prot.n° 5714
Pres. Franco IONTA
Capo del DAP
Dr. Emilio DI SOMMA
Vice Capo Vicario del DAP
Dr.ssa Luigia MARIOTTI CULLA
Direttore Generale
Esecuzione Penale Esterna DAP
Dr. Riccardo TURRINI VITA
Direttore Generale del Personale DAP
Ufficio Relazioni Sindacali DAP
ROMA
Dr. Orazio Faramo
Provveditore Regionale A.P.
PALERMO
per conoscenza,
Direttore UEPE
CATANIA
Gioacchino Veneziano
Coordinatore Regionale UIL PA Pen.
TRAPANI

In data 7/06/2010 le Segreterie Provinciali di CGIL-FP, CISL-FP, UIL-PA, CONFSAL-UNSA, RdB CUB, e la RSU locale hanno inoltrato un documento (che si allega ), comunicando la sospensione delle relazioni sindacali con la Direzione dell’UEPE di Catania e specificandone le motivazioni .
Nonostante l’ unitarietà d’intento delle OO.SS. e la tragica situazione organizzativa dell’UEPE di Catania, si deve prendere atto come l’Amministrazione Centrale ( anche per salvaguardare le corrette relazioni sindacali e la funzionalità dell’Ufficio) non abbia ancora messo in campo alcun idoneo intervento sia dal punto di vista amministrativo che ispettivo.
Mentre, nell’inerzia, si consuma tempo prezioso per rideterminare e ridare funzionalità ai servizi, la Direzione dell’UEPE di Catania continua a redigere ordini di servizio, che non potrebbe produrre con le procedure di raffreddamento in atto.
Ciò determina nel personale il convincimento di essere lasciato nel più completo abbandono dai livelli regionali e centrali dell’Amministrazione Penitenziaria.
E’ inconcepibile, ancor più dopo l’emanazione del c.d. Decreto Brunetta, che un qualsiasi dirigente
dell’A.P. possa impunemente svolgere una attività ai limiti dell’anti-democrazia e nei confini dell’azione anti sindacale.
Per lo stato dei rapporti determinatisi tra le RSU, le OO.SS. e la succitata Direzione si chiede voler disporre con urgenza una inchiesta amministrativa al fine di valutare la liceità e la legittimità degli atti e degli atteggiamenti prodotti dal Direttore dell’UEPE di Catania.
La manichea visione di gestione che connota la Direzione dell’UEPE di Catania cozza contro i principi basilari della gestione efficace, efficiente e partecipata.
Questa ostentata e caparbia volontà di contrapporsi con le rappresentanze del personale determina lo svilimento del rapporto di lavoro e ingenera forti tensioni che non possono non ripercuotersi sulla complessiva funzionalità dell’Ufficio. A titolo di mero esempio della “singolare” gestione viene da citare un O.S. (n. 7 del 18/06/2010) in cui si dispone l’uso dell’impianto di climatizzazione per sole due ore al giorno, dalle ore 11.00 alle ore 13.00.
A ciascuno la libertà di immaginare cosa ciò comporti in una città come Catania sottoposta a temperature medie che oscillano dai 34 ai 40 gradi centigradi, senza dimenticare quanto ciò appalesi una violazione dei criteri e degli standard di salubrità dei posti di lavoro puntualmente indicati nella normativa di riferimento, a partire dalla ex L. 626/94.
Nella certezza che la presente non resterà priva del dovuto riscontro,
Distinti saluti.
Il Segretario
UILPA
A.Algozzino

Rideterminazione della vertenza sindacale del UEPE di Catania

www.polpenuil.it
FP CGIL - CISL FP- UIL PA- UNSA- RDB- RSU Uepe Catania
SEGRETERIE GENERALI PROVINCIALI DI CATANIA
U R G E N T E
Prot. n. 7610/SN-A Catania, lì 07/06/2010
Al Capo del DAP
ROMA
Al Vice Capo Vicario del DAP
ROMA
Al Vice Capo del DAP
ROMA
Al Direttore Generale Esecuzione Penale Esterna DAP
ROMA
Al Direttore Generale del Personale DAP
ROMA
All’Ufficio Relazioni Sindacali DAP
ROMA
Al Direttore Generale Detenuti DAP
ROMA
Al Provveditore Regionale
Amm. Penit, per la SICILIA
PALERMO
COOR.TO REGIONALE SICILIA
CGILPALERMO
CISL-F.P
PALERMO
UNSA-CONFSAL
PALERMO
UIL P.A. PENITENZIARI SICILIA
TRAPANI
2
COOR.TO NAZIONALE OO.SS.
CGIL-FP
CISL-FP
UIL-PA Penitenziari
UNSA-CONFSAL
ROMA
Al Direttore UEPE
CATANIA
p.c. Ministro della Giustizia
On. ALFANO
ROMA
Ministro per la P.A. e Innovazione
On. BRUNETTA
ROMA
S.E. PREFETTO
CATANIA
Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero
ROMA
OO.SS. RdB
ROMA
Presidente del Tribunale di Sorveglianza
CATANIA
Direzioni Istituti Penitenziari
CATANIA P.L.
CATANIA BICOCCA
CALTAGIRONE
GIARRE
Direzioni U.E.P.E.
ITALIA
Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali
ROMA
Consiglio Regionale Assistenti Sociali Sicilia
PALERMO


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A seguito della interruzione delle trattative sindacali con la Direzione UEPE-CT , avvenuta in sede di concertazione in data 26/05/2010, si procede a rideterminare i punti della vertenza del 02/01/2010 nel modo che segue.
Premesso
· che dopo diversi anni di segnalazioni alla Direzione delle problematiche esplicitate nella vertenza su indicata ed estenuanti concertazioni senza il raggiungimento di accordi soddisfacenti per la risoluzione delle criticità organizzative rilevate dal personale, le scriventi OO.SS. e la RSU dichiaravano in data 11/09/2009 lo stato di agitazione, l’interruzione delle relazioni sindacali e la segnalazione delle problematiche dell’UEPE-CT agli Organi Superiori.
· che successivamente, poiché la Direzione continuava a ignorare il grave disagio dei lavoratori e ad emettere disposizioni unilaterali aventi effetti generali sull’organizzazione del lavoro, data l’impraticabilità di ogni tipo di negoziazione in sede locale, si procedeva all’ invio di richiesta al PRAP di un tavolo di raffreddamento.
· che In data 11/01/2010, su convocazione del PRAP, si teneva un incontro a Palermo, ove fu stabilito che si sarebbe proceduto ad una calendarizzazione di concertazioni in sede locale al fine di ricomporre le divergenze entro un periodo al massimo di due mesi .
· che il Provveditore, nella circostanza, nel ricordare che la Dirigente “ ha una certa autonomia decisionale” (tale aspetto non è stato mai messo in discussione dalle OO.SS., n.d.r. ) puntualizzava altresì che “ deve anche tenere conto delle direttive dell’Amministrazione stessa” e che “ gli accordi raggiunti vanno rispettati e applicati fino a quando non contrastano con normative nuove previste o da leggi o da accordi nazionali o fino a quando non vengono rivisti”. Aggiungendo poi che” gli interpelli devono essere applicati sempre nel rispetto dei criteri concordati”.
· che a seguito degli accordi presi al tavolo provveditoriale si sono tenute concertazioni in sede locale a partire dal 29/01/2010 fino al 26/05/2010, data in cui le OO.SS.
hanno nuovamente interrotto le relazioni sindacali, su ulteriore mandato emerso dalle ultime assemblee dei lavoratori a causa del persistente atteggiamento da parte della Direzione di formale disponibilità, ma di sostanziale elusività nei confronti dei punti della vertenza (cfr. i verbali delle concertazioni) , tanto da rendere necessaria da parte delle OO.SS. e della RSU la richiesta alla Direzione di stilare una nota ove chiarisse le sue determinazioni rispetto ad ogni singolo punto della vertenza.
Preso atto
· del documento (n.prot. 1477/II-5 del 04/05/2010), con il quale la Direzione dell’UEPE-CT ritiene di aver fornito esaustivo riscontro a tutti i punti della vertenza.

Rilevato
che tale documento:
· non chiarisce la congruenza tra il dettato normativo relativo ai diritti contrattuali dei lavoratori (gestione malattie, ferie, straordinario, buoni pasto, nomine capi area, incarichi, formazione, tempi di viaggio, orario di lavoro e orari di servizio, stanza sindacale, stanza pausa) e le prassi organizzative nello specifico adottate dalla Direzione;
· tende a riconfermare per tutti i punti della vertenza le posizioni rigide finora assunte dalla P.P.;
· utilizza strategie comunicative disfunzionali alla risoluzione del conflitto, basate sull’adozione di espressioni generiche o in “burocratese” per mistificare: -errori (es. risposta sul codice disciplinare); -criticità (es. risposta sulle relazioni sindacali o sui rapporti con la Magistratura);- assenza di trasparenza (es. risposta sulla nomina del capo-area di servizio sociale); -discrepanze tra contenuti formali degli ordini di servizio e direttive verbalmente espresse (es. risposta su timbratura scheda cartacea, non prevista nell’O.d.S. n. 10 del 06/11/2007 e tuttavia per lungo tempo imposta, e decurtazione, non esplicitamente prevista nell’O.d.S., della mezz’ora di pausa dall’orario di lavoro giornaliero anche nei casi in cui il buono pasto non è stato erogato);
· evidenzia un atteggiamento, da parte della Direzione, procrastinante e di sottostima dell’importanza riconosciuta dal Superiore Ministero al clima organizzativo (vedi lettera circolare della GDAP-0049427-2009 del 06.02.09-pag. 3, a firma del Dott. Ionta e ulteriormente divulgata dal Provveditorato Regione Sicilia Dott. Faramo il 13.02.09 n. p.018476), dimostrando scarsa consapevolezza della urgenza di interventi volti a migliorare il clima organizzativo nell’UEPE –CT e dello stretto nesso causale tra questo e le competenze di leadership ( vedi risposta sul tema).
· propone un nuovo modello organizzativo che non contempla una analisi preliminare dei processi di lavoro e delle criticità organizzative, né l’individuazione delle aree da migliorare, né la definizione degli obiettivi da raggiungere, né una valutazione della congruenza tra questi ultimi e risorse/strumenti disponibili, né esplicita parametri di valutazione dei risultati . Non favorisce la partecipazione ai processi decisionali, che rimangono concentrati di fatto nella figura del Direttore, con i limiti e le disfunzioni che tutto ciò può comportare. Tale modello organizzativo sembra risolversi semplicemente in una distribuzione di incarichi e l’unico aspetto che viene dettagliato nei minimi particolari è un elenco, più o meno arbitrario, dei criteri di assegnazione.

Constatata
· L’estrema improbabilità che la Direzione da un atteggiamento abitualmente manipolativo e incapace di ascolto organizzativo assuma un diverso e controattitudinale stile di leadership e si astenga da strategie di governo minacciose e punitive.

Preso atto
· del rischio che il protrarsi di tale situazione comporta sullo stato di salute dei lavoratori (si segnala che un numero crescente di lavoratori dell’UEPE –CT accusano disturbi di tipo ansioso-depressivo e/o neurovegetativo, riferiscono di sentirsi oggetto di mobbing, ritengono di essere sistematicamente esclusi da opportunità di crescita professionale) nonché sui livelli di produttività.
Verificata
· l’inefficacia degli strumenti finora utilizzati per il ripristino di serene condizioni di lavoro ed il persistere di condotte antisindacali messe in atto dalla Direzione per aver dissentito le richieste dei lavoratori, delle OO.SS. e della RSU che rappresentano il personale, oltre ad aver dissentito i consigli dati dal Signor Provveditore alla Direzione in occasione dell’incontro di raffreddamento tenutosi a Palermo.
P Q S
Le scriventi Segreterie Provinciali e la RSU proclamano lo stato di agitazione del personale, annunciando sin da ora che il mancato intervento da parte degli Uffici Superiori dell’Amministrazione Penitenziaria, atto a ristabilire giuste e corrette relazioni sindacali e a dare tranquillità, rispetto e dignità a tutto il personale ormai logoro da una conduzione personalistica della Direzione, comporterà l’avvio di tutte le azioni di lotta sindacale per manifestare all’opinione pubblica lo stato di abbandono e le forzature a cui è costretto il personale dell’UEPE di Catania.
Si resta in attesa urgentissimo riscontro.
Distinti saluti.
Firmato Firmato Firmato Firmato Firmato Firmato Firmato
A. Garufi D. Battiato A. Orlando A. Ferrara F. Nobile M. Zappalà S. Trinullo