L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 13 aprile 2011

L'emergenza carceri dimenticata... zero fondi, vuote le nuove prigioni

di Giovanni Bianconi - Corriere della Sera, 8 aprile 2011


Il 13 gennaio 2010 il governo proclamò lo “stato d’emergenza” nelle carceri italiane, come di fronte a una catastrofe naturale. Furono stanziati fondi per ricavare nuovi spazi dietro le sbarre, obiettivo altri 21.749 posti. I detenuti a quella data erano 65.067, per una capienza ferma a 44.055: un’eccedenza di oltre ventimila galeotti, da assorbire attraverso un piano per 47 nuovi padiglioni penitenziari.

Oggi, un anno e quattro mesi dopo, i detenuti sono 67.648 (dato rilevato al 4 aprile dall’associazione “A buon diritto”), cioè 2.658 in più rispetto al numero per cui la situazione fu accostata a una calamità. E i posti in più? Pochi, pochissimi. C’è chi dice duemila, con un’approssimazione probabilmente per eccesso, ma sarebbe comunque una cifra inferiore all’incremento degli “ospiti”. Dunque la realtà è peggiorata.
Ma non solo per la crescita dei detenuti. Parte delle nuove prigioni che si è riusciti a costruire sono vuote perché mancano i soldi per metterle in funzione. E soprattutto manca il personale della polizia penitenziaria. Sempre nel gennaio 2010 il ministro della Giustizia Alfano dichiarò che a breve sarebbero entrati in servizio altri duemila agenti. A luglio ribadì la promessa, abbassando i reclutamenti “in prima battuta” a mille. Sono passati altri
nove mesi, e ancora si attende l’ingresso delle nuove guardie carcerarie. Quando arriveranno, paventa qualcuno, saranno meno di quelle che nel frattempo hanno lasciato il servizio per raggiunta pensione o altri motivi.
Sono i numeri di una crisi che l’annunciato impegno del governo non è riuscito a scalfire. Di cui la politica generalmente si disinteressa - a parte il costante impegno dei radicali e pochi altri esponenti sparsi nei diversi partiti, ma che continua a lasciare i detenuti italiani in condizioni di vivibilità al limite della sopportazione. E a produrre morti. Carlo Saturno è la quarantesima vittima del 2011; per adesso siamo nella media, nel 2010 i decessi furono 172. Divisi in tre grandi categorie: suicidi, cause naturali 0 da accertare. All’inizio anche la morte di Stefano Cucchi, il tossicodipendente spirato nel reparto carcerario di un ospedale romano a sei giorni dall’arresto, fu classificata come “naturale”, poi s’è capito che forse le cose andarono diversamente e oggi c’è un processo a carico di una dozzina d’imputati. Ufficialmente, tra perizie e controperizie, le vere cause sono passate fra quelle “da accertare”.
Le prime verifiche sul caso del giovane Saturno non fanno dubitare del suicidio, ma dietro c’è ancora una storia da chiarire. Non solo quella del processo a carico di alcuni agenti del carcere minorile in cui fu rinchiuso in passato, accusati di presunte violenze. “L’esperienza ci porta a dire che le carceri sono sovraffollate di molti soggetti che versano in uno stato di tensione personale regolarmente accentuato ed esasperato dalla situazione - spiega Luigi Manconi, presidente di A buon diritto. E in queste situazioni il confine fra pressioni, mancata tutela e induzioni a gesti estremi diventa labilissimo”.
Servirebbero vari tipi d’intervento, non solo nuovi spazi nelle celle. I tagli economici, che colpiscono il pianeta carceri come gli altri settori della pubblica amministrazione, hanno riguardato anche l’assistenza; per dime una, non ci sono soldi per gli psicologi, e la media tra quelli in servizio e i reclusi fa sì che mediamente ogni detenuto possa usufruire di un sostegno per due minuti ogni mese. Qualcosa, in questo “stato d’emergenza” potrebbero fare i Garanti dei diritti della persone private della libertà. Figura che in Puglia, dov’è morto Saturno, esiste sulla carta ma manca nella realtà; per nominarlo serve una maggioranza di tre quarti del consiglio regionale, e non si trova l’accordo sul nome.

Il Rapporto di Ristretti Orizzonti; meno misure alternative... e più affollamento

Paolo Persichetti - Liberazione, 10 aprile 2011

Oltre un milione e centomila galline ovaiole "prigioniere" in gabbie sovraffollate ben oltre i limiti di legge sono state sequestrate dai Nas durante una serie di controlli in allevamenti del centro nord, effettuati in vista delle festività pasquali. La presenza nelle gabbie era del 50% superiore al numero di animali consentito dalle attuali normative europee.

Una situazione analoga alla condizione di vera e propria calca che si vive nelle celle delle carceri italiane, dove le persone sono stipate l'una sull'altra. 67.615 presenze registrate alla data del 28 febbraio 2011 per una capienza che sulla carta raggiunge i 45.320 ma in realtà è inferiore.
Molti sono posti fantasma. Intere sezioni, pur disponibili, restano vuote con la conseguenza che la statistica diluisce l'affollamento reale. Il dato medio falsa le condizioni ben più drammatiche che si vivono nei maggiori istituti metropolitani e nelle prigioni del Sud, dove la presenza nelle "stanze di pernottamento" (ma dove si soggiorna 20-22 ore al giorno) raggiunge tranquillamente il doppio della capienza prevista. Insomma si sta peggio delle galline ovaiole tutelate dai Nas.
Se gli stessi criteri utilizzati per i pennuti dalle uova d'oro venissero applicati agli umani, le nostre carceri chiuderebbero. Questo è il primo dato che emerge dalla elaborazione delle ultime stime, rese note dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, realizzato da Ristretti orizzonti, la piattaforma multimediale di cultura e informazione dal carcere promossa da detenuti ed ex detenuti della casa di reclusione Due palazzi di Padova e sostenuta dall'associazione di volontariato "Granello di Senape Padova".

Si esce di meno e si entra di più


Altra conseguenza significativa registrata dalle cifre ufficiali è il fatto che una volta entrati in carcere non si esce, o meglio, si esce il più tardi possibile. Gli ergastolani, per esempio, restano in carcere ben oltre i 30 anni reali, che sommati ai giorni di liberazione anticipata (la buona condotta) spesso avvicinano i tetti di pena maturata a cifre da capogiro. La pena si sconta chiusi in cella fino all'ultimo giorno e chi quell'ultimo giorno non ce l'ha rischia di uscirne solo con i piedi in avanti. Il raffronto proposto tra il numero delle misure alternative applicate al 28 febbraio 2011 e quelle concesse prima che entrasse in vigore la cosiddetta legge Cirielli (251/2005 ), normativa che pone molte limitazioni alla loro applicazione nei confronti di condannati recidivi, non consente repliche.
Oggi sono in misura alternativa 16.018 persone, dei quali 8.604 in affidamento ai servizi sociali, 858 in semilibertà (tra loro gli stranieri sono soltanto 85), 6.556 in detenzione domiciliare (non quella speciale entrata a regime recentemente e utilizzabile da poche decine di persone), a cui vanno sommati i condannati a lavori di pubblica utilità (41 in tutta Italia), ammessi al lavoro esterno (423 persone). Altre 2.023 sono le persone sottoposte alla libertà vigilata e 104 alla libertà controllata.
Prima della Cirielli erano in misura alternativa: 48.195 persone nel 2003, 50.228 nel 2004 e 49.943 nel 2005. Le restrizioni della Cirielli hanno prodotto una riduzione di quasi 2/3 a fronte di un incremento della popolazione reclusa. A causa degli inasprimenti sulla recidiva e di altre norme in materia di sicurezza (tra cui l'estensione della fascia di reati ostativi o che vedono ritardata l'applicazione della Gozzini e delle misure alternative), l'esecuzione penale esterna è tornata ad essere quella dei primi anni 90, quando c'erano 20 mila detenuti in meno. 13mila persone in misura alternativa nel 1994, 15 mila l'anno successivo. L'industria della punizione gira a pieno regime.

Granata (Fli); nelle carceri si consuma un dramma, nostra mozione domani al voto

Dire, 12 aprile 2011 “Questo governo dovrebbe vergognarsi perché non è stato in grado di mettere in campo delle proposte valide per superare l’emergenza carceri, che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa grazie a un sovraffollamento che si attesta intorno al 151 per cento e a un rapporto inversamente proporzionale tra numero di detenuti e personale penitenziario. Come Futuro e Libertà, insieme con il capigruppo Della Vedova e alla collega Flavia Perina, abbiamo presentato una mozione, che sarà votata in Aula domani, relativa alla drammatica situazione delle carceri italiane”. Lo dichiara in una nota il deputato Fli Fabio Granata. “Noi vogliamo che il governo esca da questo insopportabile silenzio e che si impegni ad adeguare la spesa in vista dei prossimi provvedimenti finanziari, a predisporre un complesso di riforme volte ad ottenere un effetto deflattivo e a migliorare le condizioni di detenzione, nonché implementare il piano carceri, anche attraverso il ricorso a investitori privati per la riconversione dei modelli di detenzione e per la riqualificazione delle case circondariali. Il gruppo di Futuro e Libertà ha altresì annunciato una richiesta di stralcio del 20 per cento delle somme previste dal piano carceri, per far partire subito un programma di manutenzione straordinaria delle strutture carcerarie esistenti”, conclude Granata

Carcere: detenuti stretti come galline... ma nelle carceri i Nas non intervengono mai?

di Silvia D’Onghia - Il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2011 Dove è finito il Piano di Alfano? Risse tra reclusi, proteste violente. Quest’anno già 40 morti, 16 i decessi per suicidio, 17 per “cause naturali” e 7 da accertare. Scene da far west, di là dal muro che divide le persone libere da quelle recluse. Otto detenuti si fronteggiano con l’uso di lamette, alcune delle quali applicate a piccole aste, in modo da formare rudimentali rasoi. Alcuni di loro rimangono feriti. A dividerli i troppo pochi agenti penitenziari. Accade il 10 marzo, nel carcere di Reggio Emilia, in cui vivono 322 persone, 150 in più rispetto al numero previsto. Due giorni dopo parte la protesta nella casa circondariale di Porto Azzurro, sull’Isola d’Elba: a orari stabiliti i detenuti percuotono i cancelli delle celle con pentole e ogni oggetto reperibile. Sono rinchiuse qui 310 persone contro una capienza di 238. Il 21 marzo il teatro della rivolta è il Marassi di Genova: due risse nell’arco di una sola giornata, tunisini contro albanesi, anche in questo caso tutti armati di lamette. Uno di loro rimane sfigurato al volto. Lo scorso fine settimana, a Novara, un detenuto aggredisce due sovrintendenti della polizia penitenziaria. Nello stesso giorno, a Sollicciano, un agente si è ritrovato con la frattura del setto nasale. Proteste pacifiche invece a Venezia, dove il vicesindaco ha chiesto l’intervento del ministero della Giustizia e l’Ordine degli Avvocati la chiusura della struttura. Il motivo delle rivolte è, ovunque, lo stesso: in cella non si vive, costretti a stare anche in otto persone, in letti a castello a tre piani, senza neanche la possibilità di stare tutti in piedi contemporaneamente. Con i cessi accanto alla branda, con gli spazi comuni che diventano formicai per poche decine di minuti al giorno. Senza attività ricreative, senza rieducazione, senz’aria. Rispetto a una capienza media di 45 mila, quasi 68 mila persone (67.648 secondo i dati dell’associazione “A buon diritto”) vivono così, anzi, non vivono così. Ecco perché sono quotidiane le risse, così come i suicidi. Mehdi Kadi era un 39enne algerino, arrestato nell’ottobre del 2008 in seguito a una rapina. Il 3 aprile si è tolto la vita impiccandosi nel carcere “Due Palazzi” di Padova. Mario Germani, 29 anni, è ricoverato in condizioni gravissime dopo aver tentato di suicidarsi nella sua cella del penitenziario di Viterbo il 2 aprile. Era stato arrestato nei giorni precedenti per essere evaso dai domiciliari. Nello stesso giorno è morto a Novara un suo omonimo, Mario Coldesina, 42 anni. Secondo i primi accertamenti, il decesso è avvenuto per soffocamento. Giovedì scorso a non farcela è stato Carlo Saturno, il ragazzo barese di 22 anni per la morte del quale la Procura sta procedendo con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Dall’inizio dell’anno sono già 40 le persone morte nelle carceri italiane. La loro età media era di 37 anni. Ieri i carabinieri del Nas hanno salvato oltre un milione e centomila galline “prigioniere” in gabbie sovraffollate ben oltre i limiti di legge. Nessuno, invece, salva i detenuti. “Vige una cappa censoria - spiega Irene Testa, segretaria radicale de “Il detenuto ignoto”. Nessuno ne parla. Non lo fanno i parlamentari, non lo fa il governo, non lo fanno gli enti locali, non lo fa la tv. Gli italiani non sanno cosa accade oltre i muri”. La deputata radicale Rita Bernardini qualche mese fa ha depositato un disegno di legge per estendere anche ai sindaci e ai presidenti delle Province la prerogativa di sindacato ispettivo. “Se anche i primi cittadini potessero entrare in carcere come i parlamentari - prosegue Testa - forse si renderebbero conto dell’emergenza”. Finora alla proposta hanno aderito 62 sindaci e 21 presidenti di Provincia. Nel gennaio 2010, il ministro Alfano decise lo stato d’emergenza. Sarebbe dovuto cambiare tutto e invece, 15 mesi dopo, la situazione è peggiorata. Il Piano straordinario è morto nei cassetti del Guardasigilli e del commissario Franco Ionta. È stato inaugurato qualche padiglione che poi è rimasto vuoto per mancanza di poliziotti. Ionta ha dichiarato a Rai News che i 700 milioni di euro necessari al Piano carceri sono depositati su un conto presso la Banca d’Italia. Non si comprende dunque perché non vengano subito spesi. E il famoso ddl “svuota carceri” tanto sbandierato? Ne sono usciti 1.700. Vergogna nella vergogna: per far “non vivere” 68 mila persone, lo Stato ha speso - tra il 2001 e il 2010 - oltre 28 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i fondi stanziati per il Piano e la spesa per l’assistenza sanitaria, 90 milioni annui. Il 79 per cento dei costi dipendono dal personale, solo il 13 per cento dal mantenimento dei detenuti, il 4 per cento dalla manutenzione delle carceri.

FP CGIL PEMITENZIARI: Problematiche UEPE SRIVE VERTICI DAP - Progetto "MASTER"

Nel prendere visione della nota n.0117843 del 22.03.2011, quale risposta alla FpCgil di Pavia riguardante la grave carenza di personale di servizio sociale presso l'UEPE ivi ubicato, abbiamo appreso che codesta Direzione Generale , nella consapevolezza della gravissima endemica carenza di personale in cui versano gli UEPE del territorio nazionale, ha predisposto un progetto "MASTER" mirato ad apportare un contributo in termini di risorse professionali a quelle sedi che ne sono fortemente carenti. Apprendiamo, così, che il progetto, approvato e, quindi, finanziato dalla cassa delle ammende, dovrebbe consentire alla stipula di convenzione di 100 consulenti ex art.80 esperti in servizio sociale da assegnare presso gli uffici locali con maggiore carenza di risorse. Questa O.S. ha più volte rappresentato la drammatica situazione in cui versano gli UEPE a causa della carenza di risorse umane ed economiche e crediamo che l'iniziativa in questione intenda significare una attenzione, benché insufficiente, al disagio e alle difficoltà operative degli stessi e dei lavoratori del settore. Chiediamo, pertanto, di poter conoscere più approfonditamente l'articolazione del progetto in questione e i tempi previsti per la sua implementazione nonché le sedi UEPE presso cui sono previste dette convenzioni. In attesa di sollecito riscontro porgiamo cordiali saluti. La Coordinatrice Nazionale DAP Lina Lamonica

Comunicato stampa di Rossana Dettori, Segretaria Generale Fp-Cgil Nazionale

Carceri: l'emergenza non è affatto finita -Affrontare la crisi umanitaria, costruire i presupposti per la riforma del sistema Roma, 6 Aprile 2011. “L'Fp-Cgil è disposta a discutere della riforma di tutto il sistema dell'esecuzione penale, ma qualunque confronto deve partire da una presa d'atto sulla gravità della situazione. Le iniziative assunte dal Governo in questi anni sono state inutili o dannose. Siamo ancora in piena emergenza”. Queste le parole di Rossana Dettori, Segretaria Generale dell'Fp-Cgil, in merito all'incontro tenutosi stamane tra Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e le organizzazioni sindacali del settore. “Sostenere che siamo usciti dall'emergenza è un atto di sottovalutazione. Una riforma è necessaria e se il Dap vuole affrontare questa discussione saremo i primi a dare una mano. Ma sono necessari interventi urgenti. Il lavoro in carcere – continua Dettori – non è mai stato tanto difficile: il numero dei suicidi e delle morti rimane allarmante; le incerte assunzioni di poliziotti promesse sono già state ridimensionate; per il personale dell'area trattamentale (educatori etc...) solo tagli; non c'è il contratto della dirigenza; lo sbandierato piano carceri è un miraggio, nonostante l'annuncio del Governo di stato di emergenza e la promessa di 1,5 miliardi di euro”. “La Fp-Cgil continuerà a denunciare l'emergenza umanitaria, a proporre soluzioni per la diminuzione delle presenze negli istituti e per la realizzazione di un sistema che punti tutto sul reinserimento e sugli strumenti alternativi alla detenzione. Lo abbiamo già fatto con le nostre “10 proposte per uscire dall'emergenza”. È necessaria una maggiore collaborazione, maggior realismo, ma soprattutto va sottratto il tema carcerario all'opprimente peso della propaganda”.





CZC4614/SXB XCI32512 R POL S0B QBXB CARCERI: DETTORI (FP-CGIL), L' EMERGENZA NON E' FINITA (ANSA) - ROMA, 6 APR - "La Cgil, settore funzione pubblica, è disposta a discutere della riforma di tutto il sistema dell'esecuzione penale, ma qualunque confronto deve partire da una presa d'atto sulla gravità della situazione. Le iniziative assunte dal Governo in questi anni sono state inutili o dannose. Siamo ancora in piena emergenza". Cosi' Rossana Dettori, segretaria Fp-Cgil, ha commentato, dandone notizia in una nota, l'incontro tenutosi stamane tra Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e le organizzazioni sindacali del settore. "Sostenere che siamo usciti dall'emergenza è un atto di sottovalutazione. Una riforma è necessaria e se il Dap vuole affrontare questa discussione saremo i primi a dare una mano. Ma sono necessari interventi urgenti. Il lavoro in carcere - ha proseguito Dettori - non è mai stato tanto difficile: il numero dei suicidi e delle morti rimane allarmante; le incerte assunzioni di poliziotti promesse sono già state ridimensionate; per il personale dell'area trattamentale (come gli educatori) solo tagli; non c'è il contratto della dirigenza; lo sbandierato piano carceri è un miraggio, nonostante l'annuncio del Governo di stato di emergenza e la promessa di 1,5 miliardi di euro". "La Fp-Cgil continuerà a denunciare l'emergenza umanitaria, a proporre soluzioni per la diminuzione delle presenze negli istituti e per la realizzazione di un sistema che punti tutto sul reinserimento e sugli strumenti alternativi alla detenzione. Ô necessaria una maggiore collaborazione, maggior realismo, ma soprattutto va sottratto il tema carcerario all'opprimente peso della propaganda", ha concluso la sindacalista. (ANSA). COM-NM 06-APR-11 16:20 NNNN

Cisl Giustizia: Intervento sulle Proposte di Miglioramento gestione Esecuzione Penale 7.4.2011

http://www.cislfpgiudiziario.org/
Si è svolto in data odierna il programmato incontro in tema di “proposte di fattibilità volte a migliorare, allo stato della normativa vigente, il sistema penitenziario nazionale”. All’inizio dell’incontro il Capo Dipartimento, Franco Ionta, ha illustrato il contenuto di un documento programmatico, che pubblichiamo, recante la indicazione dei punti fondamentali dell’azione del Ministero nel settore penitenziario nel prossimo futuro e la enunciazione della opportunità di costituire gruppi di lavoro in materia di misure alternativa alla detenzione, programmi trattamentali e contabilità carceraria. La CISL, nel riservarsi di formulare ulteriori osservazioni all’esito di una attenta lettura del documento programmatico e pur apprezzando l’azione sin qui posta in essere, anche con riferimento alle relazioni sindacali, ha esposto le proprie argomentazioni come di seguito illustrate: •Risorse umane. La grave carenza di organico del personale del comparto ministeri che si accompagna al sottodimensionamento dell’organico medesimo (basta considerare il rapporto che c’è tra il numero degli educatori e degli assistenti sociali ed il numero dei detenuti per capire la gravità della situazione) impone per il futuro, specie in presenza di un ampliamento delle strutture carcerarie esistenti e della costruzione di nuove strutture, la realizzazione di una seria politica degli organici (assunzioni, ampliamento e rimodulazione degli organici, mobilità interna, da e verso altre pp. aa.), anche in deroga ai vincoli di carattere generale, considerata l’importanza del settore penitenziario per il vivere civile ed il valore strategico delle attività che il personale amministrativo svolge nelle strutture penitenziarie (trattamento, recupero, contabilità, manutenzione…). •Risorse economiche. La grave carenza di risorse economiche che investe tutti i capitoli di bilancio dell’amministrazione impone di sviluppare le procedure di finanziamento del e dal Fondo Unico Giustizia che, allo stato, costituisce la principale fonte di sovvenzione delle varie attività del Ministero. Attraverso opportuni interventi legislativi è anche indispensabile rifinanziare, dalla stessa fonte, il Fondo Unico di Amministrazione che, per il personale amministrativo penitenziario, raggiunge una quota pro capite media annua assolutamente risibile. •Esecuzione penale esterna. La gravissima situazione in cui versano gli UEPE (assoluta carenza di personale e di risorse materiali) e la necessità di sviluppare la tematica delle pene non detentive, con opportuni ed ulteriori interventi legislativi, impone all’amministrazione di investire seriamente nel settore che diventa strategico per deflazione la popolazione carceraria. •Gruppi di lavoro. la CISL pur apprezzando l’iniziativa di costituire gruppi di lavoro, ha rilevato la opportunità che gli stessi si occupino dell’attività amministrativa penitenziaria in tutti i suoi aspetti (compresi quelli organizzativi dei servizi e di relazione con l’esterno) oltre quelli già previsti dall’amministrazione. Inoltre la CISL ha sostenuto la necessità che l’attività dei predetti gruppi avvenga in maniera trasparente ed in tempi certi. Pubblichiamo il documento programmatico consegnato dal Capo Dipartimento ed un appunto del Vice Capo Dipartimento predisposto nel dicembre 2008 sulla riorganizzazione dei circuiti detentivi.

CONFSAL UNSA GIUSTIZIA INTERVENTO SU LINEE PROGRAMMATICHE 7.4.2011

http://www.sagunsa.it/

Come preannunciato, si è tenuto ieri al DAP l’incontro convocato dal Presidente Ionta per presentare un “documento programmatico per la definizione di azioni di indirizzo per il miglioramento della gestione dell’esecuzione penale” da lui predisposto. Alla riunione, che si è svolta in un clima di sereno ed interessante confronto, erano presenti i vertici dell’Amministrazione (Vice Capi Dipartimento e Dirigenti Generali) e tutte le OO.SS. rappresentative del personale di tutti i comparti contrattuali. Il Capo del Dipartimento ha più volte sottolineato la necessità di un radicale cambiamento dell’Amministrazione Penitenziaria, chiedendo la fattiva collaborazione delle OO.SS. e del personale tutto, indicando alcune linee strategiche (vedi allegati) da perseguire per raggiungere una stabilizzazione del sistema penitenziario e, pertanto, ha ribadito l’esigenza di porre in essere un metodico confronto con le rappresentanze dei lavoratori. Illustrando il documento, il Presidente ha sostenuto, con eccessivo ottimismo, il superamento dello stato emergenziale del pianeta carcere. Francamente la realtà che ci proviene dalla periferia, e che riscontriamo nelle nostre visite nelle strutture e servizi del territorio, è di tutt’altro tenore: sovraffollamento, personale insufficiente e demotivato, risorse economiche ridotte al lumicino, carenza di mezzi e strumenti per l’ordinario espletamento del proprio mandato, per non parlare di istituti e Provveditorati senza vertici con conseguente scadimento delle relazioni sindacali, blocco del turn-over e divieto di assunzioni se non sarà effettuato un ulteriore taglio delle già irrisorie piante organiche. Abbiamo chiesto in favore del personale uno stanziamento straordinario per il FUA attingendo dal Fondo Unico Giustizia, essendo assolutamente insufficiente quello percepito annualmente. E’ stata altresì colta l’occasione per ribadire ancora una volta la nostra protesta per il mancato pagamento del FUA 2009 chiedendo di sollecitare le procedure di liquidazione. Per l’elaborazione di proposte organizzative il Capo del Dipartimento ha manifestato la volontà di costituire Gruppi di lavoro ad hoc su specifiche tematiche quali: • riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria e definizione di un modello di sicurezza intra/extramurale dinamico ed efficace; • formulazione di programmi trattamentali per categorie omogenee di soggetti in esecuzione penale intra/extra murale, sistemi di monitoraggio e valutazione; • riforma della disciplina delle misure alternative alla detenzione; • studio di una proposta di riforma di riforma della contabilità. Le risultanze dei gruppi di lavoro e la pianificazione unitaria conseguente dovrebbero, secondo il Presidente Ionta, consentire il rilevamento dell’effettivo fabbisogno in termini di risorse umane, materiali e finanziarie. Alla luce dei succitati intenti, la CONFSAL-UNSA nel suo intervento ha rappresentato quanto segue. Prioritariamente abbiamo ritenuto necessario richiamare la storia della nostra O.S., da sempre promotrice dei principi di specificità/atipicità del lavoro svolto dal personale civile penitenziario, ricordando lo straordinario successo raggiunto, quale unica promotrice, con il riconoscimento dell’indennità penitenziaria. Contestualmente abbiamo rammentato al Presidente l’incontro con lui avuto il 27 novembre 2008 nel quale rappresentammo il disagio ed il malessere del personale del comparto ministeri che vede il suo ruolo marginalizzato con una marcata differenziazione del suo trattamento sia giuridico sia economico rispetto alle altre componenti dell’Amministrazione. Quanto sopra è stato rappresentato per sottolineare che nei punti programmatici stilati vi è una fondamentale carenza: la riforma del personale civile che porti ad una nuova e più efficace organizzazione dell’Amministrazione, superando le illogiche e non funzionali divisioni tra le diverse figure professionali che quotidianamente lavorano fianco a fianco nelle strutture penitenziarie di ogni tipo, disegnando finalmente un percorso che conduca ad un medesimo modello contrattuale di riferimento utilizzando adeguati strumenti allo scopo. Una riforma organica di tutto il personale, sia civile sia di polizia penitenziaria, accompagnata da norme che consentano un maggior ricorso alle misure alternative (con un idoneo potenziamento delle risorse umane e strumentali) avrà certamente un riscontro positivo sugli istituti, riducendone il sovraffollamento e contribuendo alla reale stabilizzazione del “sistema carcere”, conciliando sia le esigenze di sicurezza dei cittadini sia le finalità trattamentali. La Confsal-Unsa approfondirà le tematiche contenute nella documentazione consegnata e certamente non farà mancare il proprio contributo di idee, garantendo la propria partecipazione agli incontri che l’Amministrazione programmerà.


- documento programmatico del Pres. Franco Ionta - documento del Vice capo DAP Cons. Consolo

Intervento USB- RDB sulle linee di indirizzo DAP per il miglioramento della gestione dell’Esecuzione Penale- 7.4.2011

http://penitenziari.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=29349&cHash=98ae531156&MP=63-563

Nella giornata di ieri, 6 aprile , sono state convocate tutte le OO.SS. presenti nell’Amministrazione penitenziaria, da parte del Sig. Capo del Dipartimento, con lo scopo di presentare alle stesse un documento programmatico per la definizione di azioni di indirizzo per il miglioramento della gestione dell’Esecuzione Penale. Alleghiamo alla presente il documento consegnato alla fine della riunione, che è durata molto perché tanti sono i sindacati e tante erano le urgenze da rappresentare. Vogliamo solo ricordare l’intervento dell’USB in quella sede, perché il documento rappresentato si commenta da solo per genericità e per poca conoscenza del contesto. Infatti, discutere sui massimi sistemi non giova a nessuno, tantomeno al personale di cui le OO:SS. Sono portavoce e rappresentanti. Innanzitutto affermare, come ha fatto il Presidente Ionta che l’emergenza è finita, ci è sembrata l’ennesima boutade berlusconiana, che non tiene conto della realtà assolutamente emergenziale che il settore sta vivendo, per dire “tutto va bene, madama la marchesa”. • L’emergenza è data dalla carenza del personale, sia della Polizia penitenziaria, che del Comparto Ministeri, del profondo divario giuridico ed economico esistente tra i due settori, che - essendo contigui – devono sostanzialmente attendere ambedue alla sicurezza ed al trattamento, • L’emergenza è data dalla carenza di risorse economiche, che non solo non consentono la corretta gestione delle risorse, ma viviamo lo scandalo che in taluni istituti è il volontariato a provvedere al vitto dei detenuti • L’emergenza è data da una dirigenza arrogante e incontrollata, che si permette di non far lavorare le poche risorse esistenti sulla base di simpatie o antipatie, o - cosa ancora peggiore – tanti compiti non vengono affidati ai funzionari competenti, proprio perché competenti……, e nel suo rapporto con il personale gestisce un potere repressivo dei singoli, piuttosto che promozionale del servizio e delle persone che vi lavorano • L’emergenza è il non aver ancora preso provvedimenti per arginare quel fenomeno, cosiddetto della porta girevole, che vede in carcere il 30% delle persone solo per alcuni giorni e poi le vede uscire al momento della convalida dell’arresto. • L’emergenza è il malessere dei personale sul quale si sono dette tante parole, senza nessun riscontro effettivo. E tutto questo è emergenza, e non è finita. Il rappresentante USB, nel prendere la parola, non ha ringraziato il Capo del Dipartimento per l’incontro cui siamo stati partecipi, - anche perché era un atto dovuto avvenuto peraltro con molto ritardo, ma ha comunicato il dubbio che questa convocazione nascondesse qualche fregatura…… Quindi si l’USB ha denunciato la cattiva gestione del personale, che oramai dura da anni, che vede spostare le persone a seconda degli interventi politici che vengono fatti nei confronti degli stessi, non tenendo in nessun conto neanche le necessità dell’Amministrazione. Ha ribadito che ragionare in termini programmatici, significa tenere presente l’esistente e quello che manca oggi al sistema è la filosofia di fondo che sostiene i progetti: è stata distrutta negli anni ed oggi non si ha più nessun riferimento ideale. Bisogna ripartire da lì. Così come hanno detto le altre OO.SS., le costruzioni del cosiddetto piano carceri sono state realizzate, ma mancano gli uomini e – soprattutto – le idee. E sono quelle idee – oggi mancanti- che permettono che la dirigenza si arrocchi su posizioni esclusivamente burocratiche e di mero controllo, non tenendo in nessun conto la promozione del sistema. I lavoratori stanno male nel proprio posto di lavoro perché la loro opera viene costantemente misconosciuta e minimizzata, oltre che mai gratificata. Bisogna mettere tutti in uno stesso contenitore giuridico, dirigenza compresa, e fare in modo che quello che vale per gli uni debba valere anche per gli altri. In ogni caso la USB rimane disponibile a fornire tutti contributi che la verranno richiesti. Roma,7 aprile 2011 P.IL COORDINAMENTO USB PENITENZIARI Augusta Roscioli