L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

venerdì 6 agosto 2010

UGL scrive al ministro Alfano/Vertici DAP: indispensabile operare delle cospicue immissioni di personale all’interno della realtà penitenziaria

Questa O.S. ha già avuto modo di rappresentare alle SS. LL. quanto ritenga assolutamente indispensabile operare delle cospicue immissioni di personale all’interno della realtà penitenziaria, afflitta da un sovraffollamento di detenuti senza precedenti.

In particolare, assume carattere di priorità assoluta a parere di chi scrive, stante anche il costo zero dell’operazione, l’assunzione di 45 idonei del concorso per educatori penitenziari di cui all’oggetto, che andrebbero a sostituire il pari numero di vincitori rinunciatari: in questo modo, si andrebbe a completare il numero di assunzioni previste dal concorso (397 unità).

Tale soluzione appare oltremodo urgente alla luce di quella che è stata giustamente battezzata come emergenza carceri, una vera e propria bomba ad alto potenziale che solo la grande abnegazione e lo straordinario senso del dovere del personale, civile e di polizia, che vi presta servizio, ha finora evitato di far esplodere.

Ma crediamo fermamente che la corda non si possa tirare troppo, e che soltanto con nuove assunzioni di personale di polizia penitenziaria, di funzionari educatori, di assistenti sociali, di psicologi, si potrà fronteggiare la difficilissima situazione attuale, insieme con la realizzazione di nuove strutture.

Confidiamo nella sensibilità delle SS. LL. e chiediamo intanto, in via prioritaria assoluta, l’assunzione dei 45 idonei al concorso di educatori, in attesa di ulteriori e cospicue nuove assunzioni relative a tutte le figure penitenziarie.

Si ringrazia per l’attenzione e si resta in attesa di conoscere le determinazioni delle SS. LL.


Il Segretario Nazionale

Paola Saraceni

Il ddl sulla detenzione domiciliare crea anche una questione di disuguaglianza

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri

Terra, 6 agosto 2010

Tecnicamente, Balducci è agli arresti domiciliari in attesa di essere rinviato o meno a giudizio e/o che decadano (o meno) le esigenze cautelari che ne limitano la libertà in vista del processo. Ma il domicilio è il domicilio, e ognuno fa come può.
Sguazza in piscina, e poi si affaccia da un terrazzino vestito solo di una toga “alla romana”: è Angelo Balducci, l’ex-Presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, secondo l’accusa il gran sacerdote della cricca degli appalti pubblici, “il detenuto” cui l’Espresso ha dedicato la copertina la scorsa settimana. Tecnicamente, Balducci è agli arresti domiciliari in attesa di essere rinviato o meno a giudizio e/o che decadano (o meno) le esigenze cautelari che ne limitano la libertà in vista del processo. Ma il domicilio è il domicilio, e ognuno fa come può.
Le disuguaglianze, fuori dal carcere, tornano a essere visibili: Balducci in piscina, a Montepulciano; altri a pestarsi i piedi in appartamenti poco più grandi delle celle che li hanno ospitati fino a ieri. Il problema è Balducci? No, il problema sono le disuguaglianze che rendono così diversi gli arresti domiciliari di un ricco e potente signore dalla claustrofobica detenzione in casa di un povero Cristo qualsiasi.
E, tra i dettagli delle eccezioni alla regola, si nasconde il diavolo della disuguaglianza che mina dall’interno l’efficacia del disegno di legge sulla detenzione domiciliare approvato dalla Camera e che in autunno sarà all’esame del Senato, salvo che il Governo - un po’ propagandisticamente - non voglia trasformarlo in un decreto-legge ferragostano. Dei potenziali 12mila detenuti definitivi sotto l’anno di pena, sì e no duemila potranno usufruirne: preclusioni per titolo di reato e per etichettatura soggettiva si sommano alla (in)disponibilità di un domicilio, e alla sua improbabile “idoneità” allo scopo.
Peccato, perché nelle carceri il personale, in attesa di qualsiasi cosa che possa alleggerirne il carico, ci spera da tempo: da vari mesi i più attenti preparano proiezioni e applicazioni simulate. È l’unica cosa che possono fare - man mano che cresce la popolazione detenuta, i fondi per le strutture ed il personale si restringono invece che aumentare - per dare una qualche soluzione al degrado degli ambienti e alla disperazione che monta tra i detenuti. Hanno aperto sprazzi di speranza, non solo - purtroppo - tra quelli che realmente potrebbero beneficiarne.
L’altro giorno, in un carcere romano, un detenuto ci ha chiesto chiarimenti in merito, compitando con un dito i suoi calcoli scritti su una mano, poi, girato l’angolo, abbiamo sorpreso un educatore che anche lui stava mentalmente (lavoro intellettuale, non sulla mano!) conteggiando i mesi di un detenuto che ha in assegnazione per capire se e quando potrebbe avere i domiciliari. “Scusi, ma quanti uscirebbero da qui, eventualmente?” - abbiamo chiesto -. “Una trentina, pare”, su 1.700 circa. Sic! Altro che Balducci e la sua villa con piscina!

giovedì 5 agosto 2010

Gli assistenti sociali del Uepe di Vercelli e Biella scrivono al Ministro Alfano e ai Vertici Dap


Problematiche UEPE di Vercelli e Biella- carenza di personale
Il personale di servizio sociale dell’’UEPE di Vercelli segnala la grave situazione operativa e professionale in cui versa, determinata da serie problematiche riconducibili alla grave carenza di risorse umane ed economiche, che rischiano di compromettere non solo il mandato istituzionale dell’Ufficio, ma anche il benessere psicofisico dei lavoratori, che devono far fronte, in condizioni di grave disagio, al consistente carico di lavoro, che negli ultimi mesi è considerevolmente aumentato.
A fronte di una carenza di personale di servizio sociale più volte evidenziata, si aggiunge il pensionamento del Direttore e da giugno 2100 un distacco presso altro UEPE di una assistente sociale per un anno.
L’ufficio da tempo si avvaleva di personale in missione semestrale da altro UEPE della Regione Piemonte, come da disposizioni del PRAP di Torino, ora queste missioni sono bloccate.
Gli assistenti sociali, per la carenza di personale di servizio sociale, sono costretti , visto il carico di lavoro dell'Ufficio, a coprire più territori e più Istituti Penitenziari, molto distanti tra loro, con difficoltà di spostamenti ( vista l'impossibilità di raggiungere molti utenti con i mezzi pubblici e le criticità legate all’utilizzo dell’auto di servizio, con l’accompagnamento del personale di polizia penitenziaria).
Vi è una grave difficoltà a conciliare i turni di presenza in ufficio con le esigenze di lavoro esterno ( arcere, visite domiciliari, verifiche lavorative, lavoro in rete), non avendo il dono dell'ubiquità!!!!
Occorre sottolineare che tutti gli interventi esterni richiedono tempo per le registrazioni e tempo per la stesura di relazioni, per garantire uno standard di buona qualità nelle relazioni, come indicato dal PEA 2003 e dalle recenti circolari del DAP.
La situazione dell’aspetto economico segue di pari passo le difficoltà sopra esposte:
- nell'ultimo anno sono stati drasticamente tagliati i capitoli di spesa per il funzionamento degli uffici e lo svolgimento delle attività ;
- negli ultimi mesi del 2009 la mancanza di fondi per il carburante ha prodotto una drastica riduzione delle visite domiciliari in genere e delle verifiche lavorative nelle esecuzioni penali esterne.
Attualmente una assistente sociale AF3 ha l’incarico della Direzione e due assistenti sociali AF3 sono capo area. In ufficio lavorano altri quattro assistenti sociali, di cui uno in part-time.
Data l’esiguità del personale la Direttrice e le Capo area oltre a espletare le mansioni che il ruolo professionale richiede, hanno assegnati fascicoli di utenti in quantità superiore a quanto definito nella contrattazione sindacale.
Queste incombenze richiedono tempo ed energie che vanno ad incidere sulle mansioni di Direzione e capo area, con limiti alla buona riuscita del mandato professionale e agli impegni richiesti dal ruolo direttivo.
Queste problematicità alle quali i lavoratori hanno cercato di far fronte con il senso di responsabilità e di abnegazione che caratterizza la loro professionalità, dalla apertura dell’UEPE avvenuta nel 2000, non hanno mai trovato una soluzione, in quanto l’ufficio ha visto personale assunto con incarico nella sede, che ha poi trovato collocazione definitiva presso altri UEPE, per trasferimento/distacchi.
L’ufficio non ha nuovi inserimenti stabili di personale da quasi 10 anni, siamo tornati alla situazione dell’anno 2000.
Questa condizione di lavoro limita la possibilità di adempiere ai compiti professionali definiti nel mandato istituzionale e ribadito con le disposizioni impartite nelle circolari.
Gli assistenti sociali
f.to Botta Silvia
f.to Coppola Andrea
f.to Corso Caterina
f.to Rijitano Filippina Rosalba

mercoledì 4 agosto 2010

Cgil Veneto: assistenti sociali in affanno negli Uepe di Padova e Rovigo

www.redattoresociale.it

La denuncia della Cgil di Padova. Ai problemi di sovraffollamento dei detenuti e di scarsità di agenti di polizia penitenziaria più volte denunciati si aggiunge un nuovo fronte del disagio all’interno delle strutture carcerarie. Gli assistenti sociali dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Padova e Rovigo sono in affanno. Ai problemi di sovraffollamento dei detenuti e di scarsità di agenti di polizia penitenziaria più volte denunciati si aggiunge un nuovo fronte del disagio all’interno delle strutture carcerarie padovane e rodigine. La denuncia arriva dalla Cgil di Padova, che chiede di intervenire per aumentare l’organico dell’Uepe e consentire lo svolgimento delle normali attività. Il sindacato annuncia anche l’avvio di una serie di iniziative di protesta, a cominciare dalla presentazione di una mozione in consiglio regionale, a firma di Piero Ruzante del Pd, che impegna la giunta veneta a fare pressione sul governo per arginare il problema.
“Da alcuni anni gli assistenti sociali dell’Uepe di Padova e Rovigo svolgono i loro compiti in condizioni di grande difficoltà e disagio per la cronica carenza di personale a fronte di un crescente aumento dei carichi di lavoro” spiega Salvatore Livorno della segreteria Fp Cgil Padova, che aggiunge: “L’attuale pianta organica prevede una dotazione di 14 assistenti sociali, ma ne risultano in effettivo servizio solo 7 che operano su un vasto territorio comprendente le province di Padova, Rovigo e in parte Vicenza”. Si tratta quindi di coprire tre istituti di pena per un totale di 1.200 detenuti. Nel 2009 i casi trattati sono stati circa 2.000, mentre nel primo semestre del 2010 sono stati 1.454. Allo stato attuale sono in carico 858 detenuti, con una media di 143 utenti per ciascun assistente sociale. “Facciamo notare - insiste Livorno - che l’Uepe di Padova e Rovigo ha, in pratica, gli stessi carichi di lavoro di territori come Venezia che hanno, però, un organico doppio”.
Il sindacato padovano evidenzia come il sovraccarico di lavoro degli assistenti sociali si ripercuota negativamente sulla vita delle persone in esecuzione penale esterna, sul sistema integrato di programmazione degli interventi e dei servizi sociali e sulla sicurezza del territorio. “Da parte nostra continueremo un’iniziativa che ha un duplice fine: tutelare questi lavoratori, ma anche garantire un servizio pubblico importante in una società che si voglia definire ancora civile”.
______________________________

Assistenti sociali in agitazione

«Non c’è futuro per gli Uepe». La Cgil suona l’ultima campana per gli Uffici di esecuzione penale esterna che operano con Tribunali di sorveglianza, Istituti di pena e Procure. Sono per lo più assistenti sociali a cui è affidata l’esecuzione penale esterna (affidamento al servizio sociale, semi libertà, detenzione domiciliare) al fine di favorire il reinserimento delle persone condannate e ammesse ai benefici dell’ordinamento penitenziario. «Da anni - tuona Salvatore Livorno, della segreteria Fp Cgil - gli assistenti sociali dell’Uepe di Padova e Rovigo vivono un grande disagio per la carenza di personale: la pianta organica prevede una dotazione di 14 assistenti sociali ma ne risultano in effettivo servizio solo 7 che operano su un vasto territorio comprendente le province di Padova, Rovigo ed in parte Vicenza e tre istituti di pena, un totale di 1200 detenuti. Nel 2009 i casi trattati sono stati 2000. Negli ultimi 6 mesi sono stati gestiti 1454 casi e ora ne sono in carico 858 con una media di 143 utenti per assistente». Questi lavoratori sono in «stato di agitazione». Al loro fianco anche il consigliere regionale Piero Ruzzante che presenterà una mozione alla Giunta regionale. - (Elvira Scigliano)

Motta (PD) «Il carcere di Parma è sovraffollato: l’adeguamento degli organici è ormai indifferibile»

http://www.carmenmotta.it/

«Le rassicurazioni con cui il governo, in diverse occasioni, ha risposto alle mie interrogazioni sulla situazione della dotazione organica del personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Parma continuano, ad oggi, a non trovare alcun riscontro nella realtà dei fatti».

Lo ha dichiarato l’On. Carmen Motta presentando una nuova interrogazione al Ministro della Giustizia Angelino Alfano.

«A fronte di una popolazione carceraria che è al 140% della capienza massima, l’organico della polizia penitenziaria, come denunciato in più occasioni nelle ultime settimane anche dalle organizzazioni sindacali, risulta essere in difetto di ben 131 unità: nonostante la gravità di questa situazione, confermata anche dal fatto che dall'inizio dell'anno vi è stato il ferimento di otto agenti in servizio presso la casa circondariale, dei 15 nuovi agenti che si apprestano a prendere servizio nella nostra regione nessuno è stato destinato a Parma».

«Ho chiesto al Governo di sapere quali azioni intenda assumere al fine di far fronte al crescente sovraffollamento del carcere della nostra città e di intervenire con l’adeguamento degli organici per garantire sicurezza e migliori condizioni di lavoro al personale di polizia e al personale tecnico tra cui educatori e assistenti sociali».

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-03244
presentata da
CARMEN MOTTA
giovedì 15 luglio 2010, seduta n.353

MOTTA. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

il sistema penitenziario della regione Emilia-Romagna ha una capienza regolamentare di 2.393 detenuti a fronte di una previsione organica di 2.401 agenti di polizia penitenziaria e 552 unità di personale dirigenziale e tecnico (direttori, contabili, educatori, assistenti sociali, e altri);

oggi nelle carceri della regione sono detenute 4.539 persone (+189 per cento) a fronte di una presenza organica di soli 1.746 agenti di polizia penitenziaria (- 28 per cento) e 290 tra personale dirigenziale e tecnico (- 48 per cento);

grave, in particolare, risulta essere la carenza di organico nel carcere di Parma dove le unità in difetto rispetto alla dotazione organica sono 131 a fronte di una popolazione carceraria che è al 140 per cento della capienza consentita;

rispondendo ad una precedente interrogazione (n. 5-01170, a prima firma dell'odierno interrogante) il Governo aveva assicurato «un piano straordinario di assunzioni in modo tale da consentire al personale, chiamato a svolgere un'attività estremamente impegnativa, delicata e rischiosa, condizioni lavorative meno stressanti»;

notizie riportate dalla stampa locale in data 13 luglio 2010 riferiscono al contrario che nei prossimi giorni prenderanno servizio presso le carceri dell'Emilia-Romagna soli 15 agenti, nessuno dei quali risulterebbe assegnato al carcere di Parma;

la gravità di tale situazione è confermata dal fatto che dall'inizio dell'anno è stato registrato, in regione, il ferimento, con prognosi superiore ai cinque giorni, di dieci agenti, di cui otto a Parma;

il cosiddetto «piano carceri» prevede l'aumento della capienza regolamentare del sistema carcerario dell'Emilia-Romagna di 1.240 posti entro il 2012 per far fronte al sovraffollamento;

tale aumento di capacità, benché auspicabile, rischia tuttavia di aggravare la già precaria situazione qualora non si provvedesse alla completa copertura delle posizioni in organico attualmente scoperte e ad un loro ampliamento in vista dell'aumento della popolazione carceraria -:

quali azioni il Ministro interrogato intenda attuare al fine di intervenire sul grave sovraffollamento del sistema carcerarlo della regione Emilia-Romagna e in particolare dell'istituto di Parma;

se e in che termini l'amministrazione penitenziaria abbia provveduto alle assunzioni annunciate nella risposta alla precedente interrogazione n. 5-01170 a cui il Governo ha risposto in II Commissione il 2 dicembre 2009;

se, a fronte della persistente carenza di organico, il Governo non ritenga di prevedere all'ulteriore messa in servizio di personale tecnico (educatori, assistenti sociali, e altri) e di polizia penitenziaria al fine di ottemperare alle attuali previsioni organiche;

quali Interventi e con che tempistica, con il cosiddetto «piano carceri», si preveda di attuare sul carcere di Parma al fine di ovviare all'attuale, insostenibile, sovraffollamento. (5-03244)

Adeguare piante organiche del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi

www.comitatoconcorsoeducatoridap.blogspot.com


Martedì 03 Agosto 2010 20:14 On. Lucia Codurelli

Lo scorso anno l’iniziativa “Ferragosto in carcere” ha avuto una giusta risonanza grazie ai 165 parlamentari di tutti gli schieramenti politici, che hanno visitato le oltre 200 strutture penitenziarie, realizzando così la più massiccia e importante visita di sindacato ispettivo mai effettuata in Italia.

L’on. Codurelli che già aveva aderito l’anno scorso, anche quest’anno parteciperà all’iniziativa e visiterà il carcere di Lecco venerdì 6 agosto di pomeriggio e con il consigliere regionale Angelo Costanzo del Pd a Sondrio lunedì 9 agosto sempre di pomeriggio.

“Le carceri nazionali – dichiara la parlamentare lecchese - stanno attraversando un momento difficile e le problematiche sono analoghe sia nei grandi Istituti che in quelli di ridotte dimensioni come Lecco e Sondrio: carenza di fondi, sovraffollamento, carenza di organico nel corpo di Polizia Penitenziaria e di educatori.

Purtroppo la manovra economica in discussione in questi giorni non ci tranquillizza, anzi ci preoccupa perché può determinare un peggioramento delle condizioni di vita nelle carceri e ostacolare il lavoro di chi, ogni giorno si spende per garantire, con le poche risorse disponibile, livelli di vita decenti.

La recente evasione dal carcere di Lecco non ha fatto altro che mettere ancor più in evidenza i problemi più volte denunciati. Per far fronte in modo strutturale ed organico al problema del sovraffollamento penitenziario – continua l’on. Codurelli - è necessario rivedere le norme sulla custodia pre-cautelare e sulla custodia cautelare in carcere (limitandola con criteri più stringenti per il suo utilizzo, anche al fine di eliminare quei meccanismi distorsivi che maggiormente concorrono al fenomeno), la legge ex-Cirielli sulla recidiva, la legge sull’immigrazione e quella sui tossicodipendenti (che producono tassi di incarcerazione elevati e non rispondenti alle reali esigenze di sicurezza dei cittadini).

Ogni intervento – conclude la deputata Pd - non può prescindere però dall’adeguare le piante organiche del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, che garantiscano le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie.

Infine, vanno ripristinati i fondi tagliati all’Amministrazione penitenziaria dalle ultime manovre economiche che ammontano a 100 milioni di euro, di cui 50 milioni riferiti alle sole spese di mantenimento, assistenza e rieducazione dei detenuti”.

Le carceri costano 2,5 miliardi l’anno, ma per “rieducare” i detenuti solo le briciole

di Ilaria Sesana

Avvenire, 4 agosto 2010

La pena “deve tendere alla rieducazione del condannato”. È quanto prevede il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione. In concreto, significa che ai detenuti devono essere offerte una serie di possibilità (attraverso lo studio, la formazione e l’avviamento al lavoro, ad esempio) per arrivare al “fine pena” con la concreta possibilità di non tornare più in carcere.
Un obiettivo estremamente impegnativo, forse il più importante, cui dovrebbe tendere l’intero sistema carcere. Che però può contare su una dotazione economica irrisoria: meno di venti centesimi al giorno per detenuto a fronte di una spesa complessiva giornaliera di 113 euro per ogni persona che si trova dietro le sbarre.
È quanto emerge da uno studio realizzato dal centro studi Ristretti Orizzonti del carcere Due Palazzi di Padova, sulla base dei dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, dalla Corte dei Conti e dal ministero della Giustizia. Numeri che permettono di avere un’idea sul costo del sistema penitenziario nel suo complesso: 2 miliardi e 204 milioni nel 2010. “Per quanto riguarda la rieducazione, la spesa risulta a livelli irrisori - spiegano da Ristretti Orizzonti. Nel trattamento della personalità e assistenza psicologica vengono investiti ben otto centesimi di euro al giorno. Appena maggiore il costo sostenuto per le attività scolastiche, culturali, ricreative e sportive, pari a 11 centesimi al giorno”.
È con questi soldi che si dovrebbero pagare, ad esempio, gli psicologi che, nella quasi totalità, lavorano in convenzione con l’amministrazione penitenziaria e che possono giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione dei suicidi.
“Nel 2008 la spesa per il carcere ha segnato il massimo storico, con quasi 3 miliardi di euro”, spiegano ancora da Ristretti Orizzonti. Ma nel 2010, per effetto dei tagli imposti dalla Finanziaria del 2008 e del 2009 e della sottrazione di 80 milioni di euro relativi all’assistenza sanitaria diventata di competenza del ministero della salute, la spesa fa segnare il minimo storico, con 2 miliardi e 204 milioni di euro. “Così mentre il sovraffollamento ha raggiunto livelli mai visti - denuncia Ristretti Orizzonti - la spesa media giornaliera pro capite è passata dai 198 euro del 2007 ai 113 di oggi”.
A fare la parte del leone (80% del budget) sono i costi relativi al personale: polizia penitenziaria, amministrativi, dirigenti, educatori etc.) mentre solo il 13% del budget è destinato al mantenimento dei detenuti: vitto, corredo, istruzione e assistenza sociale). E c’è poi un’altra voce di spesa molto importante ma che conta su una dotazione economica ridotta: le cosiddette mercedi dei lavoranti, cioè i compensi per i detenuti addetti alle pulizie, alle cucine e alla manutenzione ordinaria. “Il fabbisogno stimato per il funzionamento dei servizi domestici sarebbe di 85 milioni di euro all’anno - concludono da Ristretti Orizzonti - ma per il 2010 ne sono stati stanziati solo 54”. Risultato: i pochi scopini e spesini che lavorano si sono visti ridurre gli orari (e i compensi) mentre nelle carceri domina la sporcizia e l’incuria.

LA FPCGIL PIEMONTE SCRIVE AL MINISTRO ALFANO E AI VERTICI DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

Anche in occasione della complicata vicenda dell’intervento legislativo finalizzato a deflazionare gli Istituti dalla drammatica condizione di sovraffollamento, si deve prendere atto della scarsa considerazione che la politica e, purtroppo, gli stessi vertici dell’Amministrazione Penitenziaria dimostrano nei confronti degli operatori del Comparto Ministeri.
Se un emendamento stabilisce, a ragione, l’assunzione di nuovo personale di polizia penitenziaria per fronteggiare l’emergenza, nulla si dice e tanto meno si propone per il resto del personale, che
pure garantisce un quotidiano, prezioso, contributo per la tenuta del sistema e che viene direttamente e massicciamente coinvolto dall’ imminente misura deflattiva.
Oltre ai danni, anche la beffa: si spaccia lo svuotamento dell’originario Ddl, che tutti sappiamo dovuto alle intricate ragioni degli equilibri politici, per lo sforzo di emanare un provvedimento che
tiene conto della funzione educativa della pena (!!)
In realtà, chi ha anche solo un minimo di conoscenza della realtà carceraria, sa bene che non ci saranno né i tempi né le risorse per interventi che non siano meri, ma comunque gravosi, adempimenti burocratici.
Basta leggere la circolare del Capo del Dipartimento 311194 del 22 Luglio scorso per rendersene conto. Una circolare, inviata per conoscenza (!) alle Direzioni Generali competenti per il trattamento intra ed extramurario, che innanzitutto richiama alla necessità di attenzionare prioritariamente le attività di osservazione, trattamento e sostegno, nonché il supporto per il ristabilimento dei rapporti famigliari (praticamente l’intero panorama degli interventi trattamentali, rispetto a cui denunciamo da tempo lo stato di grave carenza organica e di risorse del personale).
Come se non bastasse, si danno delle disposizioni operative per l’applicazione della misura di legge che ancora non è stata approvata, e di cui si sconoscono contenuti fondamentali, quali, giusto per fare un esempio, le condizioni ostative previste per la concessione, la durata del provvedimento, e così via.
Nel frattempo, “ad ogni buon conto”, le Aree pedagogiche devono procedere a verificare la presenza di sintesi aggiornate o a produrre relazioni comportamentali, a compilare una scheda (per ogni detenuto che, forse, sarà interessato dalla misura) comprensiva di informazioni relative alla posizione giuridica, al percorso trattamentale intramurario, e ad ogni riferimento abitativo, affettivo, lavorativo utile alla detenzione domiciliare.
Parimenti, gli Uepe dovranno effettuare la verifica dei suddetti riferimenti e attivare le reti del territorio, nonché reperire, insieme alle Direzioni degli Istituti, eventuali risorse mancanti. Impresa certo non facile, considerata l’attuale povertà del contesto socio-economico e le caratteristiche della popolazione detenuta nelle nostre carceri!
Non è difficile immaginare lo stato di frustrazione del personale a vario titolo coinvolto, che vede da tempo sistematicamente ignorate le proprie legittime richieste di condizioni lavorative dignitose, che spesso è persino oggetto di omissione in tante dichiarazioni ufficiali dei vertici dell’Amministrazione. Su questo personale si scarica un lavoro gravoso, inutile, per tacitare la coscienza o salvare l’immagine chi non ha saputo né voluto affrontare con serietà il problema del sovraffollamento (cominciando ad esempio a metter mano alle leggi carcerizzanti frutto di tante politiche demagogiche sulla sicurezza, e valorizzando il sistema delle misure alternative).
Un lavoro gravoso ma inutile, perché la moltitudine di derelitti che affolla gli istituti non è in possesso dei requisiti richiesti, altrimenti sarebbe già in detenzione domiciliare, e soprattutto perché metà della popolazione detenuta è costituita da persone che non si fermano in carcere più di tre giorni! Sappiamo tutti che la stima prevista di una deflazione pari a 12000 detenuti è frutto di pura fantasia o, peggio, è espressione di ipocrisia. E ancora una volta pagheranno quei lavoratori mal retribuiti, mal considerati, attenzionati solo come destinatari di provvedimenti punitivi contro gli sprechi e il fannullonismo.
Come se non bastasse, si invitano le Direzioni degli UEPE e degli Istituti ad “un’accorta programmazione delle ferie del personale”(!).
Forse il Capo del Dipartimento non è a conoscenza del fatto che la condizione di cronica carenza di
organico impone ogni anno questo sano esercizio, né è pensabile che operazioni di così dubbia efficacia come quella di imminente attuazione possano ulteriormente comprimere il sacrosanto diritto alle ferie dei lavoratori, sovvertire i programmi delle loro famiglie, oberare oltre ogni misura gli operatori che rimangono nei luoghi di lavoro.
La F.P. CGIL vigilerà perché questo non accada, e intanto rivolge un accorato appello al senso di
responsabilità della politica e delle Istituzioni affinché la misura deflattiva risponda realmente ai
problemi del penitenziario, e non sia una mera operazione di facciata.
FP CGIL Piemonte FP CGIL Piemonte
Coord. DAP Ministeri Segreteria Regionale
Anna Greco Roberto Galasso

martedì 3 agosto 2010

I lavoratori del UEPE di Novara dichiarano lo stato di agitazione

Le RSU dell’Uepe di Novara in considerazione del permanere delle problematiche e delle carenze evidenziate con nota del 15 dicembre 2009 e soprattutto dell’assordante silenzio degli Organi superiori di fronte alle gravi condizioni di lavoro che sono state evidenziate anche dagli Uepe di altre regioni d’Italia, proclamano lo stato di agitazione deciso nell’assemblea tenutasi in data 21 giugno 2010. Ad integrazione si specifica che i carichi di lavoro delle assistenti sociali sono gradualmente e costantemente in aumento, in una situazione generale sociale ed economica che rende sempre più difficile la formulazione di percorsi di reinserimento per l’utenza. L’unica risposta data è stato l’invio in missione, per sei mesi, c/o il nostro ufficio, di una collega di Torino disposta dal Provveditorato: tale provvedimento pur offrendo un sostegno prezioso nella distribuzione del carico di lavoro e, soprattutto, nella turnazione delle presenze presso la sede di Novara, risente della temporaneità e della provvisorietà, non consentendo alcun investimento a lungo termine: infatti la scadenza è prevista pe il mese di agosto.
Si evidenzia inoltre che dal 1° settembre il Direttore di questo Uepe andrà in trattamento di quiescenza e data la situazione oggettiva nell’ambito del distretto, dove vi è carenza di unità che possiedono i requisiti per svolgere le funzioni direttive, si può ragionevolmente prevedere che si chiederà al personale di servizio sociale in servizio di farsi carico di tali funzioni, riducendo in tal modo le già esigue forze.
A quanto rilevato si aggiunge che è imminente una riduzione del perdonale dell’area amministrativa, conseguentemente al trasferimento ad altra sede dell’operatore contabile in servizio, previsto anch’esso per il prossimo mese di settembre, che si ripercuoterà necessariamente sull’efficienza operativa dell’area e dell’ufficio intero.
Pertanto l’assemblea dei lavoratori dei lavoratori ribadisce che manterrà le modalità lavorative già esposte e che sostanziano in:
1) il personale non darà la propria disponibilità alla partecipazione ad incontri progettuali e programmatori promossi dall’Amministrazione sia a livello centrale che regionale;
2) Le assistenti sociali garantiranno l’espletamento delle indagini richieste dalla magistratura sia dagli Uffici e dagli istituti, assegnate almeno tre mesi prima dalla scadenza.
3) Le assistenti sociali relativamente all’istituto penitenziario di Brissogne(AO), garantiranno elusivamente gli interventi riguardanti i detenuti definitivi per i quali la direzione dell’Istituto ha disposto l’osservazione in relazione all’istanza di misura alternativa alla detenzione e/o beneficio esterno.
4) Si provvederà a chiedere alla Direzione un inconro finalizzato alla ridefinizione dell’orario di servizio soprattutto in relazione all’orario di apertura al pubblico.
5) Saranno effettuate assemblee del personale il cui calendario sarà presto approntato e divulgato ai lavoratori.

Eventuali forme di lotta sindacale saranno valutate in itinere e lo stato di agitazione sarà revocato soltanto in presenza di risposte concrete a quanto rivendicato dai lavoratori.


RSU UEPE NOVARA FPCGIL NOVARA FLP SUNAS NOVARA RDB USB NOVARA

Ddl Alfano sulla detenzione domiciliare

Il ddl Alfano sulla detenzione domiciliare diventerà legge... forse ad ottobre

Asca, 3 agosto 2010

Il forcing fatto la scorsa settimana dalla Commissione Giustizia, con varie sedute in sede deliberante, ha permesso di chiudere il lungo iter del ddl 3291-bis riguardante la esecuzione domiciliare per i residui di pena non superiori ad un anno. Il progetto normativo, dopo numerosi ritocchi al testo varato dal Governo, era stato a lungo discusso in referente in Commissione e vagliato parzialmente dall’Assemblea, che all’inizio di luglio, aveva deliberato il ritorno alla Giustizia per ulteriori approfondimenti. La Commissione aveva chiesto ed ottenuto la deliberante. Sono stati approvati venerdì gli ultimi ritocchi tra cui, come sottolineato anche nel parere espresso dalla Affari Costituzionali, l’articolo 4-bis che autorizza il Ministero dell’Interno ad effettuare assunzioni di personale per le esigenze connesse ai maggiori controlli derivanti dall’attuazione del provvedimento.
Ora il testo - diretto anche a dare parziale risposta al problema del sovraffollamento carcerario - passa all’esame del Senato che, se non saranno apportate ulteriori modifiche, dovrebbe approvarlo entro ottobre per consentire l’uscita dai penitenziari di varie centinaia di detenuti assegnati ai domiciliari solo se il giudice competente avrà verificato e sottolineato nella richiesta da inviare al magistrato di sorveglianza la idoneità del domicilio o, in caso di soggetti drogati sottoposti a trattamento di recupero l’assegnazione in apposite strutture di assistenza.

lunedì 2 agosto 2010

Senatrice PD Serafini: Valorizzare il ruolo degli assistenti sociali

comunicato stampa

"E' necessario introdurre una disciplina organica aggiornata per assistente sociale ed assistente sociale specialista, verificando e riscrivendo i requisiti del percorso formativo e delineandone il profilo". E' quanto sostiene la senatrice Pd Anna Maria Serafini che ha presentato un ordine del giorno firmato anche dal senatore Guido Possa del Pdl e accolto dal governo.

"L'Europa - prosegue la senatrice - richiede che venga valorizzata la professione dell'assistente sociale non solo attraverso la competenza, ma anche riconoscendo loro responsabilità ed autonomia nel settore pubblico e in quello privato.

Tali professioni devono passare da attività assistenziali ad attività che presuppongono un moderno concetto di sussidiarietà e di integrazione dei servizi sociali. In primo luogo, gli assistenti sociali sono organizzati e riconosciuti come ordine in quanto accompagnano l'azione dello Stato su due princìpi importanti: l'accoglienza del disagio con politiche di inclusione e l'affermazione di diritti a tutela della dignità della persona.

L'altro tipo di sussidiarietà riguarda il rapporto con l'individuo, la famiglia, il gruppo e la comunità. Questo secondo genere di sussidiarietà, su cui sta convergendo anche un approccio diverso dal passato, sia laico che cattolico, presuppone non un'azione di sostituzione rispetto agli individui, alle famiglie, alla comunità e ai gruppi ma, all'opposto, significa attivare le risorse dell'individuo, delle famiglie, della comunità e dei gruppi", conclude la senatrice Serafini.

CGIL LOMBARDIA SCRIVE AL MINISTRO ALFANO E AI VERTICI DAP

Oggetto: Regolamento UEPE e circolare del Capo Dipartimento Ionta sulla proposta di legge per “l’ammissione alla detenzione domiciliare per le pene non superiori ad una anno”: quale reinserimento


La nota della CGIL nazionale del 15 luglio u.s. a firma della coordinatrice nazionale ci ha informato che in data 11 giugno era stato firmato dal Ministro della Giustizia A. Alfano il Regolamento di organizzazione degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna ai sensi dell’art. 3 della legge 154/2005 e dell’art.72 c.1 della Legge 25 luglio 1975 n.354 .
Confermando e condividendo le perplessità espresse dalla compagna della CGIL FP nazionale circa le modalità ormai consuete di questa Amministrazione di ignorare tutte le normative che regolano i rapporti sindacali, ci appare ancora più grave il fatto che si sia voluto evitare in questa occasione di rendere pubblico il Regolamento prima della firma definitiva, proprio perché si conoscevano a priori le sue criticità e l’opposizione forte che analoghi testi preparati negli anni precedenti e preventivamente inviati alle OO.SS. per le opportune osservazioni, avevano incontrato tra il personale degli UEPE, le OO. SS., il mondo del volontariato penitenziario e le Associazioni/Ordine professionale degli assistenti sociali.
In breve, sapendo che il provvedimento non avrebbe incontrato il favore di molti lo si è fatto passare alla chetichella e facendo trovare tutti di fronte al fatto compiuto.
Probabilmente in pochi si saranno resi conto che il suddetto regolamento andrà a modificare sostanzialmente la composizione e l’organizzazione degli UEPE, stravolgendo non di poco i contenuti della legge 354/75 e il N.R. di esecuzione 230/2000 negli articoli che fanno riferimento agli UEPE ex CSSA.
Si compie a questo punto il processo di trasformazione di questi uffici iniziato nel 2005 con la l. 154 attraverso il cambiamento del nome da CSSA in UEPE, trasformazione che in realtà vuol dire stravolgimento del mandato istituzionale dato dalle legge di riforma del 1975 e che non a caso è stato attuato in modo subdolo e poco chiaro per chi legge superficialmente il testo, in quanto si limita a citare nella parte terza art. 13 comma 7, l’ art. 34 del DPR 82/99 comma 1 punti 1/7/8/14/15 e comma 2 che fa esplicito riferimento all’art. 5 legge 395/95, da cui si deduce che tra le risorse umane è prevista la polizia penitenziaria e i compiti che questa può svolgere negli UEPE possono essere declinati a tutto campo.
Oggi è possibile cambiare le leggi attraverso un semplice regolamento firmato dal Ministro
Questa volta però gli assistenti sociali e le organizzazioni che li rappresentano non hanno potuto dire niente perché non si è saputo niente, in quanto come specificato dalla CGIL FP nazionale “… sono stati disattesi, dall’Amministrazione Penitenziaria in primis, quei principi stabiliti dalla norma che regolano e definiscono le relazioni sindacali e le materie contrattuali oggetto di informativa e di confronto tra le parti. Una di queste è proprio l’organizzazione degli uffici, specificità che caratterizza il Regolamento in questione…”
E’ così che funzionano le cose nell’Italia di oggi e per confermare cosa si intende per “reinserimento sociale del condannato” basta leggere l’ultima circolare inviata dal Capo del Dipartimento ai Provveditorati regionali, agli Istituti Penitenziari e UEPE in vista dell’approvazione da parte del Parlamento della nuova normativa finalizzata a deflazionare le carceri dalla nota situazione di sovraffollamento: “la legge sull’ammissione alla detenzione domiciliare per le pene non superiore ad un anno”
E’ sufficiente “un verbale di accertamento dell’idoneità del domicilio” per fare uscire una persona dal carcere con buona pace per tutti i discorsi sulla qualità degl’interventi finalizzati a diminuire la recidiva e l’assistente sociale professionista chiamato ad affrontare situazioni molto complesse e di alta professionalità ridotto a mero accertatore sull’esistenza di un domicilio e della sua idoneità.
Le lavoratrici ed i lavoratori degli UEPE non meritano questo trattamento “inumano e degradante” del loro lavoro e saranno sostenuti da noi in un percorso di lotta all’arroganza e al malgoverno di chi crede che il lavoro sociale sia riducibile ad un automatismo burocratico ed autoreferenziale che non si collega ad un tessuto sociale in costante evoluzione.