L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

domenica 18 dicembre 2011

Scheda di approfondimento sui provvedimenti per le carceri approvati


Provvedimenti in materia di giustizia civile e penale: un decreto legge sull'emergenza carceri; un disegno di legge con interventi per il recupero dell'efficienza del processo penale; un Dpr di modifica del regolamento penitenziario che introduce la Carta dei Diritti e dei Doveri dei detenuti; il primo decreto legislativo di attuazione della delega per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie relativo ai giudici di pace.

Dl emergenza carceri
Le misure introdotte riducono il fenomeno delle "porte girevoli" e consentiranno di applicare la detenzione presso il domicilio introdotta dalla legge n.199 del 2010 per un maggior numero di detenuti.

Più in dettaglio, il provvedimento introduce due modifiche nell'art. 558 del codice di procedura penale. Con la prima, si prevede che, nei casi di arresto in flagranza, il giudizio direttissimo debba essere necessariamente tenuto entro, e non oltre, le quarantotto ore dall'arresto, non essendo più consentito al giudice di fissare l'udienza nelle successive quarantotto ore.

Con la seconda modifica, viene introdotto il divieto di condurre in carcere le persone arrestate, per reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell'arresto e il giudizio direttissimo. In questi casi, l'arrestato dovrà essere, di norma, custodito dalle forze di polizia, salvo che ciò non sia possibile per mancanza di adeguate strutture o per altri motivi, quali lo stato di salute dell'arrestato o la sua pericolosità. In tali casi, il pubblico ministero dovrà adottare uno specifico provvedimento motivato.

Queste misure consentiranno di ridurre significativamente e con effetti immediati lo stato di tensione detentiva determinato dal numero di persone che transitano per le strutture carcerarie per periodi brevissimi (nel 2010 altre 21.000 persone sono state detenute per un periodo non superiore a tre giorni). Il decreto legge ha, poi, previsto l'innalzamento da dodici a diciotto mesi della pena detentiva che può essere scontata presso il domicilio del condannato anziché in carcere. Secondo le stime dell'amministrazione penitenziaria, sarà così possibile estendere la platea dei detenuti ammessi alla detenzione domiciliare di altri 3.300, che si aggiungeranno agli oltre 4.000 che ad oggi hanno beneficiato della legge 199/2010.

Ddl penale
Interviene su quattro materie, attraverso lo strumento della delega al Governo: depenalizzazione; sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili; sospensione del procedimento con messa alla prova; pene detentive non carcerarie.

Depenalizzazione: si prevede la trasformazione in illecito amministrativo dei reati puniti con la sola pena pecuniaria, con esclusione dei reati in materia di edilizia urbanistica, ambiente, territorio e paesaggio, immigrazione, alimenti e bevande, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza pubblica. Sono inoltre escluse dalla depenalizzazione le condotte di vilipendio comprese tra i delitti contro la personalità dello Stato. Il termine per l'attuazione della delega è di diciotto mesi.

Sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili: coerentemente con la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo si tende a garantire l'effettiva conoscenza del processo. La delega prevede che la sospensione del dibattimento comporta una sospensione della prescrizione per un periodo pari a quello previsto per la prescrizione del reato: quindi, se il reato si prescrive in 6 anni, il corso della prescrizione sarà sospeso per 6 anni, dopo i quali ricomincerà a decorrere. Questo periodo dovrà servire a portare il processo a conoscenza dell'imputato. La sospensione del processo non opera nei casi in cui si può presumere che l'imputato abbia conoscenza del procedimento: ad es., quando è stato eseguito un arresto, un fermo o una misura cautelare o nei casi di latitanti (che si sono volontariamente sottratti alla conoscenza del processo). Inoltre, la sospensione del procedimento non opera nei casi dei reati di mafia, di terrorismo o degli altri reati di competenza delle direzioni distrettuali.

Sospensione del procedimento con messa alla prova: è prevista in caso di reati non particolarmente gravi (puniti con pene detentive non superiori a quattro anni). La sospensione con messa alla prova è rimessa a una richiesta dell'imputato, da formularsi sino alla dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado. La messa alla prova consiste in una serie di prestazioni, tra le quali un'attività lavorativa di pubblica utilità (presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato), il cui esito positivo determina l'estinzione del reato. Potrà essere concessa soltanto una volta (o due, purché non si tratti di reati della medesima indole) a condizione che il giudice ritenga che l'imputato si asterrà dal commettere ulteriori reati.

Pene detentive non carcerarie: è prevista l'introduzione di due nuove pene detentive non carcerarie: la reclusione e l'arresto presso l'abitazione o altro luogo di privata dimora. Queste pene sono destinate a sostituire la detenzione in carcere in caso di condanne per reati puniti con pene detentive non superiori a quattro anni. Le nuove pene saranno applicate direttamente dal giudice della cognizione, con notevoli vantaggi processuali. Si tratta di modifiche in linea con gli obiettivi generali del provvedimento legislativo, che intende realizzare una equilibrata "decarcerizzazione" e dare effettività al principio del minor sacrificio possibile della libertà personale.



Dpr per Carta diritti e doveri dei detenuti
Con questo provvedimento si modifica l'ordinamento penitenziario, così da fornire al detenuto, al momento del suo ingresso in carcere, e ai suoi familiari, una guida, in diverse lingue, che indica in forma chiara le regole generali del trattamento penitenziario, e fornisce tutte le informazioni indispensabili su servizi, strutture, orari e modalità di colloqui, corrispondenza, doveri di comportamento.

Dlgs revisione delle circoscrizioni giudiziarie degli uffici dei giudici di pace
È stato approvato in prima lettura lo schema del primo dei decreti legislativi di attuazione della delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie degli uffici dei giudici di pace. Il decreto, che sarà trasmesso alle Camere per i relativi pareri, prevede l'accorpamento di diversi uffici consentendo di recuperare 1944 giudici di pace, 2104 unità di personale amministrativo, con un risparmio di spesa, a regime, pari a 28 milioni di euro l'anno

venerdì 16 dicembre 2011

Approvato il pacchetto svuota-carceri

corriere della sera online

Verso l'uscita 3.300 detenuti. Si allunga la detenzione
ai domiciliari. Severino: favorevole all'amnistia

Il ministro della Giustizia Paola Severino (Ansa)
MILANO - Approvato in Consiglio dei ministri il cosiddetto pacchetto svuota-carceri voluto dal ministro della Giustizia Paola Severino. Il complesso dei provvedimenti prevede due decreti legge, un disegno di legge, un decreto del presidente della Repubblica e un decreto legislativo. Tra i primi effetti del pacchetto, l'uscita progressiva dal carcere di circa 3.300 detenuti, per effetto del decreto che alzerà fino a 18 mesi la pena residua che si può scontare ai domiciliari. Inoltre sancisce l'uscita dal circuito carcerario per gli arrestati in flagranza di reato, e in generale di quanti alimentano il fenomeno delle cosiddette porte girevoli, entrando in carcere per la sola immatricolazione per poi essere scarcerati o inviati ai domiciliari. In questo caso il beneficio sarebbe di circa 21mila detenuti di passaggio in meno ogni anno negli istituti detentivi italiani.

IL PROVVEDIMENTO - In conferenza stampa, il ministro Severino ha annunciato un aumento dello stanziamento per la Giustizia di circa 56 milioni di euro. «Testimonia l'attenzione del governo per i problemi dell'edilizia carceraria - ha detto il ministro - e io stessa darò conto di ogni euro dello stanziamento che ci è stato affidato». Severino è poi entrata nel merito delle nuove misure adottate: «Ci sono 21mila detenuti che entrano ed escono dal carcere nel giro di tre giorni - ha detto -. Abbiamo pensato a una soluzione limitata a reati che hanno una contenuta offensività e che destano un relativo allarme sociale. Nel giro di 48 ore questi detenuti andranno davanti al giudice e al pm, che potranno decidere se disporre i domiciliari, la libertà o la detenzione in carcere. Oggi il periodo è il doppio, in carcere si può trascorrere fino a 96 ore. E comunque col nuovo provvedimento non si dovrà transitare per il carcere per quel breve lasso di tempo».

LA PENA AI DOMICILIARI - Per i reati con una pena massima fino a 4 anni sarà possibile a discrezione del giudice applicare la condanna alla «reclusione detentiva ai domiciliari». Paola Severino ha anche spiegato in cosa consista la «Carta dei diritti del detenuto» che indica «cio che può fare e ciò che non può fare». Uno strumento che «potrebbe aiutare molto a superare quel disorientamento che pervade chiunque entri per la prima volta in un carcere».

L'AMNISTIA - «Io non ho mai escluso che l'amnistia e l'indulto possano essere mezzi che contribuiscano allo svuotamento delle carceri, però non si tratta di un provvedimento di matrice governativa. Sarà il parlamento a decidere e se lo farà, con la maggioranza qualificata che serve, io non lo contrasterò». Ha aggiunto il ministro, che poi ha spiegato meglio il suo pensiero: «Per parte mia ho cercato di fare quel che potevo e dovevo, nessuno ha la bacchetta magica, nessuno ha la ricetta per risolvere con un singolo intervento il sovraffollamento nelle carceri, ci vuole un insieme di misure».

Redazione Online
16 dicembre 2011

Al via il piano svuota-carceri

Repubblica -LIANA MILELLA

ROMA - Luci accese in via Arenula, nella grande stanza del Guardasigilli Paola Severino, fino a notte fonda. Sul suo tavolo due pacchi di fogli, il primo decreto e il primo disegno di legge che porteranno il suo nome, lei prima donna ministro della Giustizia. Misure importanti, sulle carceri che ribollono perché dentro ci sono 68.050 detenuti. Un record. Interventi destinati sicuramente a far discutere e che oggi saranno assunti dal consiglio dei ministri. Che il premier Mario Monti ha già illustrato a Napolitano nelle sue linee guida.

Appuntamento a mezzogiorno a palazzo Chigi. Lì, per decreto, e d'accordo con la collega dell'Interno Annamaria Cancellieri, si decideranno due passi delicati. Il primo: trattenere nelle camere di sicurezza degli uffici di polizia, anziché mandarli in cella, gli arrestati che devono affrontare un processo per direttissima. Il secondo: ampliare da 12 a 18 mesi la norma Alfano che manda ai domiciliari chi ha da scontare ancora un anno di carcere per reati non gravi. Numeri forti, 21-22mila detenuti in meno nel primo caso, dai 3.300 ai 3.600 per il secondo. Con un risparmio economico che, per quella che un anno fa fu battezzata come la "svuota carceri" (3.965 messi fuori in 12 mesi), sarà di 375mila euro al giorno.

Ma è quello delle camere di sicurezza - che saranno ribattezzati con un nuovo nome - il punto su cui si riflette più a lungo. Sono tantissimi quelli che restano in cella per pochi giorni, dagli autori di uno scippo agli spacciatori agli autori di piccoli reati, ma fanno schizzare in alto il numero complessivo dei carcerati. L'intervento è sensibile, lo sa bene la Severino che per due volte ha incontrato la Cancellieri, con i tecnici della Giustizia che hanno discusso con quelli del Viminale. Ancora stanotte se n'è disquisito a lungo. Le camere di sicurezza in Italia hanno una cattiva storia, anche se non certo inferiore a quella di penitenziari dove quest'anno i suicidi sono già arrivati a quota 60. Da una parte e dall'altra sono morti Cucchi e Uva. Tuttavia Severino e Cancellieri hanno deciso di andarci caute e oggi spiegheranno che le garanzie saranno di massimo livello, sia sulle strutture da utilizzare, non tutte quelle esistenti ma solo quelle adeguate, sia sui controlli da parte dei magistrati. Alla Severino si riesce a strappare a sera solo una battuta: "Il mio obiettivo è mettere uno stop alle cosiddette "porte girevoli"". Che, in gergo carcerario, indicano quel via vai di detenuti che restano una manciata di ore in galera. Sarà, alla fine, lo slogan della giornata.

Dal decreto al ddl. Con l'ipotesi pensata nelle stanze del ministro che, "se in Parlamento ci dovesse essere un'ampia condivisione", alcuni punti del ddl potrebbero fare il salto nel decreto. Depenalizzazioni, con una delega al governo, e ancora interventi svuota carceri. Come la cosiddetta "messa in prova", misura che l'ex Guardasigilli Angelino Alfano aveva tentato di far passare, ben sperimentata per i minori, per cui al posto del carcere, chi finisce nelle maglie della giustizia e rischia una condanna fino a tre o quattro anni, paga il conto svolgendo un lavoro socialmente utile. Se ne stanno studiando nei dettagli tempi e modi rispetto al processo. Ancora: la reclusione domiciliare, misura che sta molto a cuore alla Severino, per cui l'arresto in casa diventa una pena autonoma e non alternativa, che verrà decisa dal giudice al pari del carcere. "Messa in prova" e reclusione domiciliare potrebbero pure finire nel decreto. Non basta. Un'altra norma cara ai giuristi, in giuridichese definita "esclusione della procedibilità nei casi di tenuità del fatto": se rubi una mela, sei un bambino, un uomo affamato, un anziano, il processo non si fa per niente perché il fatto, per la sua pochezza, non lo merita. E ancora: la sospensione del procedimento per gli irreperibili, misura più volte sollecitata dall'Anm.

Per chiudere due interventi, anche questi molto curati dalla Guardasigilli. Nel regolamento carcerario diventerà obbligatoria, con un decreto del Colle (Dpr), una carta dei diritti scritta in tutte le lingue da consegnare al detenuto al momento del suo ingresso in cella. Poi un pacchetto sul civile tra cui nuove norme per comporre le crisi per consumatori super indebitati che hanno perso qualsiasi possibilità di accesso al credito. Una manovra ampia, la prima del dopo Berlusconi. Alla vigilia della visita di domenica di Papa Ratzinger a Rebibbia, dove celebrerà una messa per i detenuti, presente la Severino. Per certo più d'uno chiederà l'amnistia ma su questo il Guardasigilli non ha lasciato spazi, anche nella sua prima visita a Bruxelles: "È un passo che spetta al Parlamento".
(16 dicembre 2011)

mercoledì 14 dicembre 2011

Giustizia: la “svuota-carceri” ampliata fino a 18 mesi, il decreto riguarderà 3.300 detenuti


Corriere della Sera, 14 dicembre 2011

Sono 3.300 i detenuti che, con il piano “svuota carceri”, usciranno sei mesi prima e sconteranno quel che resta della pena ai domiciliari. Il “pacchetto” predisposto dal ministro della Giustizia Paola Severino, contenente anche interventi sul processo civile e la conciliazione obbligatoria, punta sulle pene alternative e consentirà risparmi di 380 mila euro al giorno. Tolto dal pacchetto il “braccialetto elettronico” per il controllo a distanza dei detenuti. Arrestati trattenuti nelle caserme prima delle direttissime.

Venerdì, a 48 ore dalla visita del Papa Benedetto XVI a Rebibbia che domenica mattina celebrerà la messa davanti ai detenuti, arriva in consiglio dei ministri il pacchetto carceri del ministro della Giustizia Paola Severino. Il Guardasigilli sta mettendo a punto un testo a due velocità (un decreto e un ddl) per alleggerire la pressione sui 206 istituti italiani stracolmi (68.047 presenze) oltre ogni capienza regolamentare: “La situazione è esplosiva - hanno scritto al ministro i direttori delle carceri - e se deflagrasse le conseguenze sarebbero devastanti e capaci di minare la credibilità dello Stato”.
Nel pacchetto Severino - contenente anche un intervento sul processo civile e sulla conciliazione obbligatoria - il decreto legge punta alle pene alternative, amplificando gli effetti del decreto “svuota carceri” varato nel dicembre del 2010 dal ministro Angelino Alfano che m un anno ha consentito a circa 4.000 detenuti di scontare il residuo pena (massimo 12 mesi) ai domiciliari, il governo Monti riprende quella formula (si passa a 18 mesi di residuo pena da scontare a casa), stimando che ora saranno 3.300 i detenuti destinati con effetto immediato ad uscire dal carcere per passare alla “detenzione domiciliare”: il risparmio teorico sarebbe di 380 mila euro al giorno. Il nuovo “svuota carceri” rimane un provvedimento a tempo che scade il 31 dicembre del 2013 anche se il Pd, con Donatella Ferranti, insiste perché vada a regime.
Se il decreto produrrà effetti immediati - verrà forse rafforzato anche l’obbligo, non sempre rispettato dalle forze dell’ordine, di trattenere gli arrestati in camera di sicurezza fino al processo per direttissima - bisognerà aspettare tempi più lunghi per valutare l’impatto del disegno di legge che modificherà il codice penale. In particolare, i tecnici di via Arenula si stanno concentrando sulla detenzione domiciliare intesa come pena principale (al pari della reclusione e dell’ammenda) che il giudice potrà infliggere. In altre parole, il condannato in via definitiva alla detenzione domiciliare non passerà un solo giorno in carcere.
Il ministro - che lunedì ha visitato il carcere di Buoncammino dove ieri si è suicidato un detenuto algerino di 25 anni (è il secondo caso in pochi giorni a Cagliari) - è rimasta molto colpita anche dalla mini rivolta del carcere di Monteacuto (Ancona) che ha fatto accelerare i tempi. Tanto da anticipare il varo del decreto al Consiglio dei ministri di venerdì togliendo dal pacchetto, però, il “braccialetto elettronico” per il controllo a distanza dei detenuti che (11 milioni all’anno per 450 dispositivi disponibili) non convince il ministro: in realtà sono funzionanti solo 9 bracciali, 7 dei quali utilizzati dagli uffici giudiziari di Campobasso, i cui responsabili, il procuratore Armando D’Alterio e il presidente del tribunale Enzo Di Giacomo, oggi saranno ricevuti al ministero.
Il problema, per il governo, è sempre quello di contemperare il rispetto della legalità in carcere e il diritto alla sicurezza riconosciuto a ogni cittadino. Lo “svuota carceri” del 2010, osservano in via Arenula, non ha prodotto evasioni e recidive perché i beneficiari sono stati selezionati secondo criteri rigidi: rimangono fissi, dunque, i paletti fissati che escludono i reati gravi e di particolare allarme sociale dalla lista II ministro vuole agire con prudenza e lo ha ribadito anche nel recente incontro con l’Associazione nazionale magistrati. Ma domani, in sede di approvazione della manovra alla Camera, la radicale Rita Bernardini presenterà un ordine del giorno in cui si impegna il governo “a prevedere scadenze certe entro le quali dimezzare i procedimenti penali pendenti” e a varare “un ampio provvedimento di amnistia e di indulto”.

lunedì 12 dicembre 2011

Codice rosso in carcere. Le rivolte sono quotidiane

Il Fatto Quotidiano -11 dicembre 2011

Quasi 300 nel 2011 le aggressioni al personale. Inapplicabile per mancanza di personale la circolare che apre le celle in base ai differenti livelli di pericolosità dei detenuti
“La situazione è stata correttamente affrontata dai responsabili dell’istituto e ricondotta alla normalità”, ha sostenuto il capo dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta. Già, ma quale normalità? La rivolta scoppiata l’altro giorno nel carcere di Ancona “testimonia la situazione in cui versano tutti gli istituti italiani”, spiega il sindacato Sappe. Secondo la Uil penitenziari, dal primo gennaio 2011 gli episodi di aggressione ai danni del personale ammontano a 291, con un totale di 394 feriti. 40 le risse scoppiate in 28 carceri. Sono stati 5. 200 gli atti di autolesionismo, oltre seimila i detenuti che hanno operato almeno un giorno di sciopero della fame, oltre mille coloro che hanno rifiutato, per protesta, le terapie. Quale normalità ci può essere con una popolazione penitenziaria che ha superato quota 68 mila a fronte di una capienza regolamentare di 44 mila?

Domande che si deve essere posto il capo della Direzione generale detenuti, il magistrato Sebastiano Ardita, quando, a fine novembre, prima di tornare alla Procura di Catania, ha firmato una “rivoluzione”. Sicuramente teorica, altrettanto sicuramente, però, inapplicabile nella pratica. In carcere sono stati introdotti – con una circolare, meno vincolante rispetto a un decreto – i “codici” come quelli che si usano nei pronto soccorso. I colori bianco, verde, giallo e rosso, che in ospedale servono a classificare la gravità dei pazienti, tra le mura dei penitenziari potranno essere utilizzati per diversificare i detenuti e rendere la loro permanenza più vivibile.

Il codice bianco sarà riservato a coloro che non hanno commesso reati di violenza e hanno mantenuto una buona condotta. Per loro le sbarre rimarranno aperte per la maggior parte della giornata. Il verde evidenzierà chi si è macchiato di violenza, ma si è comportato bene. Il giallo chi ha commesso violazioni disciplinari. In entrambi i casi le celle potranno rimanere aperte solo dopo un’attenta osservazione. I codici rossi, autori di reati in carcere o di tentativi di evasione, invece resteranno dentro. A decidere sarà un’equipe interna all’istituto che in ogni momento potrà modificare le assegnazioni. “Un intento nobile – confida al Fatto un agente penitenziario che preferisce l’anonimato –, ma solo teorico. Sarà praticamente impossibile da attuare. Manca il personale persino per accompagnare i detenuti in infermeria (la polizia penitenziaria è sotto organico di settemila unità, ndr), ma mancano anche educatori e psicologi necessari, secondo la stessa circolare, a dare un supporto”.

E invece, per esempio, “nella sezione ‘ nuovi giunti ’ del carcere romano di Regina Coeli – spiega Irene Testa, segretario dell’associazione radicale ‘ Il detenuto ignoto ’ – c’è un unico psicologo per 40/50 ingressi quotidiani. I colloqui durano pochi minuti. Ed è una sezione in cui i detenuti dovrebbero fermarsi qualche settimana e invece ci rimangono anche un anno e mezzo”. Sempre a Regina Coeli, il rapporto tra educatori e reclusi è di uno a 300. Nonostante sia lo stesso Ordinamento penitenziario a prevedere che la cella sia soltanto una stanza di pernottamento, demandando ai Direttori degli istituti la discrezionalità dell’apertura delle sbarre, questo accade soltanto in poche carceri, proprio perchè il sovraffollamento non consente la libera circolazione.

Come potrebbe essere diversamente a Milano San Vittore, per esempio, dove i detenuti sono 1649 (dati Uil), 937 in più rispetto alla capienza regolamentare, dove si sono già verificati 213 scioperi della fame, 84 atti di autolesionismo e 9 tentati suicidi? Far circolare liberamente i codici bianchi significa inoltre mettere insieme etnie diverse (un terzo della popolazione carceraria è straniera) e situazioni giudiziarie diverse. E quale Direttore deciderà di accrescere le responsabilità individuali del personale, in caso di incidenti, sapendo che poi gli avvocati certo non li paga il Dap? La circolare ha intenti nobili, in una situazione “normale”. Ma la normalità, oltre il muro, non esiste.

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