L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

domenica 15 giugno 2014

Comunicato stampa Ordine Nazionale assistenti Sociali

 
Sovraffollamento carceri. Passi in avanti ma resta ancora molto da fare
 
    
Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali non può che esprimere soddisfazione per il riconoscimento dato dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per "l'impegno che le autorità italiane hanno messo nel risolvere la questione del sovraffollamento carcerario e i risultati significativi già ottenuti attraverso l'introduzione di varie misure strutturali" tra cui "l'importante e continua diminuzione del numero di detenuti" e il fatto di garantire a ogni carcerato uno spazio vitale di almeno 3 metri quadri.
La Corte Europea dei diritti umani aveva dato all’Italia un anno per individuare un meccanismo di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante persistesse nel nostro sistema penitenziario. Secondo il Governo il rimedio sarà introdotto "a breve" e permetterà una riduzione della pena per i carcerati vittime di sovraffollamento ancora detenuti, e un risarcimento per quelli già in libertà.
“Come ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando – dichiara Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali – questo è sì il riconoscimento di un lavoro che il nostro Governo sta portando avanti, ma non è altro che il punto di partenza. Oltre seimila detenuti in meno significa che alcuni istituti sono diventati più vivibili, ma bisogna proseguire con le riforme e quella della giustizia dovrà affrontare questo capitolo in modo sistematico e complessivo. Serve che entri a regime la nuova legge sulla messa alla prova per gli adulti e venga istituzionalizzato anche il conseguente e proporzionale ampliamento delle risorse professionali e finanziarie indispensabili alla loro implementazione.”
“Serve l’ottenimento di uno strumento di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento nelle carceri e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante possa permanere nel sistema penitenziario italiano.
Serve un percorso che rimetta al centro la persona detenuta – conclude Mordeglia, e costruisca un progetto rieducativo e di reinserimento sociale per il quale il detenuto smetta di essere un semplice numero, ma riacquisti dignità e diritti.”
 
 
 
 
Roma, 11 giugno 2014

Esecuzione penale esterna: mancano assistenti sociali, Cgil in mobilitazione

 

Trentotoday.it
Stato di mobilitazione all'Ufficio esecuzione penale esterna di Trento, sottodimensionato rispetto al carico di lavoro, secondo quanto denuncia il sindacato della funzione pubblica, specialmente dopo il potenziamento delle misure alternative al carcere previsto dal decreto legge del 2013
Redazione 9 giugno 2014
 
Tagli al personale dell'Ufficio esecuzione penale esterna a fronte del decreto legge che potenzia le misure alternative al carcere: la Cgil del Trentino annuncia lo stato di mobilitazione da parte del personale dell'ufficio denunciando "lo stato di gravissimo disagio e l’impossibilità a svolgere, nelle condizioni date, le importantissime funzioni istituzionali sul territorio." Sarebbero 3 gli assistenti sociali impiegati presso l'ufficio con contratto in scadenza al 30 giugno e, stando a quanto riporta il sindacato, non sarebbe previsto un rinnovo. Gli assistenti sociali in forze all'Uepe di Trento sono in tutto 7, due dei quali a contratto part time, ma, rapportati al numero di detenuti, dovrebbero essere 15. Nel corso del 2013 l’UEPE di Trento ha gestito 480 tra misure alternative, misure di sicurezza e sanzioni sostitutive, oltre a 699 indagini per soggetti detenuti e in libertà. Negli ultimi 15 giorni sono pervenute 30 richieste di trattamento per "messa in prova" dei detenuti. 

domenica 8 giugno 2014

Lettera USB al Ministro della Giustizia legge 67/14


Al Sig. Ministro della Giustizia

On.le Andrea Orlando

 

 

 

 

 

OGGETTO: Problematiche connesse all’attuazione della Legge 28 aprile 2014, n.67 – vigente al 17-05-2014.

 

 

            Questa O.S. ritiene che la legge in oggetto indicata sia indubbiamente un considerevole passo di civiltà giuridica e che richieda un notevole impegno da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, soprattutto per quanto riguarda la sua interpretazione, la formazione degli operatori, e particolarmente l’incremento delle risorse, sia di personale che di mezzi strumentali; ma – quello che più conta – è assolutamente necessario riconsiderare la funzione e le specificità degli UEPE, che oggi – dopo anni di grave voluta incuria – stanno pagando un prezzo moto alto in termini di carenza di personale e di gravi disfunzioni diventate ormai croniche. Una riflessione si rende quanto mai necessaria, soprattutto in questo momento di vuoto di potere, dove chiunque può prendere decisioni, senza dover rendere conto a nessuno, in nome di un efficientismo vuoto e fine a se stesso.

            Si richiede pertanto un incontro con la S.V. anche alla luce della circolare GDAP – 0174874 -2014 emanata dal DAP il 16.05.2014, che vede come unica necessità l’uso delle automobili.

            Si ringrazia per l’attenzione e si rimane in attesa di un cortese urgente riscontro

 

 

 

Roma, 3 giugno 2014

 

 

p. IL COORDINAMENTO USB PENITENZIARI

          Augusta Roscioli

Lettera UNSA DAP al Ministro Situazione Uepe




Uffisi per l'Esecuzione penale Esterna : Progetto M.A.S.T.E.R. attività degli Esperti in Servizio Sociale e prospettive future


Alla c.a.Commissione Europea della Giustizia

Alla c.a. del Presidente del Consiglio dei Ministri

On. Matteo Renzi

Alla c.a. del  Ministro della Giustizia

On. Andrea Orlando

Alla c.a. del Dirigente del  Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

Dr. Giovanni Tamburino

Alla c.a. del Direttore  Generale dell’ Esecuzione Penale Esterna

Alla c.a. del  Direttore della Cassa delle Ammende 

Dr.  Rallo Nicolò Maurizio

Alla c.a. dei Direttori degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna

Alla c.a. del  Presidente e al Consiglio dell’ Ordine Nazionale Assistenti Sociali

Prof. A.S. Edda Samory

Alla c.a. dei  Presidenti degli Ordini degli Assistenti Sociali delle varie Regioni coinvolte

Alla c.a. dei Garanti dei  Detenuti delle regioni coinvolte

Alla c.a. del  Segretario Nazionale del CONFSAL – UNSA- Coordinamento Nazionale Giustizia

Alla c.a. della  Delegazione C.G.I.L. Funzione Pubblica

Alla c.a. della  Delegazione C. S.L. Funzione Pubblica

Alla c.a. della  Delegazione V.I.L. Funzione Pubblica

 

Oggetto: Progetto M.A.S.T.E.R. attività degli Esperti in Servizio Sociale e prospettive    future

La presente intende dar voce a tutti  gli Esperti Assistenti Sociali  che nel 2011 a seguito di un’opportuna e scrupolosa  selezione  hanno dato inizio alla loro opera professionale  all’interno degli  Uffici EPE delle seguenti Regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Triveneto.

lo scopo è quello di portare all’attenzione  della S.V. il reale impegno e l’operato che gli  Assistenti Sociali selezionati  nel numero di 100 in tutta Italia per  il Progetto denominato “MASTER” (progetto n°2010/33 – approvato dalla Cassa delle Ammende nell’anno 2011, nato con la finalità di “garantire il mantenimento e l’accrescimento degli standard trattamentali minimi, assicurati dagli Uffici di esecuzione penale esterna nei confronti degli ammessi alle misure alternative alla detenzione[1]) hanno profuso nel corso di questi due anni negli Uffici EPE dei vari comparti territoriali regionali.

Gli esperti  a.s. hanno affiancato il personale di servizio sociale di ruolo nei vari Uffici  E.P.E. con l’obiettivo di ridurre lo squilibrio nella distribuzione territoriale degli assistenti sociali tra gli uffici, andando a sanare, seppur parzialmente, le situazioni di più grave carenza”

Inoltre il progetto prevede che: ”il numero di tali operatori, che hanno funzione di sostegno e controllo nei confronti dei condannati in misura alternativa, debba  essere incrementato soprattutto negli Uffici che, per percentuale di scopertura degli organici, specificità territoriale o rilevanza della sede, l’Amministrazione ritiene bisognosi di rinforzo.

Questo a significare che, anche se con forte ritardo, l’Amministrazione Pubblica  si è resa consapevole dell’ingente carico di lavoro degli Uffici EPE (dati rilevabili consultando le statistiche pubblicate mensilmente sul sito della DGEPE  ) e l’evidente sottorganico che li caratterizza.

   Allo stesso modo durante questi due anni di attività abbiamo rilevato quale e quanto sia l’effettivo carico di lavoro presente presso tutti gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna in cui siamo impegnati, e ciò vale tanto più per quelle realtà a maggiore indice di criminalità (organizzata e non organizzata). In tali contesti il rischio di rafforzare la catena dell’insicurezza percepita e la marginalità sociale è forse più elevato che altrove.

    Gli interventi professionali degli esperti a.s. si svolgono prevalentemente sul territorio: le richieste di intervento riguardano tutte quelle area di competenza degli UEPE.

Quanto appena dichiarato è evincibile dai dati presenti sul sito della DGEPE consultabile dagli uffici di Esecuzione Penale attraverso intranet in merito ai casi trattati dagli Esperti Master per il I° anno di consulenza (2011/2012). Evidenziamo alcuni tra i dati più significativi:

N  
DENOMINAZIONE DEGLI INCARICHI
TOTALE ANNUO ESPERTI DI TUTTA ITALIA
1
 72IN Indagini per motivi vari (di cui in maggioranza Accertamenti di Domicilio L.199/10)
per un totale di 2.859 casi trattati
2
13CS Indagini per detenuti in osservazione in Istituti di competenza in altri UEPE
per un totale di 1.385 casi trattati
3
13OT Osservazione in Istituto ai fini del trattamento
per un totale di 1.469 casi trattati
4
13OL Osservazione dalla Libertà
per un totale di 1.498 casi trattati
5
73 LU Lavoro di pubblica Utilità
per un totale di 2.429 casi trattati
6
47 TL Detenzione Domiciliare dalla Libertà
per un totale di 730 casi trattati
7
47 TD Detenzione domiciliare dalla detenzione
per un totale di 1.340 casi trattati

 

Con i presenti abbiamo evidenziato solo 7 aree di intervento, per le quali è stato speso maggiore carico lavorativo ma le aree totali  di intervento  sono state ben 38 nel corso dell’intero anno di lavoro.

Calcolando tutti gli interventi effettuati durante il primo anno di svolgimento del progetto, sono stati trattati ben 14.693 casi. La media dei soggetti trattati ad esperto è di 147  e va evidenziato che durante il primo anno ogni esperto aveva in media 64 ore di consulenza  mensili, (meno di un part-time). Nonostante tali dati non poco rilevanti, il progetto è stato riapprovato per l’anno 2013 con una riduzione del 50% del budget  creando non poche difficoltà nella gestione dell’attività lavorativa degli stessi esperti e degli Uffici beneficiari.

    I predetti interventi sono rivolti da un lato al monitoraggio dell’andamento delle misure di esecuzione penale, ma dall’altro sono fortemente orientati in senso trattamentale: perciò tendono anche a costruire o recuperare reti territoriali di sostegno intorno ai nostri utenti, quasi sempre a rischio di esclusione sociale. L’obiettivo evidentemente è quello di costruire con loro una diversa progettualità di vita, alla quale accedere a conclusione della pena scontata emergendo dal degrado sociale attraverso la revisione critica delle scelte praticate. La revisione critica della condotta antigiuridica è infatti a parere degli scriventi uno dei pilastri della sicurezza sociale. Per realizzarlo occorre lavorare su più fronti contemporaneamente: da un lato seguendo direttamente le persone in esecuzione penale dall’altro affiancando in rete le loro famiglie, madri, mogli e figli spesso coinvolti nelle conseguenze legate alla condanna.

 Dall’altro occorre cercare la collaborazione di altri operatori sociali del territorio con i quali sia possibile elaborare,  insieme ai soggetti interessati, progetti sostenibili che favoriscano un adeguato reinserimento sociale e la remissione dalla condotta antigiuridica.

                Laddove questo progetto venga meno e gli incarichi agli Assistenti Sociali convenzionati non vengano rinnovati ci chiediamo come, gli Uffici, già oltremodo sovraccarichi, ed in forte ed evidente sotto organico (si vada a  confrontare il numero di assistenti sociali previsti nelle piante organiche di ciascun Ufficio EPE evincibile dal Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia del 31/10/2004 mai modificato, con il numero reale del personale assunto, tenendo in considerazione anche i recenti pensionamenti) riusciranno a sopportare questo ulteriore abbattimento di risorse umane a fronte delle numerose riforme di ampliamento delle misure alternative.

          Per questi motivi, rappresentiamo la nostra amarezza come professionisti del sociale e come cittadini ci chiediamo quali impegni si vogliano assumere rispetto alle enormi problematiche qui appena accennate, considerato che ad oggi il progetto sta per concludersi e non sembra ci sia ancora stato alcun passaggio verso un intervento di rinnovo volto a dare continuità agli obiettivi che il progetto stesso ha realizzato, ovvero,  risposte agli utenti e supporto agli Uffici.

      Rinnovo che consentirebbe, come proclamato da più parti,  una maggiore garanzia per la gestione  delle misure alternative anche in vista del loro ampliamento, come auspicato dalla Comunità Europea, ma anche dal legislatore del Dlgs n° 146/2013 recentemente convertito nella legge 10/2014. Senza dimenticare l’attuale disegno di Legge sull’ampliamento delle misure alternative che di recente è stato approvazione alla Camera  e che si trova in attuale discussione presso il Senato.

La previsione di legge che facilita l’accesso alle misure alternative è un’evidente previsione di nuovo, articolato e più complesso lavoro per gli Assistenti Sociali, attivi presso gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna. 

          La motivazione che ci spinge a scrivere questo documento deriva dalla necessità di rendere nota la nostra esperienza rappresentando la validità del lavoro svolto con dedizione ed impegno, ma  anche contribuendo a delineare quanto resta e resterà ancora da fare, auspicando che ciò consenta di sensibilizzare  gli Organi decisionali perché si pronuncino direzione di una riconferma del progetto in modo tale da non far disperdere il considerevole impegno professionale impegnato fin qui “sul campo”.

                Impegno al quale attribuiamo un grande valore in termini di crescita professionale perseguito da tutti i soggetti coinvolti nel progetto M.A.S.T.E.R..

           Il rinnovo del progetto  permetterebbe agli Uffici E.P.E.,nei quali  abbiamo investito professionalità, entusiasmo, energia, di essere materialmente sostenuti rispetto all’indefinito carico di lavoro e  di poter garantire un contributo a fronte dell’elevato numero di modifiche e di innovazioni legislative che porteranno agli Uffici E.P.E. all’aumento dei condannati  da seguire sul territorio Italiano. 

Inoltre, la formazione che durante il corso di questi due anni di collaborazione, noi Esperte in Servizio Sociale, abbiamo acquisito nello specifico settore dell’ Esecuzione Penale  auspichiamo  non venga cestinata come tristemente avviene spesso nella nostra ben amata terra per ricominciare con nuovo personale da cui ripartire da zero.

 Sperando  che non si abbia un’inversione di rotta riportando gli Uffici nella situazione di partenza, definita dalla stessa Amministrazione Penitenziaria,  “di grave carenza” ci auguriamo di trovare sostegno e di poter contare nel Vs appoggio per l’accoglienza delle considerazioni esposte., evidenziando, infine, che la prossima scadenza contrattuale è prevista per il  30 giugno 2014.

Cordiali Saluti 

Lì 06/05/2014

Esperti Assistenti Sociali M.A.S.T.E.R. OPERANTI NEI SEGUENTI UFFICI E.P.E.                                                                              

CAMPANIA, T0SCANA, PIEMONTE, BASILICATA, EMILIA ROMAGNA, LAZIO, LIGURIA, LOMBARDIA,  MARCHE, PUGLIA, SARDEGNA, UMBRIA, TRIVENETO



[1] "M.A.S.T.E.R. - Mantenimento e l’Accrescimento degli Standard Trattamentali E di Reinserimento": http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_11_1.wp?previsiousPage=mg_16_1&contentId=SPR655335

Lettera al Ministero della Giustizia su Messa alla Prova

Roma, 4 giugno 2014
Al Capo di Gabinetto
dell'On. Ministro della Giustizia
Presidente Giovanni Melillo

Le scriventi OO.SS chiedono con urgenza un incontro sulle problematiche relative al settore dell'Esecuzione penale esterna in relazione alla nuova normativa sulla misura della messa alla prova.
Infatti alla recente approvazione della norma non ci risulta corrispondano quegli interventi organizzativi richiesti da tempo per potenziare il sistema dell’esecuzione penale esterna, contesto istituzionale cui è affidato il compito di applicazione della norma in questione.
Un compito delicato e complesso che fin da subito sta comportando significative e numerose problematiche organizzative ed operative, che mai affrontate né risolte nel corso degli anni, rischiano di compromettere la piena attuazione della norma.
Pertanto riteniamo indifferibile un confronto sulla questione per evitare che si arrivi alla paralisi dell'intero sistema dell'esecuzione penale esterna.
FP CGIL Cisl FP UilPa
Lamonica Marra Amoroso

Documento del coordinamento penitenziari FPCGIL su misura della messa alla prova e situazione UEPE

 
                                                     
          Dopo anni di costante e pressante enfatizzazione del problema "sicurezza" e di strumentalizzazione del carcere come unica risposta  ai problemi della devianza e della nostra società, abbiamo salutato con soddisfazione il cambiamento delle politiche in materia di esecuzione della pena che ha visto potenziare le misure alternative al carcere e le sanzioni sostitutive.
         Purtroppo constatiamo che a tali innovazioni, dettate dalle recenti normative, l'ultima in termini temporali è la legge 67 del 28 aprile 2014, non corrispondono ad oggi quegli interventi amministrativi ed organizzativi richiesti da tempo e atti a potenziare e a valorizzare  il sistema dell'esecuzione penale esterna, contesto istituzionale   cui  è affidato il compito di applicazione della norma in questione.
         Un compito delicato e complesso che fin da subito negli Uffici EPE sta comportando evidenziandole ulteriormente, significative e numerose problematiche gestionali, organizzative  ed operative, che mai affrontate né risolte nel corso degli anni, rischiano di compromettere la piena attuazione della norma e soprattutto di paralizzare l'intero sistema dell'esecuzione penale esterna.
         In questa fase di profonda e significativa  innovazione del sistema penale, tutte le professionalità del settore (assistenti sociali, personale tecnico-amministrativo e dirigenti uepe) stanno rappresentando forti preoccupazioni riguardo la  tenuta del sistema  che risente di anni di mortificante  ed assordante silenzio da parte dell'amministrazione  penitenziaria incapace di offrire risposte alle innumerevoli richieste di riorganizzazione  e di valorizzazione del sistema che allo stato sembra destinato ad un inesorabile declino.  
         Ci aspettavamo che almeno questa volta, in virtù  di tali recenti scelte l'amministrazione penitenziaria contestualmente procedesse, come previsto dall'art. 7 della legge in questione, ad un potenziamento delle risorse professionali e strumentali  dell'Area Penale Esterna, settore strategico per la realizzazione di quelle politiche.
         Assistiamo invece ancora una volta all'assenza totale di un progetto organico di riforma strutturale del sistema  e  all'annuncio di previsti ulteriori  tagli delle dotazioni organiche che per il settore, già fortemente provato dalla grave carenza di organico (ca.1000 unità ), dalla mancanza di turn-over e di assunzioni (le ultime risalgono a oltre dieci anni fa), risulterebbero devastanti.
         Abbiamo visto in questi ultimi anni ridurre inoltre a pochissime unità il numero dei  dirigenti U.E.P.E (uffici di esecuzione penale esterna) e avvicendarsi  alla Direzione Generale  Esecuzione Penale  Esterna dirigenti prossimi al pensionamento e privi di un' adeguata conoscenza delle peculiarità tecniche e organizzative specifiche del settore .
         Abbiamo visto interrompere il processo di decentramento degli U.E.P.E sul territorio  e  collocare  alcuni Uffici presso gli  Istituti di pena,  in netto contrasto con la previsione normativa che li ha voluti ubicare distintamente  sia dal carcere che dagli Uffici giudiziari.
         Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna  hanno acquisito in questi ultimi tempi  sempre maggiori  competenze in ordine  agli  interventi  da svolgere nei confronti dei condannati  e, diversamente dagli altri  soggetti che costituiscono il  sistema dell'esecuzione penale (Istituti penitenziari e Uffici di Sorveglianza), svolgono le loro funzioni non esclusivamente nella propria sede. Infatti la peculiarità istituzionale richiesta agli U.E.P.E  è quella della prossimità all'utenza  e alle articolazioni del territorio  per progettare e realizzare il trattamento  dei condannati ammessi alle misure alternative alla carcerazione.
         L'introduzione della "messa alla prova per gli adulti" non smentisce questo orientamento, anzi, lo incrementa e lo rafforza. Ci chiediamo e chiediamo quindi, perché  non è stato previsto di rinforzare gli organici degli UEPE?
Ribadiamo, infine,  quanto già espresso, ovvero che tali riforme innovative nel nostro sistema penale sono assolutamente  necessarie per riportare il paese ad un livello di civiltà e di legalità al pari di altri stati europei ma gli atti necessari alla loro piena attuazione  non si possono improvvisare né possono essere a costo zero anzi alcuni aspetti meriterebbero una riflessione ed una analisi più approfondita e condivisa per non inficiarne il risultato:
la valorizzazione dell'area penale esterna ed il suo potenziamento
l'ascolto del "sapere operativo"  si pensi anche alla lunga esperienza  in materia di "messa alla prova" dei colleghi degli U.S.S.M.- giustizia minorile-
la promozione dell' esecuzione penale alternativa al carcere presso i cittadini e le articolazioni degli enti locali che non può essere realizzata in  solitudine dagli  operatori degli U.E.P.E.  con i pochi mezzi messi a disposizione dall'Amministrazione Penitenziaria
l'unificazione e la razionalizzazione delle convenzioni con gli Enti Locali per il Lavoro di Pubblica Utilità,  per evitare che il rischio che questo tipo di sanzione non si trasformi in onere anziché opportunità per la comunità locale  
la stanziamento di risorse per l'istituzione di Servizi rivolti alle vittime del reato e per lo sviluppo della mediazione penale affinché possano costruire insieme agli U.E.P.E il percorso di riparazione del danno  previsto dalla messa alla prova.
  

 Per noi e per chi lavora  in prima linea  nel contesto  è forte la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un momento decisivo per il futuro del nostro sistema penale; pertanto alla urgente  richiesta di adeguare le risorse umane e strumentali necessarie alla realizzazione del progetto in questione chiediamo  sulle questione esposte un opportuno confronto  al fine di dare il giusto spazio al  sapere operativo  dei lavoratori  nel processo di riforma del  sistema dell'esecuzione della pena.
 
Il coordinamento nazionale
Penitenziari C. Ministeri