L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

sabato 29 settembre 2012

TRA 6 MESI Chiudono gli OPG o riaprono i Manicomi?



MARZO 2013

Il comitato nazionale StopOPG è formato da: Forum Salute Mentale, Forum per il diritto alla Salute in Carcere, CGIL nazionale, FP CGIL nazionale, Antigone, Centro Basaglia (AR), Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo F. Basaglia, Coordinamento Garanti territoriali diritti dei detenuti, Fondazione Franco e Franca Basaglia, Forum Droghe, Psichiatria Democratica, Società della Ragione, Associazione "Casa" di Barcellona Pozzo di Gotto, Ristretti Orizzonti, UNASAM, Associazione “A buon diritto”, SOS Sanità, Cittadinanzattiva, Gruppo Abele, Gruppo Solidarietà, CNCA-Coord. Naz. Comunità Accoglienza, Fondazione Zancan, Conferenza Naz. Volontariato Giustizia, ITACA Italia, CNND Coord. Naz. nuove droghe, ARCI, AUSER, Airsam, 180amici, Cooperativa con-tatto di Venezia, LegaCoopSociali. www.stopopg.it

“Non esistono persone normali e non, ma donne e uomini con punti di forza e debolezza ed è compito della società fare in modo che ciascuno possa sentirsi libero, nessuno sentirsi solo.”

(Franco Basaglia)

SALUTE MENTALE E DIRITTI

sul processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e 2004 sull'attuazione della legge 9/12 e sui rischi concreti di re-istituzionalizzazione manicomiale sul ruolo centrale che i magistrati di sorveglianza hanno in relazione all'applicazione della misura di sicurezza detentiva in Opg, alla sua revoca o proroga, ma anche in generale alla tutela dei diritti degli internati/e negli istituti penitenziari e negli Opg sui rapporti tra la magistratura di sorveglianza e gli operatori del Dip.to di salute mentale sui determinanti che influenzano/ determinano/ mantengono il giudizio di pericolosità per avviare iniziative comuni tese al superamento reale degli istituti

Lunedì 1 ottobre 2012 a BOLOGNA presso il Tribunale in via Farini 1, dalle ore 16 alle 19

Continua la mobilitazione per chiudere definitivamente e senza trucchi gli OPG e per fermare gli attacchi contro la legge Basaglia

Incontro del comitato nazionale StopOPG con i magistrati di sorveglianza per discutere e confrontarsi:
Per il comitato nazionale StopOpg hanno (finora) confermato la presenza: Gianluigi Borghi, Giovanna Del Giudice, Stefano Cecconi, Peppe Dell'Acqua, Elisabetta Lagana'. Interverra’ tra gli altri: Francesco Maisto (Presidente Tribunale di Sorveglianza Emilia Romagna). E' stato invitato Carlo Lusenti (Assessore alla Salute Emilia Romagna).

giovedì 27 settembre 2012

Meno recidiva, più crescita

di Donatella Stasio- Il Sole 24 Ore, 27 settembre 2012

La recidiva ha un costo sociale ed economico: riduce il livello di sicurezza collettiva, scoraggia gli investimenti, pesa sul bilancio dello Stato. Abbattere la recidiva significa quindi contribuire alla crescita di un Paese in termini di legalità, risparmio e competitività.



A un ministro della Giustizia come Paola Severino, che fin dal suo insediamento ha fatto del carcere una priorità dell’azione di governo, non poteva sfuggire anche questo aspetto. “Abbattere la recidiva” è dunque il suo obiettivo ma per raggiungerlo bisogna “convincere l’opinione pubblica che le misure alternative alla detenzione sono la strada maestra e che il carcere è l’extrema ratio”.



Bisogna superare i “pregiudizi” della gente, “sostituire alla reazione emotiva una reazione razionale”, evitare gli “sbandamenti” della politica che hanno prodotto solo dosi massicce di carcere, senza ridurre la recidiva.

Per fare tutto questo è importante un “approccio scientifico” al problema e quindi il ministero ha dato la sua piena collaborazione alla ricerca condotta dall’Einaudi Institute for Economics Finance (Eief), dal Crime Research Economic Group (Creg) e dal Sole 24 Ore per valutare l’incidenza delle misure alternative e del lavoro in carcere sulla recidiva. Collaborazione preziosa perché il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) consentirà l’accesso alle informazioni necessarie alla ricerca, aprendo “per la prima volta” i suoi archivi all’esterno.

“Un’operazione di trasparenza di cui ringrazio il ministro anzitutto come cittadino”, ha detto Daniele Terlizzese, direttore dell’Eief (Istituto di ricerca indipendente fondato dalla Banca d’Italia nel 2008), durante la conferenza stampa in cui il ministro ha presentato l’avvio dell’indagine, insieme al capo del Dap Giovanni Tamburrino e al direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano.

Severino ha ricordato che subito il governo si è mosso considerando il carcere l’extrema ratio e rilanciando le misure alternative, su cui, però, c’è un “pregiudizio diffuso” della collettività, convinta che “buttare la chiave” sia l’unica risposta efficace alla delinquenza.

Non si tratta soltanto di risolvere il problema - peraltro gravissimo - del sovraffollamento, ma di dare un senso alla pena nell’interesse del detenuto, delle vittime, della collettività. “È straordinario che in questo momento l’Europa stia affrontando il problema con lo stesso approccio”, nota Severino, citando Regno Unito e Francia (si veda Il Sole 24 del 26 settembre) dove, peraltro, c’è un ricorso alle misure alternative che è il triplo del nostro: qui la pena si sconta in carcere nell’82,6% dei casi mentre lì il 75% delle condanne è eseguito all’esterno. Ma anche negli Stati Uniti c’è stato un ripensamento della politica della “tolleranza zero” che aveva riempito le carceri negli anni passati, e si comincia a puntare sulle misure alternative.

“Il carcere non è l’unica pena. Ci sono altre sanzioni in grado di garantire la sicurezza”, dice Tamburrino secondo cui “dare una base scientifica al rapporto di causalità tra misure alternative/lavoro e riduzione della recidiva, ci consentirà di fare un importante passo avanti”. “Ci consentirà - aggiunge Severino - di dare risposte razionali e non emotive e di misurare l’efficacia delle riforme approvate, convincendo operatori e soprattutto cittadini che le misure alternative alla detenzione e il lavoro carcerario non sono un pericolo ma una soluzione”. Per il direttore del Sole 24 ore Napoletano, “l’iniziativa si inserisce nel filone scientifico culturale che connota la linea editoriale del giornale. Come abbiamo fatto con il Manifesto della cultura, anche in questo caso ci anima la volontà di dare base scientifica a un impegno di civiltà che appartiene ai tratti fondanti del Sole”.

Non che finora ci fosse il buio. Nel 2007, una rilevazione del Dap, pur non avendo il crisma della scientificità, indicava chiaramente la via da seguire: la recidiva di chi sconta la condanna con misure alternative è del 19% laddove quella di chi sconta la pena chiuso in prigione sale al 68%. Nel 2001, poi, si calcolò che la diminuzione di un solo punto percentuale della recidiva corrisponde a un risparmio di circa 51 milioni di euro all’anno.

Ciò nonostante, dal 2006 a oggi c’è stata una stretta sulle misure alternative e l’affidamento in prova al servizio sociale è addirittura crollato del 50%. Quanto al lavoro in carcere, la legge Smuraglia del 2000 (che prevede sgravi fiscali e contributivi per le imprese che assumono detenuti) è rimasta da un anno senza fondi. Il governo si sta impegnando per rifinanziarla perché oggi i detenuti che lavorano in carcere sono 13mila, su 66mila presenti, ma solo 2.215 dipendono da imprese esterne.

Il presupposto scientifico di questa nuova indagine è la selezione dei dati. Lo spiega bene Terlizzese: “Se confrontiamo il tasso di mortalità tra chi, in un determinato anno, è stato in ospedale e chi non c’è stato, scopriamo che nel primo caso è molto più alto che nel secondo. Nessuno, però, si azzarderebbe a dire che andare in ospedale fa morire le persone, perché chi va in ospedale è malato ed è questa la causa di maggiore mortalità rispetto a chi, non essendo malato, non va in ospedale. I due gruppi di persone non sono quindi campioni casuali perché c’è un qualche fattore che influenza l’appartenenza all’uno o all’altro”.

In gergo tecnico si dice che c’è un problema di selezione. Con la recidiva e le misure alternative si pone lo stesso problema. “Se confrontiamo il tasso di recidiva tra chi ha scontato la pena fruendo di misure alternative e chi lo ha fatto soltanto in carcere - prosegue Terlizzese - vediamo che nel primo caso è più basso. Ma probabilmente c’è anche qui un problema di selezione: se le misure alternative sono accessibili solo per chi si ritiene abbia una minore propensione a delinquere, la differenza tra i tassi di recidiva rifletterà appunto questa diversa propensione e non sarà imputabile, se non in parte, alle misure alternative”.

L’analisi dei dati presuppone quindi che ci siano due campioni casuali, il più possibile simili, e quindi confrontabili, salvo il fatto che alcuni hanno usufruito delle misure alternative e altri no. “Il confronto tra il tasso di recidiva nei due campioni ci darà quindi una misura abbastanza attendibile dell’effetto causale delle misure alternative”, conclude Terlizzese. Una volta appurato il nesso causale, si passerà alla fase 2 della ricerca, per calcolare costi e benefici di recidiva e misure alternative.



mercoledì 26 settembre 2012

USB: SITUAZIONE DEGLI UEPE







IL SINDACATO DEI DIRIGENTI PENITENZIARI INCONTRA IL VICE CAPO DEL DIPARTIMENTO


 
Lo scorso 21 settembre una delegazione del Consiglio Direttivo del Si.Di.Pe. composta dal Segretario Nazionale Rosario Tortorella, dal Vicario Francesco D’Anselmo, dai Consiglieri Mariantonietta Cerbo e Francesco Dell’Aira, unitamente al Presidente Cinzia Calandrino,hanno incontrato il Vice Capo del Dipartimento Dott. Luigi Pagano.

Il Si.Di.Pe. (che raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari di diritto pubblico ex D.Lgs. n.63/2006)1 aveva richiesto l’incontro per discutere le principali attuali problematiche penitenziarie relative all'esecuzione penale, compresa quella della grave situazione di depauperamento dell’organico dei dirigenti penitenziari, particolarmente di quelli di esecuzione penale esterna, e per apprendere quali strategie

intenda mettere in campo l’Amministrazione a fronte di tali gravi criticità.

E’ noto, infatti, che il Capo del Dipartimento ha ritenuto, con P.D.C. 27.03.2012, di conferire al Dott. Pagano delega tanto per le materie di competenza della Direzione Generale detenuti e trattamento quanto per le materie di competenza della Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna. Questa scelta induce questa organizzazione sindacale a confidare nella possibilità che possano finalmente essere elaborate strategie adeguate per affrontare concretamente ed operativamente le gravi questioni che affliggono il sistema dell’esecuzione penale e, in particolare, quello dell’esecuzione penale esterna.

In tal senso il Si.Di.Pe. ha letto anche l’ulteriore delega conferitagli dal Capo del DAP con il P.D.C. 19.07.2012 per la ricognizione delle strutture penitenziarie al fine dell’incremento della recettività di detenuti, incarico che certifica l’assoluta situazione di criticità nella quale il sistema carcere si trova oramai da troppo tempo.

L'incontro con il Vice Capo ha confermato la sua particolare sensibilità alle problematiche penitenziarie e quella competenza tecnica nell'affrontare le questioni che la concretezza del facere sviluppata nelle realtà operative delle articolazioni periferiche dell’amministrazione agevola.

É stata una conversazione dialettica e di confronto che ci ha rivelato una piena consapevolezza delle difficoltà che la dirigenza penitenziaria, e particolarmente quella dell'esecuzione penale esterna, sta vivendo, insieme agli altri operatori penitenziari. Ma é stata anche una conversazione di partecipazione a queste difficoltà.

Si è parlato di quell'unicum che é l'esecuzione penale del percorso rieducativo che attraverso l'osservazione scientifica della personalità del detenuto in carcere conduce alle misure alternative alla detenzione, strumento principe per favorire il reinserimento sociale del condannato e il deflazionamento delle carceri.

In questa dimensione c’è stato un ampio confronto sulla nuova circolare che ha introdotto il circuito detentivo aperto e la vigilanza dinamica per i detenuti di media sicurezza che non rivestano profili di pericolosità penitenziaria. Primo passo, questo, di un percorso dell'esecuzione penale che, partendo dal carcere, si proietta naturalmente verso le misure alternative, attraverso la stimolazione di una responsabilizzazione del detenuto che consenta una vigilanza rivolta più alla verifica del percorso di recupero del soggetto e dello sviluppo del senso di responsabilità individuale che al controllo meramente “segregativo”.

Il Si.Di.Pe. ha rappresentato di ritenere questa un’ipotesi di lavoro importante e culturalmente avanzata che rischia però di restare inattuata e inattuabile, laddove venissero a mancare gli operatori penitenziari, dirigenti penitenziari in testa, sui quali grava l'onere e la responsabilità dell’osservazione e del trattamento penitenziari intra ed extramurale, atteso che il circuito aperto é naturalmente proiettato verso le misure alternative.

Non vi è dubbio, infatti, che un rilancio dell’esecuzione penale esterna, come peraltro auspicato da più parti e dallo stesso Ministro della Giustizia (attraverso l’introduzione dell’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a diciotto mesi2 ed il DDL 50193 che prevede l’introduzione della messa alla prova), sia uno degli strumenti fondamentali per affrontare l’emergenza penitenziaria e per riportare l’esecuzione della pena entro i confini del rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione e dalle norme internazionali.

Il Si.Di.Pe. ha sottolineato, trovando piena convergenza di pensiero, che tuttavia gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.) sono, oramai, sempre più indirizzati ad una chiusura di fatto, atteso che i dirigenti penitenziari di diritto pubblico ex D.Lgs. n.63/2006 del ruolo di esecuzione penale esterna, ai quali è per legge demandato il delicato compito di dirigere tali uffici e di gestire le misure alternative alla detenzione, sono talmente pochi che tra breve, con i previsti collocamenti a riposo, spariranno quasi del tutto, così come i funzionari della professionalità di servizio sociale saranno talmente numericamente ridotti da rendere impossibile un’effettiva azione sul territorio.

Il Dott. Pagano ha condiviso l’analisi del Si.Di.Pe. quando si è sottolineato come quella degli uffici di esecuzione penale esterna è davvero un’emergenza nell’emergenza che si scarica pesantemente sul carcere; infatti, sebbene non immediatamente visibile come il fenomeno del sovraffollamento carcerario essa è altrettanto grave perché riducendo la possibilità di un reale utilizzo delle misure alternative per far fronte all’esecuzione delle pene per i delitti di minore allarme sociale non solo determina minori possibilità di reinserimento sociale, amplificando le possibilità di recidiva, ma acuisce lo stato di sovraffollamento carcerario.

Era noto, peraltro, al Vice Capo che questa organizzazione sindacale si è già espressa al riguardo sostenendo che l’esecuzione penale esterna dovrebbe costituire il volano per ridare respiro alle carceri, oramai oltremodo sature, in un’ottica di diritto penale minimo nel quale la pena detentiva dovrebbe essere l’extrema ratio. In tal senso il Si.Di.Pe. ha inviato al Ministro della Giustizia la lettera Prot. n.46/T/2012 dell’8 settembre 2012, avente ad oggetto << Emergenza nell’emergenza penitenziaria = gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna>>4.

Si è accennato anche alla irrisolta questione relativa ai direttori reggenti degli Uffici locali E.P.E. delle sedi non dirigenziali, oggetto anche di interrogazione parlamentare, ed a riguardo il Si.Di.Pe. ha chiesto se non fosse possibile in qualche modo recuperare al circuito queste professionalità a fronte del catastrofico depauperamento dell’organico.

Il dott. Pagano ha assicurato, comunque, il suo massimo impegno sulle delicate questioni di sua competenza e ha garantito, altresì, che tornerà a rappresentare a chi di competenza i gravi rischi discendenti dall’eventuale riduzione degli organici del personale, discendenti dal provvedimento di spending review, anche nell’amministrazione penitenziaria.

In conclusione, dall’incontro si è potuto ricavare che tutte le questioni trovano ostacolo nella spending review, rispetto alla quale non è ancora stata definita dal Governo, per il personale dell’Ammininistrazione Penitenziaria, la questione della sua esclusione dalla riduzione degli organici prevista dall’art.2 del D.L. 95/2006, in relazione all’Ordine del giorno n.9/5389/53 (presentato dall’On.le Rita Bernardini in adesione alle preoccupazioni espresse dal Si.Di.Pe. e approvato dalla Camera dei Deputati nella seduta del 7 agosto scorso), che <>. Un provvedimento di grande importanza perché costituisce atto di “interpretazione autentica” della norma in quanto promana dallo stesso legislatore, ma anche perché, essendo stato approvato dalla Camera e accettato dal Governo5, è un atto politicamente vincolante, che consente di

tornare sulla questione, anche a riguardo del restante personale penitenziario6.

Sul punto il Vice Capo del Dipartimento ha assicurato che l’Amministrazione penitenziaria ha già interessato il Ministro della Giustizia della questione per l’elevato rischio esistente che il “sistema penitenziario” non regga a causa dei tagli al proprio personale.

Qualunque scelta dell’Amministrazione (accorpamenti, tagli di posti di funzione ecc.) è, pertanto, condizionata allo scioglimento della questione circa l’applicabilità della spending review al personale penitenziario.

Il Si.Di.Pe. ritiene, comunque, che eventuali scelte di riduzione del personale penitenziario determinerebbero un sistema dell’esecuzione penale diverso da quello che viene proclamato a tutti i livelli;

un carcere senza direttore, armonizzatore delle esigenze di sicurezza e di quelle trattamentali, sposterebbe l’asse gestionale, per forza di cose, su altre figure e se dovessero venire meno le già ridotte figure professionali del trattamento (anzitutto funzionari giuridico-pedagogici e funzionari della professionalità di servizio sociale, cc.dd. educatori e assistenti sociali) questo asse non potrà che ruotare intorno al personale di polizia penitenziaria, cosicché la dimensione del penitenziario diverrebbe prevalentemente sicuritaria e, quindi, meramente custodiale; così, uffici di esecuzione penale esterna svuotati di dirigenti e di funzionari della professionalità di servizio sociale non sarebbero in grado di funzionare e le misure alternative alla detenzione non troverebbero alcuna possibilità di applicazione, cosicché l’asse dell’esecuzione penale si sposterebbe totalmente sul carcere, con conseguenze di sovraffollamento ben peggiori di quelle alle quali stiamo assistendo oggi con circa 67.000 detenuti stipati nelle celle.

Per questa ragione il Si.Di.Pe. proseguirà in ogni più utile e consentita misura di sensibilizzazione del Governo e degli altri soggetti istituzionali e politici perché abbiano piena contezza della gravità della situazione.





Il Segretario Nazionale

Rosario Tortorella





PRESIDENTE

Cinzia CALANDRINO



SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO

Francesco D’ANSELMO



SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO

Nicola PETRUZZELLI



_____________________________________________

1 D.Lgs. 15 febbraio 2006, n. 63 “Ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria, a norma della L. 27 luglio 2005, n. 154”

2 L. 26 novembre 2010, n. 199 “Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno” come modificata dall’art. 3 del D.L. 22 dicembre 2011, n. 211 “Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri”, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, L. 17 febbraio 2012, n. 9.ntità della pena eseguibile al domicilio.

3 Ddl 5019 che in 7 articoli delega al Governo ad attuare una serie di iniziative in materia di depenalizzazione, pene detentive non carcerarie, sospensione del procedimento per messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.

4 che per comodità di consultazione si allega in copia

5 seduta del 07 luglio 2012, nella persona del Sottosegretario di Stato all’Economia e Finanze Gianfranco POLILLO.

Sindacato USB: Situazione penitenziaria oggi, 24 settembre 2012


Questa O.S. intende denunciare lo stato di degrado in cui versa l’Amministrazione Penitenziaria, sia sul fronte dei detenuti che su quello del personale. Questi due aspetti sono fortemente interdipendenti e, nei loro possibili sviluppi, non lasciano intravedere nulla di positivo né per l’oggi né, tantomeno per il futuro.

Si sta ponendo mano ad una riforma complessiva dell’Amministrazione Penitenziaria, con la scusa della cosiddetta “spending review”, azzerando di fatto gli istituti giuridici ed amministrativi previsti dalle leggi del 1975, del 1986, e dalla legge di riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Si stanno scientemente azzerando le misure alternative, attraverso l’annullamento della struttura UEPE, a partire dall’annullamento della Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna, dall’azzeramento degli Uffici EPE dei PRAP, i per giungere infine all’abbandono dei singoli Uffici , per far probabilmente posto a Commissariati che si dovranno occupare esclusivamente di controllo di polizia, nonostante sia recentemente intervenuta la raccomandazione del CSM di potenziare detti uffici.

Ci viene spontaneo domandare …e la messa alla prova, chi la curerà? La Polizia penitenziaria? Con quali strumenti tecnico – professionali? Quelli caratteristici delle forze di polizia? Non dimentichiamo che la mancata recidiva nella misure alternative è del 19%, mentre quella per chi esce dal carcere è del 68%. E in carcere è preponderante la cultura della polizia penitenziaria che solo pochi illuminati vogliono veramente cambiare. Si pensi soltanto alla opposizione che le loro Organizzazioni Sindacali stanno facendo sulla cosiddetta “sorveglianza dinamica”: un nuovo modello di gestione del carcere che spaventa perché è fin troppo facile chiudere a chiave, più difficile rendere responsabili gli utenti.

Analogamente il trattamento intramurale oramai da tempo è stato abbandonato , ed i principali artefici della proposta rieducativa sono stai ridotti a burocrati privi di qualsiasi potere di intervento. Si sta pensando di fare a meno dei Dirigenti di Area 1, in particolare di quanti provengono dal ruolo dei “funzionari giuridico pedagogici” (e non è un caso che l’Amministrazione abbia proposto il cambio del nome in tal senso), mentre per i funzionari di ragioneria i posti , per ovvii motivi, non verranno meno.

E tutto questo sta avvenendo senza che i lavoratori del Comparto Ministeri e le loro Organizzazioni Sindacali possano dire la loro. E’ vero che la legge cosiddetta Brunetta ha tolto loro ogni possibilità di intervento reale, ma nei fatti è rimasto almeno l’obbligo, per l’Amministrazione, di informare. Le proposte di tagli, i silenzi, le ipotesi non comunicate riguardano solo il personale del Comparto Ministeri.

Le Organizzazioni Sindacali della Polizia penitenziaria hanno ben altro ascolto e sono depositarie di un potere enorme, non giustificato perché alla base c’è la tutela di un potere non sempre limpido. Infatti queste riescono a far saltare Dirigenti penitenziari, Dirigenti Generali, possono ottenere per i lavoratori del Comparto Ministeri quelle movimentazioni, che le loro Organizzazioni Sindacali non riescono ad conseguire. Si consentono il lusso di sbeffeggiare – sui loro siti internet -quei Dirigenti che sono stati colpiti. E questo troppo spesso è accaduto perché essi non hanno voluto derogare dalla legge ed hanno tenuto in debito conto le compatibilità, sulle quali talune Organizzazioni Sindacali della Polizia penitenziaria cercano di non andare troppo per il sottile.

Ma se i vertici dell’Amministrazione non hanno saputo o voluto difendere i propri dirigenti dagli attacchi di chi cercava coperture non possibili, come si può pensare che possa farlo nei confronti dell’impiegato che ogni giorno, sul posto di lavoro, si trova a combattere tra una mole di impegni sempre più pesanti e una ormai insostenibile carenza di risorse? A maggior ragione come possono prendersi cura dei condannati che vengono presi in carico perché con essi si faccia un lavoro “ricostruttivo della loro esistenza”?

Né si possono tollerare, Signor Ministro le battute infelici fatte dal Capo del personale, che di fronte ad O.S. che discutevano animatamente sulla destinazione dei pochissimi euro del Fondo Unico di Amministrazione, ha avuto il coraggio di affermare che tale personale è fortunato a percepire ancora lo stipendio, e questo lo fa dall’alto della sua retribuzione molto alta e sicuramente non in linea con le miserie che mensilmente percepiscono i lavoratori.

Ci aspettavamo, Signor Ministro, che l’essere, la S.V. esponente di un governo tecnico, non avesse bisogno dell’imprimatur di quelle Organizzazioni Sindacali, perché non ha bisogno di essere riconfermata dall’autorità politica che interverrà, quando cambierà la situazione. La smania, invece, di essere riconfermati da parte di taluni Dirigenti generali che gestiscono il DAP, porta a scelte scellerate, sia dal punto di vista locale che da quello generale.

Il fatto che il carcere costituisca un budget per chi se ne occupa è un dato incontrovertibile: budget costituito dalla circostanza che gli Enti Locali, in particolare, erogano contributi che vanno ai detenuti solo in minima parte. Abbiamo una pletora di corsi di formazione, di interventi di prevenzione e di quant’altro, che poco servono ai detenuti, ma servono soprattutto a guadagnare chi li fa. Se un Dirigente si frappone a questo andazzo, allora viene colpito dal potere politico, che su questo troppo spesso foraggia la propria sopravvivenza.

Si parla tanto di lavoro per i detenuti, ma l’Amministrazione non ne produce, si fa affidamento sulle cooperative e sul privato sociale, ma nessuno ha mai verificato quante e quali cooperative sono sopravvissute, dopo un primo impegno e dopo aver utilizzato fondi pubblici erogati dagli Enti Locali. Nessuno ha mai verificato la reale possibilità, per queste di stare sul mercato e di essere effettiva occasione di lavoro e di servizio al più debole. Che fine hanno fatto tali organismi una volta finiti i contributi? Per molti è stato un modo per prendere soldi pubblici altrimenti non spendibili, ma – ad eccezione di un numero limitato di interventi - queste stesse cooperative si sono sciolte come neve al sole e nessuno ha preso in considerazione i motivi per cui ciò è accaduto. E possiamo dire che non sempre chi ha gestito questo andazzo sia stato immune da “contaminazioni colpevoli”.

Per queste ragioni, Signor Ministro, le chiediamo di aprire un tavolo di trattativa, al fine di informare in ordine alle decisioni prese e di ascoltare anche le nostre proposte, che rappresentino l’altra faccia della medaglia e permettano decisioni quantomeno consapevoli e non esclusivamente destinate al raggiungimento di un bene personale, che non si concilia affatto con il raggiungimento del fine istituzionale, in nome del quale migliaia di operatori, ogni giorno, sul posto di lavoro, ancora non disperano di credere.

Si porgono distinti ossequi

p. IL COORDINAMENTO USB PENITENZIARI

Augusta Roscioli

Roma,24 settembre 2012

martedì 25 settembre 2012

Ddl Severino alla Camera; verso stralcio della parte sulle misure di depenalizzazione

Asca, 23 settembre 2012

La Commissione Giustizia anche questa settimana è stata a lungo impegnata nell’approfondimento del ddl 4041 contenente le misure di depenalizzazione e pene alternative alla detenzione per attenuare il sovraffollamento carcerario.
Il Ministro della Giustizia ha più volte sottolineato la necessità ed urgenza di questo provvedimento anche per dare risposta all’emergenza carceri, ma l’ampiezza delle misure contenute nello schema normativo e, soprattutto, la non piena concordanza di valutazioni dei partiti che sostengono il Governo hanno rallentato l’iter.
Per dare nuovo impulso all’esame il sottosegretario alla Giustizia Gullo ha prospettato la disponibilità dell’esecutivo a stralciare la parte dell’articolato riguardante la depenalizzazione (sulla quale si concentrano le maggiori riserve) in modo da accelerare l’esame degli altri articoli riguardanti l’affidamento in prova e le pene alternative alla detenzione.

Si valuterà, quindi, se e come procedere autonomamente sulla parte relativa alla depenalizzazione. Il Ministro Severino ha più volte sottolineato l’esigenza di non far slittare l’avvio dell’esame in aula programmato a partire da lunedì prossimo.





venerdì 21 settembre 2012

Parere del Csm su Messa alla Prova: Vanno potenziate le risorse e gli uffici per l'esecuzione penale esterna

DOCUMENTO INTEGRALE: http://www.ristretti.it/commenti/2012/settembre/pdf4/parere_csm.pdf

 ......"Si devono evidenziare le difficoltà obiettive in cui operano gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna che, oggi, non riescono ad adempiere nemmeno agli interventi di valenza socio-riabilitativa, non essendo in condizione di garantire alcuna effettiva operatività negli ambiti di intervento connessi alle altre funzioni caratterizzanti la pena non detentiva e non potendo, quindi, ragionevolmente assicurare sostegno alle attività connesse all’istituto della messa in prova. Si osserva anzi, la necessità di investire maggiormente e potenziare il settore dell’esecuzione penale esterna, al fine di assicurare realmente quegli obiettivi deflattivi perseguiti in generale rispetto al sovraffollamento carcerario ed in particolare alla realizzazione degli obiettivi della delega stessa.
Deve, ulteriormente, segnalarsi che l’applicazione dell’istituto della sospensione con la messa inprova, così come strutturato, potrebbe incontrare rilevanti ed obiettivi limiti applicativi nei confronti della fascia dei detenuti appartenenti alla c.d. marginalità sociale (extracomunitari, tossicodipendenti di lunga data, disagiati psichici e psichiatrici), meno dotata in termini di risorse sociali e relazionali. La imposizione di un impegno non retribuito, si aggiunge alle difficoltà di reperimento di un alloggio e di un lavoro, e rischia di rendere tale misura inaccessibile a tale categoria di soggetti, minando la potenzialità deflattiva dell’istituto proprio nei riguardi di quei detenuti che, più degli altri, sono sottoposti alla detenzione in carcere per reati di modesto allarme sociale, le cui pene edittali rientrano nei limiti applicativi indicati dalla disegno di legge in esame. Il quadro delle potenziali difficoltà applicative sopra tracciato non fa venir meno il complessivo positivo giudizio sulla introduzione dell’istituto e potrebbe, peraltro, essere superato con una sollecitazione degli enti locali ove l’imputato messo in prova dovrà trascorrere il periodo di sospensione del processo ad una fattiva e propositiva collaborazione, affinché siano rese disponibili adeguate opportunità di inserimento sociale e lavorativo, sebbene non possa non rilevarsi che non sarà agevole conseguire buoni risultati in quelle realtà del Paese nelle quali è avvertito con maggiore drammaticità il problema del deficit occupazionale."
........" In coerenza con quanto sopra detto, si sottolinea come l’assenza di investimento finanziario, non consentirà di ottenere l’effetto voluto: i recenti interventi riduttivi sul personale dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna non appaiono congrui all’obiettivo perseguito dall’intera normativa. Da ultimo, non può non osservarsi come anche la previsione oggetto del presente esame corra il rischio di limitare, se non escludere, la concreta applicazione delle nuove pene detentive non carcerarie, con conseguente pratico insuccesso dell’auspicata politica di riduzione della sovrappopolazione carceraria, ove si osservi che – per come in precedenza indicato – l’attuale composizione della popolazione ristretta é prevalentemente composta da soggetti appartenenti alla c.d. marginalità sociale, rispetto ai quali, così come è formulata la previsione normativa, risulta sovente complesso, se non addirittura impossibile, rinvenire la disponibilità di un’abitazione o di un altro luogo di privata dimora idoneo ad assicurare la custodia del condannato.

“va potenziata la messa in prova”, parere del Csm su delega per depenalizzazione


Italia Oggi, 20 settembre 2012


Potenziare l’istituto della messa alla prova, promosso il processo agli irreperibili. È un parere positivo quello espresso dal Csm sul disegno di legge di delega al governo in materia di depenalizzazione, anche se l’applicazione delle nuove norme potrebbe trovare dei limiti a causa della mancanza di risorse e strumenti nel sistema giudiziario
Il plenum di Palazzo De Marescialli ha approvato il parere, scritto dal presidente della sesta commissione Paolo Auriemma (Unicos) a larga maggioranza, con la sola astensione dei laici del Pdl Annibale Marini, Nicolò Zanon e Bartolomeo Romano, e del laico della Lega Ettore Albertoni.

Nel documento si sottolinea come “Ogni intervento legislativo diretto all’abrogazione dei reati per i quali risulti sproporzionata e inutile la sanzione penale deve salutarsi con estremo favore”, e “una riduzione delle condotte illecite penalmente rilevanti” verso cui sono dirette le linee generali del provvedimento in esame ha “inevitabili, benefici effetti sul sistema giudiziario”.

Per quanto riguarda l’introduzione dell’istituto della messa alla prova, Palazzo De Marescialli rileva però che “l’ambito di applicazione è ridotto” e quindi “il positivo effetto deflattivo, processuale e carcerario, potrebbe manifestarsi in una maniera inferiore alle attesa”.

Per il Csm sarebbe “auspicabile uno sforzo ulteriore da parte del legislatore” anche “con la destinazione di adeguate risorse finanziarie” in particolare per la fase della prima applicazione del lavoro di pubblica utilità. Accolta con favore, poi, la novità sui processi agli irreperibili, seppure, sul punto, permangano perplessità dal punto di vista procedurale, in particolare sul termine massimo di prescrizione che “appare troppo limitativa, sulle pene detentive non carcerarie, infine, l’organo di autogoverno della magistratura osserva che si corre “il rischio di limitare la concreta applicazione delle nuove pene detentive non carcerarie, con conseguente pratico insuccesso dell’auspicata politica di riduzione della sovrappopolazione carceraria” per il fatto che i detenuti sono prevalentemente “soggetti appartenenti alla cosiddetta marginalità sociale, rispetto ai quali risulta sovente complesso - si legge nel parere - se non addirittura impossibile rinvenire la disponibilità di un’abitazione o di un altro luogo di privata dimora idoneo ad assicurare la custodia del condannato”. “Condividiamo il parere favorevole che il Consiglio Superiore della Magistratura ha espresso sul ddl delega in materia di depenalizzazione.

È giusto puntare in questa direzione e la necessità di un’ effettiva depenalizzazione è condivisa da tutta la Magistratura. Auspichiamo, quindi, che il governo tenga conto di questa presa di posizione. Non è, infatti, più pensabile che Procure e Tribunali siano congestionati da reati di lieve allarme sociale come le fattispecie che sanzionano l’ingresso in cabina elettorale con il cellulare o la guida senza patente (ma la lista sarebbe lunga)”, commenta Cosimo Maria Ferri, segretario generale di Magistratura Indipendente.





domenica 16 settembre 2012

Severino ha fretta, ma il ddl sulle alternative alla reclusione non fa passi avanti




Condividi Asca, 15 settembre 2012
La Commissione Giustizia per tutta la settimana è stata impegnata nel proseguire l’approfondimento del ddl 5019 contenente le misure di depenalizzazione e pene alternative alla detenzione per attenuare il sovraffollamento carcerario.

Il Ministro della Giustizia ha più volte sottolineato la necessità ed urgenza di questo provvedimento anche per dare risposta all’emergenza carceri, ma l’ampiezza delle misure contenute nello schema normativo e, soprattutto, la non piena concordanza di valutazioni dei partiti che sostengono il Governo hanno già reso molto ampio il confronto.

Nella discussione è intervenuta la senatrice Rita Bernardini del Pd che ha rilevato l’esigenza di invertire tendenza nell’attuale fase di depotenziamento degli Uepe, cioè gli uffici per l’esecuzione penale esterna e di valutare le conseguenze della riduzione del numero di assistenti sociali ormai quasi ridotto a zero. Su queste valutazioni hanno concordato molti deputati. L’ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia ha quindi rinviato sine die l’approdo in Aula del disegno di legge, che nella prevista calendarizzazione doveva andare in Aula il 24 settembre.



venerdì 14 settembre 2012

FIRMA ORA L'APPELLO ALLA MINISTRA SEVERINO

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http://www.petizionionline.it/petizione/appello-alla-ministra-severino-per-un-reale-rilancio-dell-esecuzione-penale-esterna-e-delle-misure-alternative-al-carcere/7728


Comunicato Stampa Provvedimento DDL Messa alla Prova Commissione Giustizia

COMUNICATO STAMPA


Per contribuire ad attenuare in modo significativo la gravissima situazione di sovraffollamento che caratterizza attualmente le carceri italiane, gli assistenti sociali degli uffici per l’esecuzione penale esterna dicono SI al rilancio delle misure alternative al carcere, alla messa alla prova, all’affidamento come pena principale, al potenziamento dell’Area Penale Esterna e degli Uffici ad essa preposti .

Gli assistenti sociali promotori della petizione indirizzata alla Ministro Severino, “APPELLO ALLA MINISTRA SEVERINO PER UN REALE RILANCIO DELL’ESECUZIONE PENALE ESTERNA E DELLE MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE” (http://www.petizionionline.it/petizione/appello-alla-ministra-severino-per-un-reale-rilancio-dell-esecuzione-penale-esterna-e-delle-misure-alternative-al-carcere/7728), che fino ad oggi ha raccolto centinaia di adesioni dal mondo della giustizia e della società civile, nell’ esprimere interesse e soddisfazione per l’inizio dei lavori in Commissione Giustizia della Camera sul disegno di legge “Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie con altre sei proposte di legge in materia. Nello stesso tempo gli operatori, con alcune email inviate ai componenti della Commissione Giustizia della Camera, hanno ribadito che l’approvazione di una così importante ed attesa Riforma non può non prevedere contestualmente il potenziamento degli Uffici per l’esecuzione penale esterna e degli stessi operatori che lavorano in tali servizi, in continuo decremento a seguito dei diversi provvedimenti di contenimento della spesa pubblica nonché di mancate sostituzioni (ultimo concorso risale al 1999).

Pur con la consapevolezza delle scarse risorse a disposizione, gli operatori ritengono, che sia possibile un trasferimento di investimenti dal carcere agli Uffici che si occupano di misure alternative. Solo un reale investimento sull'esecuzione penale esterna potrà avere un positivo esito sulla riduzione del sovraffollamento delle carceri.

Si apprezzano le parole delle onorevoli Bernardini e Ferranti che in Commissione Giustizia hanno espresso la necessità di ”invertire la tendenza in atto che vede un continuo depotenziamento, fino ad arrivare ad un sostanziale smantellamento, degli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.)”. ….”non si può non tenere conto dei continui gridi di allarme degli assistenti sociali il cui numero è così ridotto da essere stato quasi azzerato”. … “le stesse finalità del disegno di legge del Governo dovrebbero indurre il Governo a rafforzare sensibilmente l'organico degli assistenti sociali”.











Braccio di ferro in Commissione; "slitta" ddl su messa a prova e misure alternative

Ansa, 14 settembre 2012

L’ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera ha rinviato l’approdo in Aula del disegno di legge sulla messa alla prova e le misure alternative alla detenzione in carcere.

Il provvedimento doveva andare in Aula il 24 settembre, ma non era ancora stato completato l’esame per cui si è scelto di farlo slittare. In commissione è andato, però, in scena un braccio di ferro tra Pd, Fli e Udc da una parte che chiedevano che il rinvio si concludesse con una data certa, a un mese esatto dalla precedente calendarizzazione e Pdl, Lega e Idv che non volevano vincolarlo a una data. A spuntarla sono stati questi ultimi e dunque il rinvio è per il momento senza un termine.



CARCERI: VOTO CSM SU PARERE DDL MISURE ALTERNATIVE SLITTA A PROSSIMA SETTIMANA - CHIESTI APPROFONDIMENTI


Roma, 12 set. - (Adnkronos) - Slitta alla prossima settimana il voto del plenum del Consiglio superiore della magistratura sul parere, redatto dalla sesta commissione e indirizzato al ministro della Giustizia, Paola Severino, sul disegno di legge in materia di depenalizzazione e pene alternative al carcere, all'esame della commissione Giustizia della Camera. Dopo l'avvio della discussione nella seduta di questa mattina,Luca e' stato richiesto un ulteriore approfondimento.

In particolare il primo presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo, ha invitato a una valutazione sulla consistenza della depenalizzazione prevista nel ddl, e il laico del Pd, Glauco Giostra, ha proposto di approfondire l'aspetto relativo ai suggerimenti contenuti nella delibera,

Il parere, di cui e' relatore il presidente della commissione, il togato di Unicost Paolo Auriemma, esprime un giudizio sostanzialmente positivo sul ddl, che prevede tra l'altro la sospensione del processo con la messa alla prova e la possibilita' per il giudice di stabilire la detenzione domiciliare come pena principale all'atto della condanna, ma denuncia comunque il rischio che non incida di fatto in modo consistente ne' sull'efficienza della macchina giudiziaria ne' sul sovraffollamento delle carceri.

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Lombardia: Fp-Cgil; tagli insopportabili a personale penitenziario e amministrativo delle carceri

www.rassegna.it, 13 settembre 2012


“Mentre in Parlamento si sta discutendo di provvedimenti che da un lato tagliano del 10% il già ridotto personale penitenziario e amministrativo, quello che si occupa del trattamento e dell’esecuzione penale esterna, dall’altro bloccano il turnover del personale di Polizia Penitenziaria, già oggi carente di 7.000 unità, nelle carceri e negli ospedali psichiatrici giudiziari si continua a morire nell’indifferenza”.



Lo sottolinea in una nota la Fp Cgil della Lombardia. Domenica scorsa è toccato a un detenuto del carcere di Milano Opera, morto dopo il tentato suicidio. A Opera, a fronte dei 762 previsti, lavorano solo 583 agenti, con una popolazione carceraria di 1.259 detenuti invece che dei previsti 973. E il dato complessivo in Lombardia conferma la situazione allarmante: 4.063 agenti invece che 5.353, 9.172 detenuti invece che 5.191. Da inizio anno sono morti 112 detenuti, di cui 40 proprio per suicidio.

Oltre a 7 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita mentre erano fuori servizio. “Vogliamo continuare a denunciare i rischi e il disagio lavorativo di tante persone che, da troppo tempo ormai, operano in condizioni non più tollerabili - dichiarano Natale Minchillo, segretario Fp Cgil Lombardia, e Tatiana Cazzaniga, segretaria Fp Cgil Milano. I tagli previsti dalla revisione della spesa aumenteranno il divario tra la mancanza di personale e il sovraffollamento dei detenuti”.

“L’istituto di Opera, come altri istituti di pena, soffre dei tagli irrazionali del Governo che agiscono come una scure anche sulle normali funzioni dello Stato e, in questo caso, mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori e dei detenuti. Le nostre carceri sono sovraffollate e dovremmo avere misure alternative all’esterno. Si mostra il pugno di ferro ma ci vuole soprattutto dignità per i detenuti. Anche per questo la Fp Cgil sciopera il 28 settembre prossimo, invitando i lavoratori pubblici ad aderirvi e a partecipare alla manifestazione nazionale a Roma”.



Comunicato Stampa Provvedimento DDL Messa alla Prova Commissione Giustizia

COMUNICATO STAMPA
Per contribuire ad attenuare in modo significativo la gravissima situazione di sovraffollamento che caratterizza attualmente le carceri italiane, gli assistenti sociali degli uffici per l’esecuzione penale esterna dicono SI al rilancio delle misure alternative al carcere, alla messa alla prova, all’affidamento come pena principale, al potenziamento dell’Area Penale Esterna e degli Uffici ad essa preposti .

Gli assistenti sociali promotori della petizione indirizzata alla Ministro Severino, “APPELLO ALLA MINISTRA SEVERINO PER UN REALE RILANCIO DELL’ESECUZIONE PENALE ESTERNA E DELLE MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE” (http://www.petizionionline.it/petizione/appello-alla-ministra-severino-per-un-reale-rilancio-dell-esecuzione-penale-esterna-e-delle-misure-alternative-al-carcere/7728), che fino ad oggi ha raccolto centinaia di adesioni dal mondo della giustizia e della società civile, nell’ esprimere interesse e soddisfazione per l’inizio dei lavori in Commissione Giustizia della Camera sul disegno di legge “Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie con altre sei proposte di legge in materia. Nello stesso tempo gli operatori, con alcune email inviate ai componenti della Commissione Giustizia della Camera, hanno ribadito che l’approvazione di una così importante ed attesa Riforma non può non prevedere contestualmente il potenziamento degli Uffici per l’esecuzione penale esterna e degli stessi operatori che lavorano in tali servizi, in continuo decremento a seguito dei diversi provvedimenti di contenimento della spesa pubblica nonché di mancate sostituzioni (ultimo concorso risale al 1999).

Pur con la consapevolezza delle scarse risorse a disposizione, gli operatori ritengono, che sia possibile un trasferimento di investimenti dal carcere agli Uffici che si occupano di misure alternative. Solo un reale investimento sull'esecuzione penale esterna potrà avere un positivo esito sulla riduzione del sovraffollamento delle carceri.

Si apprezzano le parole delle onorevoli Bernardini e Ferranti che in Commissione Giustizia hanno espresso la necessità di ”invertire la tendenza in atto che vede un continuo depotenziamento, fino ad arrivare ad un sostanziale smantellamento, degli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.)”. ….”non si può non tenere conto dei continui gridi di allarme degli assistenti sociali il cui numero è così ridotto da essere stato quasi azzerato”. … “le stesse finalità del disegno di legge del Governo dovrebbero indurre il Governo a rafforzare sensibilmente l'organico degli assistenti sociali”.



mercoledì 12 settembre 2012

FIRMA ORA L'APPELLO ALLA MINISTRA SEVERINO

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Risponde il Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia.alle denunce della fp cgil sullo spending reviw nel settore penitenziario e minorile comparto ministeri


Il Capo di Gabinetto fa  presente che la Ministra Severino è impegnata nella ricerca di una soluzione al problema più volte denunciato dalla Cgil dei tagli agli organici per la Giustizia Minorile e per il personale del Dap Comparto Ministeri conseguenti alla spending review, in considerazione della grave situazione del sistema carcerario nel nostro paese.






Interviene Bernardini in Sede Referente Commissione Giustizia: Prevedere l'affidamento tra le pene principali


SEDE REFERENTE - Commissione Giustizia

Martedì 11 settembre 2012. — Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. — Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Antonino Gullo.
La seduta comincia alle 13.35.

Delega al Governo in materia di depenalizzazione, pene detentive non carcerarie, sospensione del procedimento per messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.

C. 5019 Governo, C. 879 Pecorella, C. 4824 Ferranti, C. 92 Stucchi, C. 2641 Bernardini, C. 3291-ter Governo, C. 2798 Bernardini e C. 3009 Vitali.

(Seguito dell'esame e rinvio – Abbinamento della proposta C. 5330 Ferranti). La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti, rinviato il 6 settembre 2012.

Giulia BONGIORNO, presidente, avverte che ai progetti di legge in esame è abbinata la proposta di legge C. 5330 Ferranti in materia di contumacia.

  Rita BERNARDINI (PD) chiede ai relatori se, nella predisposizione di un testo base o comunque ai fini dell'approvazione di un testo da trasmettere all'Assemblea, intendano tener conto anche della sua proposta di legge C. 2798, recante modifiche al codice penale, concernenti l'introduzione dell'affidamento al servizio sociale tra le pene principali previste per i delitti, che è del tutto conforme alla finalità del disegno di legge del Governo nelle parti relative alle pene detentive non carcerarie ed alla messa alla prova. Il provvedimento, in particolare, è volto ad introdurre la nuova pena dell'affidamento al servizio sociale, che affiancherebbe le tradizionali pene principali, da irrogare direttamente dal giudice di cognizione con la sentenza di condanna per reati puniti con la reclusione non superiore a tre anni. Si tratterebbe di reati di non grave allarme sociale relativi ad una fascia del 33 per cento circa della popolazione carceraria. È evidente, quindi, come l'introduzione di questa pena poter contribuire ad attenuare sensibilmente la gravissima situazione di sovraffollamento che caratterizza attualmente le carceri italiane. Tuttavia, per poter operare in questo modo occorrerebbe, come già rilevato dall'onorevole Ferranti in relazione all'istituto della messa alla prova, invertire la tendenza in atto che vede un continuo depotenziamento, fino ad arrivare ad un sostanziale smantellamento, degli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.). Inoltre non si può non tenere conto dei continui gridi di allarme degli assistenti sociali il cui numero è così ridotto da essere stato quasi azzerato. Ritiene che le stesse finalità del disegno di legge del Governo dovrebbero indurre il Governo stesso a rafforzare sensibilmente l'organico degli assistenti sociali.

  In merito alla grave carenza di organico nelle carceri richiama un documento del Sindacato direttori penitenziari (Si.di.pe.) nel quale vengono evidenziate al Ministro della Giustizia diverse situazioni critiche che vanno dal mancato rimpiazzo dei direttori di carcere che vanno in pensione alla mancanza di dirigenti penitenziari presso gli UEPE.

  Richiama inoltre il suo ordine del giorno 9/5389/53, accolto dal Governo nell'agosto scorso in occasione della conversione in legge del decreto legge sulla spending review, volto ad impegnare il Governo a valutare, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, l'opportunità di interpretare l'articolo 2, comma 7, del D.L 95/2012 nel senso che siano esclusi dalla riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni il personale della carriera dirigenziale penitenziaria ex decreto legislativo n. 63/2006, oltre che il restante personale amministrativo penitenziario, quello civile come educatori, psicologi ex articolo 80, assistenti sociali, nonché quello riguardante la giustizia minorile. Chiede, in particolare, quale sia lo stato di attuazione di tale ordine del giorno, che è volto ad evitare il peggioramento di una situazione già drammatica.

  Lorenzo RIA (UdCpTP) dichiara preliminarmente di condividere il disegno di legge del Governo, che affronta anche la questione estremamente grave della situazione carceraria. È inoltre favorevole allo stralcio della parte sulla depenalizzazione, ritenendo che meriti ulteriori approfondimenti rispetto alle altre parti del testo. Rispetto a queste ultime dichiara di essere favorevole alla trasformazione in norme direttamente precettive delle norme di delega relative alla messa alla prova ed alla contumacia.



 Donatella FERRANTI (PD), relatore, facendo riferimento all'intervento dell'onorevole Bernardini dichiara di condividere pienamente le sue preoccupazioni circa il depotenziamento degli UEPE, che, invece, dovrebbero essere rafforzati anche in vista dell'approvazione del disegno di legge del Governo, rilevando di essere non essere contraria alla ratio della proposta di legge C. 2798 anche in vista dell'elaborazione di un testo finale.

  Si sofferma su alcune questioni relative agli interventi da lei svolte nelle precedenti sedute, rilevando che in molte occasioni si tratta di svolgere delle scelte di politica criminale, come ad esempio nel caso in cui il reato per il quale è possibile la messa alla prova sia connesso ad un altro reato ovvero in relazione all'esercizio o prosecuzione dell'azione civile rispetto al caso in cui il procedimento penale si sospeso. Anche rispetto alla questione del rapporto tra reato estinto a seguito di esito positivo della messa alla prova ed altro reato vi sono diverse soluzioni possibili, tra le quali ricorda quella prevista dagli articoli 44 e seguenti del Progetto di riforma del Codice penale della Commissione ministeriale presieduta da Giuliano Pisapia.



  Nicola MOLTENI (LNP) ribadisce la contrarietà del suo Gruppo al disegno di legge del Governo, che suscita una serie di questioni che meritano approfondimenti ben maggiori di quelli che possono essere fatti non solo entro il 24 settembre – data in cui il provvedimento, sia pure con la formulazione condizionata della previa
conclusione dell'esame in Commissione, è stato inserito nel calendario dell'Assemblea – ma entro il lasso di tempo che separa dalla conclusione della legislatura. Inoltre, mancherebbero i tempi tecnici per l'esercizio della delega. Ricorda che il gruppo della Lega era contrario all'introduzione dell'istituto della messa alla prova anche quando questo era previsto da un disegno di legge presentato dal Governo del quale essa faceva parte.

  Facendo riferimento alla questione del sovraffollamento delle carceri, la cui riduzione è un obiettivo del disegno di legge in esame, chiede che il Ministro della giustizia dia conto di quale sia lo stato di attuazione del Piano carceri, chiarendo come il Governo sia riuscito ad aumentare la capienza delle carceri italiane di 11.000 posti a fronte di un risparmio di 260 milioni di euro. Chiede inoltre al sottosegretario presente se sia possibile utilizzare parte dei risparmi per la costruzione di nuove carceri che consentirebbero di ridurre il sovraffollamento delle carceri senza dover approvare delle leggi che sono indulti ed amnistie mascherate.

Bernardini (Pd); l’affidamento al servizio sociale tra le pene detentive non carcerarie

 Public Policy, 12 settembre 2012

Introdurre l’affidamento al servizio sociale tra le pene detentive non carcerarie previste nel disegno di legge del Governo sulla depenalizzazione. Lo ha chiesto la deputata radicale Rita Bernardini (eletta nelle fila del Pd) in commissione Giustizia alla Camera.
Bernardini ha chiesto ai relatori di abbinare la sua proposta di legge al testo base che verrà successivamente adottato: “Una proposta - ha detto - del tutto conforme alla finalità del disegno di legge del Governo nelle parti relative alle pene detentive non carcerarie e alla messa alla prova”.
Il provvedimento presentato dalla deputata radicale modificherebbe il codice penale introducendo la nuova pena dell’affidamento al servizio sociale, che affiancherebbe le tradizionali pene principali, “da irrogare direttamente dal giudice con la sentenza di condanna per reati puniti con la reclusione non superiore a 3 anni”.

D’accordo con la ratio della proposta si è detta uno dei due relatori, Donatella Ferranti (Pd), ma c’è un problema legato alla carenza di personale: “Occorrerebbe invertire - ha sottolineato Bernardini in commissione - la tendenza in atto che vede un continuo depotenziamento, fino ad arrivare a un sostanziale smantellamento, degli Uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe). Inoltre non si può non tenere conto dei continui gridi di allarme degli assistenti sociali il cui numero è così ridotto da essere stato quasi azzerato”.
Ad agosto lo stesso Governo aveva accolto un ordine del giorno della deputata radicale durante l’approvazione della spending review. Impegnava l’Esecutivo a “escludere dalla riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni il personale della carriera dirigenziale penitenziaria, oltre che il restante personale amministrativo, educatori, psicologi, assistenti sociali”. “A che punto è - ha chiesto ancora Bernardini - la sua attuazione?”.
Il disegno di legge “Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili” è stato presentato dal Guardasigilli Paola Severino il 29 febbraio 2012 e ha iniziato il suo iter in commissione Giustizia alla Camera il 29 marzo. Il testo è stato abbinato con altre sei proposte di legge in materia.